Cerca nel blog

Pagine

lunedì 29 dicembre 2014

CONCORDIA: SCHETTINO LIBERO PER IL PD.

Elezioni 2014: se pure il ‘comandante’ Schettino scende in campo


Maurizio Di Fazio
Giornalista e autore


Processo Costa Concordia, l'udienza di Lunedì 12 MaggioCom’è dolce naufragar in quest’atroce mare elettorale. Era nell’aria, a poppa, a prua, e nella pancia sub-politica del Paese. Pronta a spostarsi sempre da qualche altra parte. Pronta a scappare, per salvarsi la pelle, il portafogli, o un’ultima egocentrica illusione. Mai per lavarsi la coscienza sporca.
Quel che deve accadere, accade. E pazienza se Conrad e Melville, laggiù nel fondo paradisiaco dei mari, staranno gridando tutto il loro orrore.
Scende in campo, si butta a peso vivo nella scialuppa di salvataggio della politica pure il “comandante” Francesco Schettino: un uomo, un inchino.
L’ex timoniere massimo della Costa Concordia, che due anni fa naufragò in circostanze assurde non al largo ma a poche centinaia di metri dal porto dell’Isola del Giglio, e ben 32 furono i morti, comincia a studiare da statista.
E nessuno si stupisce per davvero, in questa penisola che troppe ne ha viste, culla del tragico sempre un po’ venato di comico, e viceversa.
L’imputato numero uno del Titanic all’italiana, a piede libero, anzi, liberissimo ha partecipato a un incontro pubblico nella sua Meta di Sorrento per caldeggiare l’elezione a sindaco del suo amicoGiuseppe Tito. All’appuntamento elettorale erano presenti anche il viceministro Filippo Bubbico e l’onorevole Massimo Paolucci, candidato Pd alle Europee.
Perché sì, Francesco Schettino (spavaldo come al solito, petto villoso, capello bisunto, Ray-Ban d’ordinanza, occhi verde-nulla geneticamente dimentichi di ogni abisso, bigiotteria debordante modello apolitici fine anni settanta, perversione vivente di un canone nazionale codificato già in secoli lontanissimi, da Guicciardini a Machiavelli), senza bisogno di leggere nessuna carta di navigazione politica (e il suo fiuto, si sa, è a prova di scoglio), ora starebbe guardando al partito democratico.
Il suo endorsement ha fatto rumore su Twitter. Almeno quello.
Schettino si è lamentato. “È triste assistere a continue strumentalizzazioni, dove un attestato di stima nei confronti di un amico, scevro da finalità e compagini politiche, è utilizzato a fini elettorali”.
Ma nei vocaboli e nella retorica stessa del suo lamento, si ha laconferma lapalissiana del suo imminente impegno in politica. Il politichese già lo padroneggia benissimo.
Il “comandante” ha inviato una lettera aperta di sostegno al candidato Tito: “E’ sempre stato a disposizione degli altri e della comunità, e non il contrario – scrive fieramente dal suo pulpito Schettino -. Un politico al quale non si è mai assottigliato l’entusiasmo di sentirsi utile”.
“Siamo vicini di casa, ci lega una stima reciproca” dice il candidato Tito del “comandante” Schettino.
“L’entusiasmo di Tito è contagioso, mette di buon umore, è indice di vitalità e sono sicuro che si possa assistere a un miglioramento della qualità della vita e dei servizi offerti, una meta da raggiungere per la nostra Meta di Sorrento” scrive ancora il “comandante” del candidato.
“E’ un eroe, lasciatelo in pace” disse un giorno il candidato del “comandante”.
Anzi lasciamolo darsi alla politica in pace, al “comandante” Francesco Schettino. E magari affidiamogli pure, un giorno, il comando del governo. Fa’ che proprio lui indovini la rotta giusta per l’Italia. Tanto di navi che (lentamente) affondano se ne intende.

Amministrative 2014, a Meta di Sorrento vince Giuseppe Tito, candidato sponsorizzato Schettino

Amministrative 2014, a Meta di Sorrento vince Giuseppe Tito, candidato sponsorizzato Schettino

All'esordio del voto l'ex comandante della Costa Concordia aveva fatto un appello a votare l'amico che all'indomani dell'incidente all'Isola del Giglio lo aveva definito "un eroe". Diventa primo cittadino per 100 voti


A Meta di Sorrento, il paese di Francesco Schettino, vince il candidato sindaco sponsorizzato dal comandante della Costa Concordia e del naufragio sull’Isola del Giglio. Con appena 100 voti circa di vantaggio trionfa a sorpresa Giuseppe Tito, esponente storico del Pd, buon amico del consigliere regionale democratAntonio Amato, animatore di iniziative elettorali con la partecipazione del sottosegretario Pd Filippo Bubbico e del neo europarlamentare Pd Massimo Paolucci.
E proprio a uno di questi appuntamenti – ironia della sorte, sulla sicurezza dei trasporti – si è palesato anche Schettino: in buona forma, abbronzato, sorridente, fotografato a stringere la mano a Tito e a Bubbico. I cronisti di buona memoria hanno ricordato una dichiarazione di Tito pochi giorni dopo il naufragio della Concordia: “Schettino? Un eroe, ha salvato centinaia di vite”.
I due sono amici e si stimano. Così un blog, Politica in Penisola del giornalista Vincenzo Califano, ha pubblicato in esclusiva l’appello di Schettino a votare Tito. “In Tito non si è mai assottigliato l’entusiasmo di sentirsi utile, lo ricordo sempre presente, dove la sola gratificazione è stata l’elemento trainante della sua irrefrenabile attività del sapersi mettere a disposizione degli altri. Un giovane al servizio della comunità, e non il contrario, un concetto pratico da lui sempre applicato con entusiasmo, che dovrebbe prescindere da ogni colorazione politica e trovare puntuale riscontro nei ricordi di chiunque con onestà rivolge un pensiero al passato. Colgo l’occasione per esprimere a tutti i Metesi indistintamente la mia sincera gratitudine per l’affetto dimostratomi in questi due anni, allo stesso modo non posso esimermi dal sottolineare le doti umane, che ho avuto modo di riscontrare personalmente in Giuseppe Tito”.
La notizia, ripresa da ‘Il Fatto Quotidiano’, ha fatto il giro del mondo. Bubbico ha preso le distanze: “Non l’avevo riconosciuto, chiedo scusa alle famiglie delle 32 vittime”. Tito, sollecitato dai vertici nazionali del Pd, ha dovuto pronunciare una pubblica dichiarazione di ‘disconoscimento’ dell’appoggio di Schettino. Ma chi risiede qui sa che è stato solo un gioco delle parti. E chissà, forse proprio l’appello del comandante della Concordia ha scavato quelle poche decine di voti che hanno regalato la vittoria a Tito. Perché Schettino a Meta di Sorrento è ancora benvoluto, amato e protetto dalla comunità locale. Che forse non lo considera un eroe, ma non lo ha mai abbandonato.

Ma quant'è credibile un Paese che fa parlare Schettino all'Università? ( e lo lascia libero e tranquillo)...

Ci mancava solo il «prof.» Schettino. O, più precisamente, il «testimone»: non in un’aula di tribunale, ma chiamato, in quanto «esperto», a parlare all’interno di un master di Scienze criminologiche dell’Università La Sapienza diretto da Vincenzo Mastronardi. Che si è giustificato mediante delle «scuse patetiche», afferma l’infuriata nota ufficiale del rettore dell’ateneo romano, e ha innescato col suo invito una querelle esplosiva.
È l’ultima puntata di una «saga» avvilente e desolante.
Dunque, pur con tutti i distinguo del caso – il «comandante» non è stato ancora condannato in via definitiva; non si è trattato di una lectio magistralis (e, per l’appunto, maestro «de che»?, verrebbe, tristemente, da commentare); inoltre l’incontro seminariale si è svolto in una sede non appartenente all’università (bensì, ma qui si apre un altro fronte, e un ulteriore problema, all’Aeronautica militare) – la vicenda resta estremamente discutibile. Anzi, assai grave. Per giunta, come se il tutto non fosse già abbastanza surreale (ma la realtà di questo nostro Paese ci ha ormai abituati al superamento di ogni più sfrenata fantasia), come da programma del seminario (aperto non a caso a tutti), l’intervento di Francesco Schettino verteva sulla «gestione del controllo del panico» (sic!); già, proprio lui, quello a cui rimarranno verosimilmente sempre appiccicate, come una vile etichetta grottesca, le urla (sue) «Madonna ch’aggio combinate» e quelle, di rimando, dell’ufficiale Gregorio De Falco «Torni subito a bordo, c…!».
Naturalmente ci sarà qualche «cattivista» pronto a sostenere che il «povero» capitano Schettino rappresenta ormai un capro espiatorio, se non il bersaglio di qualche malintesa forma di cattiva coscienza nazionale. E che anche questo episodio della sua partecipazione al master organizzato dallo psichiatra Mastronardi (che ha fatto insorgere anche il ministro dell’Istruzione e il procuratore capo di Grosseto) sia stato «ingigantito» e artefatto da quell’universo dei social network – motori della campagna di (sacrosanta) indignazione – nel quale, a volte, si rischia di perdere un po’ il contorno e la consapevolezza dell’esattezza dei fatti. Ma il punto è che stiamo discutendo – oltre che del dolore dei familiari delle vittime del naufragio della Concordia – proprio del piano dell’immaginario e della dimensione simbolica. A cui peraltro, giustappunto, data la sua marcata propensione social – tra recentissime feste biancovestito a Ischia in qualità di «ospite d’onore» e voci (poi smentite) su una candidatura (o auto-candidatura) al reality show l’Isola dei famosi – il sig. Schettino risulta alquanto sensibile. Ecco perché non si vede alcuna ragione per la quale questa sua inclinazione presenzialista debba venire assecondata, quando invece – e in attesa che la giustizia completi il suo iter – farebbe decisamente meglio a starsene in silenzio e a meditare sulle proprie responsabilità in una vicenda che ha fatto scatenare i detrattori del nostro Paese all’estero (e tutti sappiamo quanto delicata sia, per mille ragioni, la questione della nostra credibilità internazionale).
Sempre che qualcuno non confonda la libertà accademica con la rivendicazione spasmodica del warholiano quarto d’ora di celebrità. Di cui, in negativo (di più, in maniera tragica), si rivela manifestazione proprio questa famelica e instancabile famosità del «comandante» (a proposito, il grado è destinato a rimanere per la vita, oppure non meriterebbe anch’esso un’approfondita riflessione?). Capitano, sì, ma di quella egemonia sottoculturale che, malauguratamente, non conosce mai ritirate, né vacanze…

Isola dei Famosi: anche Francesco Schettino nel cast? Arriva la smentita

La notizia su una possibile partecipazione di Francesco Schettino al reality L’Isola dei Famosi 10, come diffuso dal settimanale Di Più, è stata prontamente smentita in modo ufficiale: ecco le parole del suo legale.
Stiamo valutando la possibilità di avviare un’iniziativa legale nei confronti di un noto settimanale (e del suo direttore) che ha, arbitrariamente e senza alcun fondamento, pubblicato con grande enfasi la notizia di una probabile partecipazione al reality “L’Isola dei Famosi”. Chiediamo, altresì, che la privacy del comandante Schettino venga pienamente rispettata.
Francesco Schettino, l’ex comandante della Costa Concordia, la nave da crociera naufragata tragicamente nel gennaio del 2012 e che ha causato la morte di oltre 30 persone torna a far parlare di sé. In realtà proprio qualche giorno fa, in occasione dell’ultima traversata della Concordia fino al porto di Genova aveva fatto discutere in seguito ad alcune sue dichiarazioni nel corso delle quali, tra un party ed un’ospitata prontamente paparazzata aveva elogiato la sua decisione di “lasciarla adagiare (la Costa Concordia, ndB) sul basso fondale anziché correre il rischio che potesse inabissarsi al largo”.
Ma perché ora si parla di Schettino in riferimento al piccolo schermo?
L’indiscrezione che stiamo per darvi proviene dal settimanale Di Più ed è da prendere con le pinze più di ogni altro gossip del momento: secondo il settimanale Francesco Schettino potrebbe essere uno dei protagonisti della prossima edizione del reality show L’Isola dei Famosi targato Mediaset. Si tratta solo di una bufala o realmente ci sarebbero i presupposti affinché l’ex comandante della Concordia possa approdare sul piccolo schermo come discusso protagonista del reality giunto alla sua decima edizione?

Ovviamente noi ci auguriamo che l’indiscrezione riportata dal settimanale sia solo una voce infondata se non altro per le critiche che lo stesso programma, che sarà rilanciato proprio dall’ammiraglia Mediaset, potrebbe ricevere nonostante per la stessa rete del Biscione potrebbe rappresentare comunque una bella mossa per far parlare dell’Isola dopo oltre due anni di assenza.

Schettino, scintille in aula con De Falco
"Telefonata sprezzante e provocatoria"

Al Teatro Moderno testimonia l'ufficiale della Capitaneria di porto di Livorno che la notte del 13 gennaio 2012 esortò il comandante a risalire sulla nave "Ci dissero della falla solo dopo molti contatti". Insieme per la prima volta nel tribunale dove fanno risentire la telefonata del "Torni a bordo, c..."
Grosseto - Si sono incontrati per la prima volta dentro l'aula del tribunale di Grosseto. Il comandante della Costa Concordia Francesco Schettino e il comandante della Capitaneria di Livorno Gregorio De Falco. I loro sguardi sono rimasti però distanti, uno seduto sul banco degli imputati l'altro sul palco accanto ai giudici, come testimone. Due mondi lontanissimi e inconciliabili. De Falco si presenta con una valigetta marrone lucidata, la appoggia sul tavolo e tira fuori fogli e relazioni. "Posso consultare questi per essere più preciso?" dirà ogni tanto quando pensa che la memoria possa tradire una risposta meno puntuale del solito. I giudici acconsentono e comincia così la ricostruzione della notte del 13 gennaio 2012 visti con gli occhi dell'uomo che da Livorno strapazzava con veemenza il capitano Schettino: "Torni a bordo, cazzo" e quell'altro che probabilmente sotto shock per il disastro combinato, balbettava risposte quasi in uno stato confusionale. 
De Falco ha resto la testimonianza che i pm si aspettavano: lucida, precisa nella ricostruzione degli orari e delle telefonate di quella notte. Il piglio deciso che l'Italia aveva già imparato a conoscere da quel celebre ordine impartito nei momenti tragici del naufragio: "Torni a bordo, comandante io le ordino di tornare a bordo. Ha capito?". Quando risente l'audio della conversazione Francesco Schettino abbassa lo sguardo agitando un foglio scritto che tiene in mano.  In aula sono state fatte ascoltare le numerose chiamate fra Capitaneria e nave, in un crescendo di tensione e preoccupazione.
A sera, in chiusura dell'udienza, Schettino decide di fare una dichiarazione spontanea ed è un attacco diretto a De Falco: "Nella telefonata che oserei definire tristemente famosa, ho cercato di stabilire in tutti i modi un dialogo propositivo e collaborativo col comandante De Falco privilegiando la sostanza della comunicazione ma notavo, meravigliandomi, la perdita dell'autocontrollo". Insomma Schettino reagisce: "De Falco mi diceva richieste impossibili da realizzare" e "dava ordini perentori espressi con tono sprezzante" ha detto Schettino leggendo un testo. Comunque "ero disponibile a interpretare le sue richieste" e "pronto ad essere utile e non cadere in quelle che ho considerato essere inutili provocazioni in quella situazione drammatica mentre lui stava a 140 km di distanza". E conclude: "La telefonata stessa non ha cambiato il corso degli eventi, non ha fatto altro che diventare un simbolo negativo per il comandante della Costa Concordia, per le capitanerie di porto e per l'Italia intera", ha concluso Schettino. 
L'audio De Falco-Schettino, "Torni a bordo, c....!"
Di tutt'altro tenore la testimonianza di De Falco: "Mentre dalla nave ci davano rassicurazioni sulla situazione a bordo, i carabinieri di Prato ci avevano avvisato della telefonata di una parente di una passeggera secondo cui la nave era al buio, erano stati fatti indossare i giubbotti di salvataggio, erano caduti oggetti e suppellettili - dice De Falco sul banco dei testimoni -  circostanze non coerenti con quanto dichiarato dalla nave".  "Questo ci fece pensare che la situazione era più grave" e "nessuno dalla Concordia aveva ancora chiamato per chiedere soccorso".
Nei primi contatti via radio, poco dopo le 22, la Costa Concordia aveva detto alla capitaneria di avere un black out e che sarebbe rimasta al Giglio per verificare l'avaria. Ma nessuno allora parlò di falla.
De Falco ha raggiunto in mattinata l'aula di tribunale ricavata nel Teatro Moderno di Grosseto, è stato fatto accomodare nella saletta per i testimoni ed è salito sul banco dei testimoni verso le 12.30.  Il processo era ripreso con la testimonianza dell'ammiraglio Ilarione Dell'Anna, che all'epoca era a capo della Direzione marittima di Livorno. Dalla Costa Concordia ammisero la falla solo venendo contattati più volte da terra, in particolare dalla capitaneria di Livorno, spiega De Falco ricordando che "alle 22.38 (l'urto è delle 21.45, ndr) la nave dà il segnale di distress. Chiamo io la nave perchè non convince la situazione di apparente tranquillità che loro dichiaravano. A seguito di questo ammettono che c'è una falla e non un semplice black out, così possiamo inviare motovedette ed elicotteri" di soccorso. Con De Falco la procura ha fatto ascoltare gli audio di quella notte. 
In una telefonata fatta ascoltare in aula De Falco chiede a Schettino quanti passeggeri ci sono ancora a bordo della nave. E Schettino: "Non lo so, mi trovo sulla lancia, credo massimo una decina di persone sull'altro lato". Ma alla capitaneria  risultavano almeno in in quella fase almeno 2-300 persone ancora a bordo. Sono mezzanotte e 28. Ancora De Falco: "Quanti coordinano lo sbarco? Lei dove si trova?". E Schettino: "La nave è giù a 90 gradi, sono su una scialuppa tra la nave e terra". "Comandante: quante persone vede in acqua? Ci sono donne, bambini? Quanti sono? Si stanno buttando in acqua?". "A bordo c'è una decina...". "Può verificare questo dato? Voglio i dati". "Io

 chiesi quante persone c'erano a bordo, ha detto oggi De Falco, insistevo ma il comandante non mi sapeva dare le risposte".

Nessun commento:

Posta un commento