Elezioni 2014: se pure il ‘comandante’ Schettino scende in campo
Maurizio Di Fazio
Giornalista e autore
Com’è dolce naufragar in quest’atroce mare elettorale. Era nell’aria, a poppa, a prua, e nella pancia sub-politica del Paese. Pronta a spostarsi sempre da qualche altra parte. Pronta a scappare, per salvarsi la pelle, il portafogli, o un’ultima egocentrica illusione. Mai per lavarsi la coscienza sporca.
Quel che deve accadere, accade. E pazienza se Conrad e Melville, laggiù nel fondo paradisiaco dei mari, staranno gridando tutto il loro orrore.
Scende in campo, si butta a peso vivo nella scialuppa di salvataggio della politica pure il “comandante” Francesco Schettino: un uomo, un inchino.
L’ex timoniere massimo della Costa Concordia, che due anni fa naufragò in circostanze assurde non al largo ma a poche centinaia di metri dal porto dell’Isola del Giglio, e ben 32 furono i morti, comincia a studiare da statista.
E nessuno si stupisce per davvero, in questa penisola che troppe ne ha viste, culla del tragico sempre un po’ venato di comico, e viceversa.
L’imputato numero uno del Titanic all’italiana, a piede libero, anzi, liberissimo ha partecipato a un incontro pubblico nella sua Meta di Sorrento per caldeggiare l’elezione a sindaco del suo amicoGiuseppe Tito. All’appuntamento elettorale erano presenti anche il viceministro Filippo Bubbico e l’onorevole Massimo Paolucci, candidato Pd alle Europee.
Perché sì, Francesco Schettino (spavaldo come al solito, petto villoso, capello bisunto, Ray-Ban d’ordinanza, occhi verde-nulla geneticamente dimentichi di ogni abisso, bigiotteria debordante modello apolitici fine anni settanta, perversione vivente di un canone nazionale codificato già in secoli lontanissimi, da Guicciardini a Machiavelli), senza bisogno di leggere nessuna carta di navigazione politica (e il suo fiuto, si sa, è a prova di scoglio), ora starebbe guardando al partito democratico.
Il suo endorsement ha fatto rumore su Twitter. Almeno quello.
Schettino si è lamentato. “È triste assistere a continue strumentalizzazioni, dove un attestato di stima nei confronti di un amico, scevro da finalità e compagini politiche, è utilizzato a fini elettorali”.
Ma nei vocaboli e nella retorica stessa del suo lamento, si ha laconferma lapalissiana del suo imminente impegno in politica. Il politichese già lo padroneggia benissimo.
Il “comandante” ha inviato una lettera aperta di sostegno al candidato Tito: “E’ sempre stato a disposizione degli altri e della comunità, e non il contrario – scrive fieramente dal suo pulpito Schettino -. Un politico al quale non si è mai assottigliato l’entusiasmo di sentirsi utile”.
“Siamo vicini di casa, ci lega una stima reciproca” dice il candidato Tito del “comandante” Schettino.
“L’entusiasmo di Tito è contagioso, mette di buon umore, è indice di vitalità e sono sicuro che si possa assistere a un miglioramento della qualità della vita e dei servizi offerti, una meta da raggiungere per la nostra Meta di Sorrento” scrive ancora il “comandante” del candidato.
“E’ un eroe, lasciatelo in pace” disse un giorno il candidato del “comandante”.
Anzi lasciamolo darsi alla politica in pace, al “comandante” Francesco Schettino. E magari affidiamogli pure, un giorno, il comando del governo. Fa’ che proprio lui indovini la rotta giusta per l’Italia. Tanto di navi che (lentamente) affondano se ne intende.
Com’è dolce naufragar in quest’atroce mare elettorale. Era nell’aria, a poppa, a prua, e nella pancia sub-politica del Paese. Pronta a spostarsi sempre da qualche altra parte. Pronta a scappare, per salvarsi la pelle, il portafogli, o un’ultima egocentrica illusione. Mai per lavarsi la coscienza sporca.
Quel che deve accadere, accade. E pazienza se Conrad e Melville, laggiù nel fondo paradisiaco dei mari, staranno gridando tutto il loro orrore.
Scende in campo, si butta a peso vivo nella scialuppa di salvataggio della politica pure il “comandante” Francesco Schettino: un uomo, un inchino.
L’ex timoniere massimo della Costa Concordia, che due anni fa naufragò in circostanze assurde non al largo ma a poche centinaia di metri dal porto dell’Isola del Giglio, e ben 32 furono i morti, comincia a studiare da statista.
E nessuno si stupisce per davvero, in questa penisola che troppe ne ha viste, culla del tragico sempre un po’ venato di comico, e viceversa.
L’imputato numero uno del Titanic all’italiana, a piede libero, anzi, liberissimo ha partecipato a un incontro pubblico nella sua Meta di Sorrento per caldeggiare l’elezione a sindaco del suo amicoGiuseppe Tito. All’appuntamento elettorale erano presenti anche il viceministro Filippo Bubbico e l’onorevole Massimo Paolucci, candidato Pd alle Europee.
Perché sì, Francesco Schettino (spavaldo come al solito, petto villoso, capello bisunto, Ray-Ban d’ordinanza, occhi verde-nulla geneticamente dimentichi di ogni abisso, bigiotteria debordante modello apolitici fine anni settanta, perversione vivente di un canone nazionale codificato già in secoli lontanissimi, da Guicciardini a Machiavelli), senza bisogno di leggere nessuna carta di navigazione politica (e il suo fiuto, si sa, è a prova di scoglio), ora starebbe guardando al partito democratico.
Il suo endorsement ha fatto rumore su Twitter. Almeno quello.
Schettino si è lamentato. “È triste assistere a continue strumentalizzazioni, dove un attestato di stima nei confronti di un amico, scevro da finalità e compagini politiche, è utilizzato a fini elettorali”.
Ma nei vocaboli e nella retorica stessa del suo lamento, si ha laconferma lapalissiana del suo imminente impegno in politica. Il politichese già lo padroneggia benissimo.
Il “comandante” ha inviato una lettera aperta di sostegno al candidato Tito: “E’ sempre stato a disposizione degli altri e della comunità, e non il contrario – scrive fieramente dal suo pulpito Schettino -. Un politico al quale non si è mai assottigliato l’entusiasmo di sentirsi utile”.
“Siamo vicini di casa, ci lega una stima reciproca” dice il candidato Tito del “comandante” Schettino.
“L’entusiasmo di Tito è contagioso, mette di buon umore, è indice di vitalità e sono sicuro che si possa assistere a un miglioramento della qualità della vita e dei servizi offerti, una meta da raggiungere per la nostra Meta di Sorrento” scrive ancora il “comandante” del candidato.
“E’ un eroe, lasciatelo in pace” disse un giorno il candidato del “comandante”.
Anzi lasciamolo darsi alla politica in pace, al “comandante” Francesco Schettino. E magari affidiamogli pure, un giorno, il comando del governo. Fa’ che proprio lui indovini la rotta giusta per l’Italia. Tanto di navi che (lentamente) affondano se ne intende.
Amministrative 2014, a Meta di Sorrento vince Giuseppe Tito, candidato sponsorizzato Schettino
All'esordio del voto l'ex comandante della Costa Concordia aveva fatto un appello a votare l'amico che all'indomani dell'incidente all'Isola del Giglio lo aveva definito "un eroe". Diventa primo cittadino per 100 voti
A Meta di Sorrento, il paese di Francesco Schettino, vince il candidato sindaco sponsorizzato dal comandante della Costa Concordia e del naufragio sull’Isola del Giglio. Con appena 100 voti circa di vantaggio trionfa a sorpresa Giuseppe Tito, esponente storico del Pd, buon amico del consigliere regionale democratAntonio Amato, animatore di iniziative elettorali con la partecipazione del sottosegretario Pd Filippo Bubbico e del neo europarlamentare Pd Massimo Paolucci.
E proprio a uno di questi appuntamenti – ironia della sorte, sulla sicurezza dei trasporti – si è palesato anche Schettino: in buona forma, abbronzato, sorridente, fotografato a stringere la mano a Tito e a Bubbico. I cronisti di buona memoria hanno ricordato una dichiarazione di Tito pochi giorni dopo il naufragio della Concordia: “Schettino? Un eroe, ha salvato centinaia di vite”.
I due sono amici e si stimano. Così un blog, Politica in Penisola del giornalista Vincenzo Califano, ha pubblicato in esclusiva l’appello di Schettino a votare Tito. “In Tito non si è mai assottigliato l’entusiasmo di sentirsi utile, lo ricordo sempre presente, dove la sola gratificazione è stata l’elemento trainante della sua irrefrenabile attività del sapersi mettere a disposizione degli altri. Un giovane al servizio della comunità, e non il contrario, un concetto pratico da lui sempre applicato con entusiasmo, che dovrebbe prescindere da ogni colorazione politica e trovare puntuale riscontro nei ricordi di chiunque con onestà rivolge un pensiero al passato. Colgo l’occasione per esprimere a tutti i Metesi indistintamente la mia sincera gratitudine per l’affetto dimostratomi in questi due anni, allo stesso modo non posso esimermi dal sottolineare le doti umane, che ho avuto modo di riscontrare personalmente in Giuseppe Tito”.
La notizia, ripresa da ‘Il Fatto Quotidiano’, ha fatto il giro del mondo. Bubbico ha preso le distanze: “Non l’avevo riconosciuto, chiedo scusa alle famiglie delle 32 vittime”. Tito, sollecitato dai vertici nazionali del Pd, ha dovuto pronunciare una pubblica dichiarazione di ‘disconoscimento’ dell’appoggio di Schettino. Ma chi risiede qui sa che è stato solo un gioco delle parti. E chissà, forse proprio l’appello del comandante della Concordia ha scavato quelle poche decine di voti che hanno regalato la vittoria a Tito. Perché Schettino a Meta di Sorrento è ancora benvoluto, amato e protetto dalla comunità locale. Che forse non lo considera un eroe, ma non lo ha mai abbandonato.
All'esordio del voto l'ex comandante della Costa Concordia aveva fatto un appello a votare l'amico che all'indomani dell'incidente all'Isola del Giglio lo aveva definito "un eroe". Diventa primo cittadino per 100 voti
A Meta di Sorrento, il paese di Francesco Schettino, vince il candidato sindaco sponsorizzato dal comandante della Costa Concordia e del naufragio sull’Isola del Giglio. Con appena 100 voti circa di vantaggio trionfa a sorpresa Giuseppe Tito, esponente storico del Pd, buon amico del consigliere regionale democratAntonio Amato, animatore di iniziative elettorali con la partecipazione del sottosegretario Pd Filippo Bubbico e del neo europarlamentare Pd Massimo Paolucci.
E proprio a uno di questi appuntamenti – ironia della sorte, sulla sicurezza dei trasporti – si è palesato anche Schettino: in buona forma, abbronzato, sorridente, fotografato a stringere la mano a Tito e a Bubbico. I cronisti di buona memoria hanno ricordato una dichiarazione di Tito pochi giorni dopo il naufragio della Concordia: “Schettino? Un eroe, ha salvato centinaia di vite”.
I due sono amici e si stimano. Così un blog, Politica in Penisola del giornalista Vincenzo Califano, ha pubblicato in esclusiva l’appello di Schettino a votare Tito. “In Tito non si è mai assottigliato l’entusiasmo di sentirsi utile, lo ricordo sempre presente, dove la sola gratificazione è stata l’elemento trainante della sua irrefrenabile attività del sapersi mettere a disposizione degli altri. Un giovane al servizio della comunità, e non il contrario, un concetto pratico da lui sempre applicato con entusiasmo, che dovrebbe prescindere da ogni colorazione politica e trovare puntuale riscontro nei ricordi di chiunque con onestà rivolge un pensiero al passato. Colgo l’occasione per esprimere a tutti i Metesi indistintamente la mia sincera gratitudine per l’affetto dimostratomi in questi due anni, allo stesso modo non posso esimermi dal sottolineare le doti umane, che ho avuto modo di riscontrare personalmente in Giuseppe Tito”.
La notizia, ripresa da ‘Il Fatto Quotidiano’, ha fatto il giro del mondo. Bubbico ha preso le distanze: “Non l’avevo riconosciuto, chiedo scusa alle famiglie delle 32 vittime”. Tito, sollecitato dai vertici nazionali del Pd, ha dovuto pronunciare una pubblica dichiarazione di ‘disconoscimento’ dell’appoggio di Schettino. Ma chi risiede qui sa che è stato solo un gioco delle parti. E chissà, forse proprio l’appello del comandante della Concordia ha scavato quelle poche decine di voti che hanno regalato la vittoria a Tito. Perché Schettino a Meta di Sorrento è ancora benvoluto, amato e protetto dalla comunità locale. Che forse non lo considera un eroe, ma non lo ha mai abbandonato.
Ma quant'è credibile un Paese che fa parlare Schettino all'Università? ( e lo lascia libero e tranquillo)...
Ci
mancava solo il «prof.» Schettino. O, più precisamente, il
«testimone»: non in un’aula di tribunale, ma chiamato, in quanto
«esperto», a parlare all’interno di un master di Scienze
criminologiche dell’Università La Sapienza diretto da Vincenzo
Mastronardi. Che si è giustificato mediante delle «scuse
patetiche», afferma l’infuriata nota ufficiale del rettore
dell’ateneo romano, e ha innescato col suo invito una querelle
esplosiva.
Dunque,
pur con tutti i distinguo del caso – il «comandante» non è stato
ancora condannato in via definitiva; non si è trattato di una lectio
magistralis (e, per l’appunto, maestro «de che»?, verrebbe,
tristemente, da commentare); inoltre l’incontro seminariale si è
svolto in una sede non appartenente all’università (bensì, ma qui
si apre un altro fronte, e un ulteriore problema, all’Aeronautica
militare) – la vicenda resta estremamente discutibile. Anzi, assai
grave. Per giunta, come se il tutto non fosse già abbastanza
surreale (ma la realtà di questo nostro Paese ci ha ormai abituati
al superamento di ogni più sfrenata fantasia), come da programma del
seminario (aperto non a caso a tutti), l’intervento di Francesco
Schettino verteva sulla «gestione del controllo del panico» (sic!);
già, proprio lui, quello a cui rimarranno verosimilmente sempre
appiccicate, come una vile etichetta grottesca, le urla (sue)
«Madonna ch’aggio combinate» e quelle, di rimando, dell’ufficiale
Gregorio De Falco «Torni subito a bordo, c…!».
Naturalmente
ci sarà qualche «cattivista» pronto a sostenere che il «povero»
capitano Schettino rappresenta ormai un capro espiatorio, se non il
bersaglio di qualche malintesa forma di cattiva coscienza nazionale.
E che anche questo episodio della sua partecipazione al master
organizzato dallo psichiatra Mastronardi (che ha fatto insorgere
anche il ministro dell’Istruzione e il procuratore capo di
Grosseto) sia stato «ingigantito» e artefatto da quell’universo
dei social network – motori della campagna di (sacrosanta)
indignazione – nel quale, a volte, si rischia di perdere un po’
il contorno e la consapevolezza dell’esattezza dei fatti. Ma il
punto è che stiamo discutendo – oltre che del dolore dei familiari
delle vittime del naufragio della Concordia – proprio del piano
dell’immaginario e della dimensione simbolica. A cui peraltro,
giustappunto, data la sua marcata propensione social – tra
recentissime feste biancovestito a Ischia in qualità di «ospite
d’onore» e voci (poi smentite) su una candidatura (o
auto-candidatura) al reality show l’Isola dei famosi – il sig.
Schettino risulta alquanto sensibile. Ecco perché non si vede alcuna
ragione per la quale questa sua inclinazione presenzialista debba
venire assecondata, quando invece – e in attesa che la giustizia
completi il suo iter – farebbe decisamente meglio a starsene in
silenzio e a meditare sulle proprie responsabilità in una vicenda
che ha fatto scatenare i detrattori del nostro Paese all’estero (e
tutti sappiamo quanto delicata sia, per mille ragioni, la questione
della nostra credibilità internazionale).
Sempre
che qualcuno non confonda la libertà accademica con la
rivendicazione spasmodica del warholiano quarto d’ora di celebrità.
Di cui, in negativo (di più, in maniera tragica), si rivela
manifestazione proprio questa famelica e instancabile famosità del
«comandante» (a proposito, il grado è destinato a rimanere per la
vita, oppure non meriterebbe anch’esso un’approfondita
riflessione?). Capitano, sì, ma di quella egemonia sottoculturale
che, malauguratamente, non conosce mai ritirate, né vacanze…
Isola dei Famosi: anche Francesco Schettino nel cast? Arriva la smentita
La
notizia su una possibile partecipazione di Francesco Schettino al
reality L’Isola dei Famosi 10, come diffuso dal settimanale Di Più,
è stata prontamente smentita in modo ufficiale: ecco le parole del
suo legale.
Stiamo valutando la possibilità di avviare un’iniziativa legale nei confronti di un noto settimanale (e del suo direttore) che ha, arbitrariamente e senza alcun fondamento, pubblicato con grande enfasi la notizia di una probabile partecipazione al reality “L’Isola dei Famosi”. Chiediamo, altresì, che la privacy del comandante Schettino venga pienamente rispettata.
Francesco Schettino, l’ex
comandante della Costa Concordia, la nave da crociera naufragata
tragicamente nel gennaio del 2012 e che ha causato la morte di oltre
30 persone torna a far parlare di sé. In realtà proprio qualche
giorno fa, in occasione dell’ultima traversata della Concordia fino
al porto di Genova aveva fatto discutere in seguito ad alcune sue
dichiarazioni nel corso delle quali, tra un party ed un’ospitata
prontamente paparazzata aveva elogiato la sua decisione di “lasciarla
adagiare (la Costa Concordia, ndB) sul basso fondale anziché correre
il rischio che potesse inabissarsi al largo”.
Ma perché ora si parla
di Schettino in riferimento al piccolo schermo?
L’indiscrezione che
stiamo per darvi proviene dal settimanale Di Più ed è da prendere
con le pinze più di ogni altro gossip del momento: secondo il
settimanale Francesco Schettino potrebbe essere uno dei protagonisti
della prossima edizione del reality show L’Isola
dei Famosi targato Mediaset. Si
tratta solo di una bufala o realmente ci sarebbero i presupposti
affinché l’ex comandante della Concordia possa approdare sul
piccolo schermo come discusso protagonista del reality giunto alla
sua decima edizione?
Ovviamente noi ci
auguriamo che l’indiscrezione riportata dal settimanale sia solo
una voce infondata se non altro per le critiche che lo stesso
programma, che sarà rilanciato proprio dall’ammiraglia Mediaset,
potrebbe ricevere nonostante per la stessa rete del Biscione potrebbe
rappresentare comunque una bella mossa per far parlare dell’Isola
dopo oltre due anni di assenza.
Schettino,
scintille in aula con De Falco
"Telefonata sprezzante e
provocatoria"
Al
Teatro Moderno testimonia l'ufficiale della Capitaneria di porto di
Livorno che la notte del 13 gennaio 2012 esortò il comandante a
risalire sulla nave "Ci dissero della falla solo dopo molti
contatti". Insieme per la prima volta nel tribunale dove fanno
risentire la telefonata del "Torni a bordo, c..."
Grosseto -
Si sono incontrati per la prima volta dentro l'aula del tribunale di
Grosseto. Il comandante della Costa Concordia Francesco Schettino e
il comandante della Capitaneria di Livorno Gregorio De Falco. I loro
sguardi sono rimasti però distanti, uno seduto sul banco degli
imputati l'altro sul palco accanto ai giudici, come testimone. Due
mondi lontanissimi e inconciliabili. De Falco si presenta con una
valigetta marrone lucidata, la appoggia sul tavolo e tira fuori fogli
e relazioni. "Posso consultare questi per essere più preciso?"
dirà ogni tanto quando pensa che la memoria possa tradire una
risposta meno puntuale del solito. I giudici acconsentono e comincia
così la ricostruzione della notte del 13 gennaio 2012 visti con gli
occhi dell'uomo che da Livorno strapazzava con veemenza il capitano
Schettino: "Torni a bordo, cazzo" e quell'altro che
probabilmente sotto shock per il disastro combinato, balbettava
risposte quasi in uno stato confusionale.
De Falco ha resto la testimonianza che i pm si aspettavano: lucida, precisa nella ricostruzione degli orari e delle telefonate di quella notte. Il piglio deciso che l'Italia aveva già imparato a conoscere da quel celebre ordine impartito nei momenti tragici del naufragio: "Torni a bordo, comandante io le ordino di tornare a bordo. Ha capito?". Quando risente l'audio della conversazione Francesco Schettino abbassa lo sguardo agitando un foglio scritto che tiene in mano. In aula sono state fatte ascoltare le numerose chiamate fra Capitaneria e nave, in un crescendo di tensione e preoccupazione.
A sera, in chiusura dell'udienza, Schettino decide di fare una dichiarazione spontanea ed è un attacco diretto a De Falco: "Nella telefonata che oserei definire tristemente famosa, ho cercato di stabilire in tutti i modi un dialogo propositivo e collaborativo col comandante De Falco privilegiando la sostanza della comunicazione ma notavo, meravigliandomi, la perdita dell'autocontrollo". Insomma Schettino reagisce: "De Falco mi diceva richieste impossibili da realizzare" e "dava ordini perentori espressi con tono sprezzante" ha detto Schettino leggendo un testo. Comunque "ero disponibile a interpretare le sue richieste" e "pronto ad essere utile e non cadere in quelle che ho considerato essere inutili provocazioni in quella situazione drammatica mentre lui stava a 140 km di distanza". E conclude: "La telefonata stessa non ha cambiato il corso degli eventi, non ha fatto altro che diventare un simbolo negativo per il comandante della Costa Concordia, per le capitanerie di porto e per l'Italia intera", ha concluso Schettino.
L'audio De Falco-Schettino, "Torni a bordo, c....!"
Di tutt'altro tenore la testimonianza di De Falco: "Mentre dalla nave ci davano rassicurazioni sulla situazione a bordo, i carabinieri di Prato ci avevano avvisato della telefonata di una parente di una passeggera secondo cui la nave era al buio, erano stati fatti indossare i giubbotti di salvataggio, erano caduti oggetti e suppellettili - dice De Falco sul banco dei testimoni - circostanze non coerenti con quanto dichiarato dalla nave". "Questo ci fece pensare che la situazione era più grave" e "nessuno dalla Concordia aveva ancora chiamato per chiedere soccorso".
Nei primi contatti via radio, poco dopo le 22, la Costa Concordia aveva detto alla capitaneria di avere un black out e che sarebbe rimasta al Giglio per verificare l'avaria. Ma nessuno allora parlò di falla.
De Falco ha raggiunto in mattinata l'aula di tribunale ricavata nel Teatro Moderno di Grosseto, è stato fatto accomodare nella saletta per i testimoni ed è salito sul banco dei testimoni verso le 12.30. Il processo era ripreso con la testimonianza dell'ammiraglio Ilarione Dell'Anna, che all'epoca era a capo della Direzione marittima di Livorno. Dalla Costa Concordia ammisero la falla solo venendo contattati più volte da terra, in particolare dalla capitaneria di Livorno, spiega De Falco ricordando che "alle 22.38 (l'urto è delle 21.45, ndr) la nave dà il segnale di distress. Chiamo io la nave perchè non convince la situazione di apparente tranquillità che loro dichiaravano. A seguito di questo ammettono che c'è una falla e non un semplice black out, così possiamo inviare motovedette ed elicotteri" di soccorso. Con De Falco la procura ha fatto ascoltare gli audio di quella notte.
In una telefonata fatta ascoltare in aula De Falco chiede a Schettino quanti passeggeri ci sono ancora a bordo della nave. E Schettino: "Non lo so, mi trovo sulla lancia, credo massimo una decina di persone sull'altro lato". Ma alla capitaneria risultavano almeno in in quella fase almeno 2-300 persone ancora a bordo. Sono mezzanotte e 28. Ancora De Falco: "Quanti coordinano lo sbarco? Lei dove si trova?". E Schettino: "La nave è giù a 90 gradi, sono su una scialuppa tra la nave e terra". "Comandante: quante persone vede in acqua? Ci sono donne, bambini? Quanti sono? Si stanno buttando in acqua?". "A bordo c'è una decina...". "Può verificare questo dato? Voglio i dati". "Io
De Falco ha resto la testimonianza che i pm si aspettavano: lucida, precisa nella ricostruzione degli orari e delle telefonate di quella notte. Il piglio deciso che l'Italia aveva già imparato a conoscere da quel celebre ordine impartito nei momenti tragici del naufragio: "Torni a bordo, comandante io le ordino di tornare a bordo. Ha capito?". Quando risente l'audio della conversazione Francesco Schettino abbassa lo sguardo agitando un foglio scritto che tiene in mano. In aula sono state fatte ascoltare le numerose chiamate fra Capitaneria e nave, in un crescendo di tensione e preoccupazione.
A sera, in chiusura dell'udienza, Schettino decide di fare una dichiarazione spontanea ed è un attacco diretto a De Falco: "Nella telefonata che oserei definire tristemente famosa, ho cercato di stabilire in tutti i modi un dialogo propositivo e collaborativo col comandante De Falco privilegiando la sostanza della comunicazione ma notavo, meravigliandomi, la perdita dell'autocontrollo". Insomma Schettino reagisce: "De Falco mi diceva richieste impossibili da realizzare" e "dava ordini perentori espressi con tono sprezzante" ha detto Schettino leggendo un testo. Comunque "ero disponibile a interpretare le sue richieste" e "pronto ad essere utile e non cadere in quelle che ho considerato essere inutili provocazioni in quella situazione drammatica mentre lui stava a 140 km di distanza". E conclude: "La telefonata stessa non ha cambiato il corso degli eventi, non ha fatto altro che diventare un simbolo negativo per il comandante della Costa Concordia, per le capitanerie di porto e per l'Italia intera", ha concluso Schettino.
L'audio De Falco-Schettino, "Torni a bordo, c....!"
Di tutt'altro tenore la testimonianza di De Falco: "Mentre dalla nave ci davano rassicurazioni sulla situazione a bordo, i carabinieri di Prato ci avevano avvisato della telefonata di una parente di una passeggera secondo cui la nave era al buio, erano stati fatti indossare i giubbotti di salvataggio, erano caduti oggetti e suppellettili - dice De Falco sul banco dei testimoni - circostanze non coerenti con quanto dichiarato dalla nave". "Questo ci fece pensare che la situazione era più grave" e "nessuno dalla Concordia aveva ancora chiamato per chiedere soccorso".
Nei primi contatti via radio, poco dopo le 22, la Costa Concordia aveva detto alla capitaneria di avere un black out e che sarebbe rimasta al Giglio per verificare l'avaria. Ma nessuno allora parlò di falla.
De Falco ha raggiunto in mattinata l'aula di tribunale ricavata nel Teatro Moderno di Grosseto, è stato fatto accomodare nella saletta per i testimoni ed è salito sul banco dei testimoni verso le 12.30. Il processo era ripreso con la testimonianza dell'ammiraglio Ilarione Dell'Anna, che all'epoca era a capo della Direzione marittima di Livorno. Dalla Costa Concordia ammisero la falla solo venendo contattati più volte da terra, in particolare dalla capitaneria di Livorno, spiega De Falco ricordando che "alle 22.38 (l'urto è delle 21.45, ndr) la nave dà il segnale di distress. Chiamo io la nave perchè non convince la situazione di apparente tranquillità che loro dichiaravano. A seguito di questo ammettono che c'è una falla e non un semplice black out, così possiamo inviare motovedette ed elicotteri" di soccorso. Con De Falco la procura ha fatto ascoltare gli audio di quella notte.
In una telefonata fatta ascoltare in aula De Falco chiede a Schettino quanti passeggeri ci sono ancora a bordo della nave. E Schettino: "Non lo so, mi trovo sulla lancia, credo massimo una decina di persone sull'altro lato". Ma alla capitaneria risultavano almeno in in quella fase almeno 2-300 persone ancora a bordo. Sono mezzanotte e 28. Ancora De Falco: "Quanti coordinano lo sbarco? Lei dove si trova?". E Schettino: "La nave è giù a 90 gradi, sono su una scialuppa tra la nave e terra". "Comandante: quante persone vede in acqua? Ci sono donne, bambini? Quanti sono? Si stanno buttando in acqua?". "A bordo c'è una decina...". "Può verificare questo dato? Voglio i dati". "Io
chiesi
quante persone c'erano a bordo, ha detto oggi De Falco, insistevo ma
il comandante non mi sapeva dare le risposte".
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