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domenica 4 gennaio 2015

Decreto Salva Roma. Arriva la super-Tasi

Via libera alla Super-Tasi. L'aliquota massima della Tasi (tributo sui servizi indivisibili) per l'anno 2014 per ciascuna tipologia di immobili può essere aumentata complessivamente fino a un massimo dello 0,8 per mille complessivo.Questo significa che può essere portata al 3,3 per mille sull'abitazione principale e all'11,4 per mille sugli altri immobili. L'aumento è stato varato per coprire le detrazioni sulla prima casa di cui hanno beneficiato le famiglie italiane nel 2012. L'incremento può essere deliberato dai Comuni a condizione che il gettito relativo sia destinato a finanziare detrazioni o altre misure relative all'abitazione principale in modo tale che gli effetti sul carico dell'imposta Tasi siano equivalenti a quelli dell'Imu prima casa. Il versamento della Tasi avviene mediante modello F24 e/o bollettino di conto corrente postale (per consentire all'Amministrazione finanziaria di disporre dei dati in tempo reale non è possibile utilizzare servizi elettronici di incasso e di pagamento interbancari e postali). Il Comune stabilisce le scadenze di pagamento della Tasi e della Tari (tassa sui rifiuti) prevedendo almeno due rate a scadenza semestrale. È consentito il pagamento in un'unica soluzione entro il 16 giugno di ciascun anno. Per compensare il mancato gettito ai Comuni dovuto alla differenza tra l'aliquota Tasi prima casa (2,5 per mille) rispetto alla aliquota Imu (4 per mille) il contributo dello Stato di 500 milioni di euro per il 2014 attribuito ai Comuni dalla legge di stabilità viene incrementato di 125 milioni di euro. Il riparto della cifra è stabilito con un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dell'Interno, secondo una metodologia condivisa con l'Anci, tenendo conto dei gettito standard ed effettivi dell'Imu e della Tasi. È eliminato il vincolo di destinazione del contributo alle detrazioni, inizialmente previsto dalla legge di stabilità.

Tempi della giustizia: Schettino e i suoi fratelli, la lezione della Corea

Tempi della giustizia: Schettino e i suoi fratelli, la lezione della Corea


Bruno Tinti
Ex magistrato, giornalista e scrittore italiano
Tra i problemi che affliggono il nostro Paese c’è il complesso di superiorità. Made in Italy siamo i migliori. Mistificazione bella e buona. Made in Italy per Ferrari, Armani e alcuni marchi di caffè è una cosa; per tutto il resto, in particolare per legislazione e servizi, siamo da sempre gli ultimi della fila. Da ora in avanti, con le riforme di Renzi & C. la discenderemo di altri numerosi gradini.
schettino interna 640
Questo pessimismo mi ha aggredito con forza leggendo una notizia proveniente dalla Sud Corea. Lì, il 14 aprile di quest’anno, c’è stato un disastro navale ancora più spaventoso di quello dellaConcordia. Il capitano della nave, credo fosse il fratello maggiore del comandante Schettino, se l’era data a gambe per primo, abbandonando tutti i passeggeri; che infatti, in mancanza di operazioni di salvataggio organizzate, sono morti quasi tutti: 304 su 476. E, l’ 11 novembre, la Corte di Gwangju lo ha condannato a 36 anni di galera; gli è andata ancora bene, il pm aveva chiesto la pena di morte. Nella Patria del Diritto, a quasi tre anni di distanza dal naufragio della Concordia (13 /1/2012), il Tribunale di Grosseto sta ancora sentendo testimoni
Che ciò avvenga per pigrizia e incapacità dei giudici mi pare poco probabile. Un po’ perché, se è vero come è vero che la durata media del processo civile italiano è di 8 anni, si dovrebbe concludere che tutti i giudici italiani sono pigri e incapaci; il che mi sembra statisticamente improbabile. Un po’ perché il Cepej (Commissione europea per l’Efficienza della Giustizia, istituzione del Consiglio d’Europa) da anni scrive nei suoi rapporti annuali che i giudici italiani sono i più bravi e produttivi d’Europa; Renzi non ha mai letto niente del genere ma, ciò nonostante, questi rapporti esistono.
Dunque, le ragioni per cui, a Gwangju, Lee Jun-Seok (è il nome dello sciagurato capitano) è stato processato in sei mesi e, a Grosseto, ancora non si sa che fine farà Schettino dipendono, con evidenza, da carenze sistemiche e non personali. Questa cosa la sanno tutti da decenni; e, da decenni, la classe politica fa finta di non saperlo e si inventa leggi che assicurino l’impunità a loro e ai loro amici e che intimidiscano o vessino i magistrati, che imparino a stare al loro posto, perbacco! In effetti, come tutti capiscono, la prescrizione breve, la non punibilità di fatto del falso in bilancio, l’ordinamento penitenziario che garantisce ai condannati a pene inferiori a 4 anni (dunque a tutti i colpevoli di corruzione, frode fiscale e truffe varie) di non andare in prigione, la responsabilità civile dei magistrati e la riduzione delle loro ferie a 15 giorni scarsi, non sono strumenti particolarmente idonei a ridurre (anche di un solo giorno) la durata dei processi. Di depenalizzazione massiccia dei reati bagatellari, di minima offensività come causa di non punibilità, di riforma delle notifiche, di abolizione di 9 memorie su 10 che gli avvocati civilisti si scambiano, per un totale di 12 mesi che si usano (si sprecano) solo per questo, di abolizione dell’Appello, non si parla affatto.
Renzi & C. potrebbero studiare un po’: anche e soprattutto il sistema sudcoreano. Scoprirebbero che, secondo il rapporto Doing business 2014 della Banca mondiale, la Corea del Sud è al settimo posto; e che questa posizione è dovuta all’efficienza dei loro Tribunali. Sempre secondo Doing Business, l’Italia si trova al 65° posto. Alla faccia del Made in Italy e della Patria del Diritto.
Il Fatto Quotidiano, 14 novembre 2014

Schettino condannato a 16 anni. No carcere: ‘Niente pericolo di fuga’

Schettino condannato a 16 anni. No carcere: ‘Niente pericolo di fuga’
Giustizia & Impunità

La pubblica accusa aveva chiesto 26 anni e 3 mesi definendo l'ex comandante della nave da crociera un “incauto idiota" e la custodia cautelare per naufragio colposo, omicidio colposo di 32 persone, lesioni colpose plurime per altre 110, abbandono di persone incapaci. Interdizione per cinque anni dal comando e niente misura cautelare: "Non c'è pericolo di fuga". L'imputato: "Combatterò sempre per dimostrare che io non ho abbandonato la Costa Concordia"
La Procura di Grosseto aveva detto che solo Dio poteva avere pietà di Francesco Schettino e quindi aveva chiesto una pena di 26 anni, i giudici invece hanno quasi dimezzato la richiesta della pubblica accusa. E così l’ex comandante è stato condannato a 16 anni di reclusione e un mese (di arresto) per il naufragio dellaCosta Concordia per cui ci furono 32 morti. L’ex comandante non era in aula per ascoltare il verdetto, dopo aver parlato e pianto questa mattina durante le dichiarazioni spontanee. Inflitta l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e cinque dal comando di una nave.
I giudici del Tribunale di Grosseto non hanno riconosciuto alcune aggravanti contestate come quella della colpa cosciente. I magistrati hanno quindi stabilito la responsabilità dell’imputato in solido con Costa per quanto riguarda i risarcimenti e hanno disposto una provvisionale di 30mila euro per almeno 110 parti civili costituite. Tra questi anche la moldava Domnica Cemortan. Disposto un risarcimento per danno di immagine alla Regione Toscana, il comune dell’Isola del Giglio e un risarcimento anche per i ministeri della Difesa e dell’Ambiente. Per Regione e comune è stata decisa una provvisionale di 300mila euro. I magistrati hanno così calcolato i sedici anni di pena: 5 anni pernaufragio colposo, 10 anni per omicidio colposoun anno per abbandono di incapaci e un mese per le mancate comunicazioni. Per tutti i reati è stato riconosciuto il vincolo della continuazione. “Combatterò sempre per dimostrare che io non ho abbandonato la Costa Concordia. Quanto al resto, aspetto di leggere le motivazioni della sentenza” ha detto Schettino “deluso” per la conferma del reato di abbandono della nave.
L’accusa aveva chiesto 26 anni per SchettinoLa pubblica accusa aveva chiesto 26 anni e 3 mesi definendo l’ex comandante della nave da crociera un “incauto idiota“, un “bicefalo” in cui convivono i profili di colui che “si sente bravo e provoca un pericolo”, che è ottimista ma sopravvaluta le proprie capacità. Nessuna pietà della Procura, per i reati di naufragio colposo,omicidio colposo di 32 persone, lesioni colpose plurime per altre 110, abbandono di persone incapaci e abbandono della Costa Concordia, che nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012, con a bordo oltre 4mila passeggeri, finì sugli scogli dell’isola del Giglio
Il tutto aggravato dallo scarto tra la futilità dei motivi dei comportamenti di Schettino e gli effetti delle sue azioni: “il giudizio non è positivo circa la capacità di delinquere” avevano spiegato i pm e, tra ciò, “l’aver voluto fare un favore a un capo cameriereche gli aveva chiesto di passare vicino all’isola dove vivono la madre e la sorella” e aver voluto “fare una bravata per gli amici passando a pelo di scoglio al Giglio”, cioè “futili motivi” che “ne fanno l’unico responsabile”: quell’inchino che fece finire la nave sugli scogli. Per l’ex capitano la Procura di Grosseto aveva chiesto anche la misura della custodia cautelare in carcere, ma anche su questa richiesta i giudici hanno deciso diversamente: allo stato l’imputatoresta libero: “Non sussistono oltre alla condanna concreti elementi” per il Tribunale che possano far propendere all’ipotesi che l’imputato possa fuggire. Anche perché secondo i magistrati l’ex comandante ha sempre dimostrato la volontà di difendersi nel processo.
Oggi in aula Schettino tra le lacrime ha detto: “Quel giorno sono morto anche io”. Le motivazioni del verdetto saranno depositate fra 90 giorni. La notizia della condanna  è in apertura dei maggiori siti di informazione del mondo: dalla Bbc alla Cnn.
I pm “soddisfatti”. Il legale del comandante: “Pena eccessiva”
Siamo totalmente soddisfatti. I giudici hanno deciso per un completo accoglimento del nostro impianto accusatorio confermando tutti i reati per l’imputato” dicono i om Maria Navarro, Alessandro Leopizzi e Stefano Pizza. “Le prove raccolte erano tali che non poteva andare diversamente e i giudici hanno confermato tutte le accuse” detto il già procuratore di Grosseto, Francesco Verusio, presente in aula ad ascoltare la lettura della sentenza. Verusio ha guidato la procura di Grosseto fino a qualche settimana fa fino a quando è andato in pensione. “È stata una scelta sbagliata -q uella di Schettino di voler affrontare il dibattimento. Ora aspettiamo di leggere le motivazioni”.
“È una sentenza dura ma essere riusciti quasi a dimezzare le richieste esagerate della Procura forse restituisce un po’ di onore” a Schettino dice l’avvocato Domenico Pepe. Il legale ha già annunciato che farà appello dopo aver letto le motivazioni. “Quello che però è già chiaro – aggiunge l’avvocato di Schettino – è che c’è stata da parte dei giudici una rideterminazione della penarispetto alle richieste e dunque una visione ben diversa da quella della Procura. Schettino non è un delinquente – ha concluso Pepe – questo è sempre stato un incidente colposo. Francesco Schettino è stato condannato ad una pena eccessiva. È una sentenza che non ci soddisfa perché la pena è troppo alta”
Il padre di una vittima: “Sedici anni non sono nulla”“È una sentenza molto equilibrata che rende giustizia nell’interesse di tutti” ha dichiarato l’avvocato della Costa, Marco De Luca. “È difficile parlare di soddisfazione quando ci sono 32 vittime ma dal punto di vista patrimoniale la sentenza dà ragione a Costa per quanto era stato fatto dalla società nei risarcimenti prima del processo. Le disposizioni civili sono in linea con quanto sempre offerto da Costa Crociere”. L’avvocato ha poi definito “un p0′ eccessiva” la richiesta della Procura per Schettino.
“Io sono un ufficiale di capitaneria di porto, e non commento le sentenze dei giudici” ha invece risposto il comandante Gregorio De Falco, che era a capo della sala operativa della guardia costiera di Livorno la sera del naufragio, e parlando al cellulare con Schettino gli disse la frase, diventata poi famosa, “Salga bordo cazzo!”.
“Sedici anni per 32 vittime non sono nulla” ha detto Giovanni Girolamo, padre di Giuseppe, il musicista pugliese che lavorava sulla nave e che morì per salvare un bambino. “È una pena inadeguata forse lo sarebbe stata anche se Schettino fosse stato condannato a 26 anni, quanto chiesto dall’accusa. E poi non doveva essere condannato solo Schettino, ma anche chi era in plancia con lui e chi, della Costa, era a terra e non ha fatto nulla”.  Girolamo confidava anche nell’arresto: “Sì, lo speravo ma ormai non possiamo farci nulla, questa è la giustizia italiana“. 


Stamina, Giulio Golia (Le Iene) si sfoga su Facebook Un lungo post dopo la valanga di insulti piovutagli addosso

Stamina, Giulio Golia (Le Iene) si sfoga su Facebook

Un lungo post dopo la valanga di insulti piovutagli addosso

Pubblicato il 24/04/2014 da La Fucina
Giulio Golia, l’inviato de Le Iene, che per molto tempo si è occupato del metodo Stamina, torna sulla vicenda proprio nel giorno in cui si chiude l’inchiesta a carico di Davide Vannoni. E lo fa con un lunghissimo post su Facebook nel quale racconta di aver ricevuto insulti da parte di coloro che lo accusano di aver avallato, tramite i numerosi servizi dedicati a Stamina, questa cura che in realtà poi cura non sarebbe.
E io, noi delle iene, dovremmo vergognarci per aver raccontato queste famiglie di cui nessuno si è curato davvero? E che peraltro hanno un loro parere su queste cure, che nessuno ancora (ne comitati scientifici, ne politici, ne altri) ha avuto la voglia e l’onestà d’andare a sentire. Noi che questa voglia ed onestà l’abbiamo avuta e ne abbiamo reso conto col nostro programma, non sappiamo dirvi se questo metodo serva o meno a qualcosa. Ma sappiamo che sarebbe stato semplicissimo capirlo, volendolo capire…. Bastava permettere che l’Università di Miami analizzasse a gennaio 2014 queste staminali. In pochi giorni e con pochi denari si sarebbe saputo di che razza di staminali stavamo parlando. Ma l’Aifa, senza ben motivare per quale ragione, ha fermato tutto. Come è stato fermato, dagli scienziati italiani prima e dal ministro Lorenzin poi, il presidente del comitato scientifico prof. Mauro Ferrari che sempre nei primi mesi di quest’anno avrebbe dovuto capire se la sperimentazione meritava o meno. Gli è bastato affermare in un’intervista (concessa alle iene) che avrebbe parlato prima di tutto con le famiglie che hanno sperimentato sulla loro pelle il tanto discusso metodo (quelle famiglie di cui ancora oggi nessuno si è curato). E questo, solo questo, l’ha fatto diventare un principiante liquidabile da un giorno all’altro.

Ebola: migliora malato italiano, da ieri nuova cura ESTERA

Ebola: migliora malato italiano, da ieri nuova cura


Il “paziente zero” per l’Italia resta ricoverato in isolamento all’Istituto Spallanzani di Roma. Nessuna informazione sul nome del nuovo farmaco

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Istituto nazionale per le malattie infettive di Roma, Lazzaro Spallanzani. L’ospedale, insieme al Sacco di Milano, è attrezzato per accogliere malati di Ebola
Nono giorno di ricovero, presso l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, per l’italiano malato di Ebola.
Oggi, le sue condizioni sono leggermente migliorate e attualmente il paziente non ha la febbre. Lo riporta il nuovo bollettino medico diramato dall’ospedale. Tuttavia, affermano i medici dello Spallanzani che lo hanno in cura, “persiste la sintomatologia presente nei giorni precedenti, con un leggero miglioramento e permane una profonda spossatezza”. “Il paziente – hanno sottolineato – è contattabile erisponde a tono alle domande poste“. Intanto, è iniziato ieripomeriggio il nuovo trattamento con farmaco sperimentale.
Le condizioni del 50enne siciliano, contagiato in Sierra Leone dove si trovava come volontario per Emergency, erano peggiorate nella notte tra l’1 e il 2 dicembre. Poi il quadro clinico si era stabilizzato nella mattinata del 2 dicembre e, come riportato nel bollettino di ieri pomeriggio, il paziente doveva essere sottoposto “a un ulteriore trattamento con farmaco sperimentale appena arrivato dall’estero”.
Non si hanno, però, informazioni sul nome del medicinale e sul tipo di trattamento. Il riserbo da parte dei medici rimane, infatti, totale e laprognosi resta riservata.
In ogni caso, si tratta del quarto strumento utilizzato dall’equipe dello Spallanzani: Dal momento del suo arrivo in ospedale il 25 novembre, il “paziente zero” per l’Italia è stato trattato prima con una terapia antivirale, poi con il “plasma di convalescenza” di persone guarite (attraverso delle trasfusioni di sangue) e infine con un altro farmaco sperimentale che interviene sul sistema immunitario. Ora, si spera nell’efficacia di questa nuova cura.
Perché le trasfusioni sono utili – Già qualche mese fa l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) aveva spiegato l’importanza di questa cura. “Il trattamento di pazienti con trasfusioni sanguigne dai sopravvissuti alla malattia dovrebbe avere priorità immediata tra tutte le terapie sperimentali in considerazione per l’epidemia” era stato annunciato.
In teoria, coloro che sono guariti dall’Ebola dovrebbero aver sviluppato un anticorpo resistente al virus. Quindi, le trasfusioni di una certa componente del sangue (appunto il plasma di convalescenza) potrebbe aiutare i malati a difendersi dall’epidemia. Nel caso del medico italiano, il sangue è arrivato dalla Germania, “grazie a una catena di supporto e di solidarietà istituzionale, scientifica, delle società farmaceutiche, delle società di trasporto”.
ebola-paziente-ricoverato1Intanto, mentre cresce la preoccupazione per il medico di Emergency ricoverato in isolamento, la diffusione dell’epidemia sembra rallentare nei paesi più colpiti dal contagio, (Sierra Leone, Liberia e Guinea) grazie all’isolamento e la cura del 70% dei contagiati e grazie alle modalità più sicure per la sepoltura dei defunti.
Arrivano notizie positive anche dal fronte scientifico: Il vaccinosperimentale canadese VSV-EBOV sarebbe, infatti, ben tollerato dai 34 volontari sottoposti al test e, nella giornata, di ieri la Spagna è stata dichiarata “Ebola free”.
Mentre gli Stati Uniti dovranno aspettare ancora qualche settimana prima che termini il periodo di 42 giorni previsto dall’Oms per dichiarare un paese libero dal virus.
I numeri dell’Ebola – Nonostante il “rallentamento consistente dell’epidemia”, il virus continua a mietere vittime soprattutto in Sierra Leone. Il numero dei contagi registrati in Africa Occidentale (circa mille in più rispetto al conteggio del 28 novembre) è salito a 17.111. Sono invece 6.055, secondo le cifre diffuse dall’Oms, i morti. Nessun nuovo caso in Mali, dove i sei decessi per Ebola avevano destato preoccupazione.
Per curare i contagiati, in America è salito a 35 il numero di ospedali in grado di fronteggiare l’emergenza sanitaria. Tutti sono raggruppati intorno alle principali metropoli e molti altri potrebbero predisporre delle misure d’intervento nei prossimi giorni.
Proprio oggi, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, durante la sua visita nell’Istituto della Sanità del Maryland, ha annunciato che “Non possiamo sconfiggere l’Ebola senza ulteriori fondi” esortando il Congresso a sbloccare 6 miliardi di dollari al più presto. “Se vogliamo che gli altri Paesi continuino a mobilitarsi – ha spiegato – dobbiamo continuare a dare l’esempio”.
A proposito degli aiuti economici a favore delle popolazioni colpite, è importante la convenzione firmata dal Ministero degli Esteri e dall’Inmi Spallanzani: il piano d’intervento da 250.000 euro prevede un’assistenza tecnica da fornire alle autorità e agli operatori della Sierra Leone.

Ebola, il medico italiano di Emergency è guarito. Dimesso dallo Spallanzani


Ebola, il medico italiano di Emergency è guarito. Dimesso dallo Spallanzani
Scienza

E' stato il 'paziente zero' in Italia. Il direttore scientifico dello Spallanzani di Roma, dove era ricoverato: "Col suo sangue si creerà una banca centralizzata di plasma per curare altre persone". Gino Strada: "Nessun dubbio che ce l'avrebbe fatta"
Aveva contratto il virus in Sierra Leone, ma i sanitari dell’ospedaleSpallanzani di Roma hanno annunciato che Fabrizio Pulvirenti, il medico siciliano di Emergency e ‘paziente zero’ diEbola in Italia, è “completamente guarito”. Quindi è stato dimesso dalla struttura sanitaria capitolina specializzata nel trattamento delle malattie infettive, dove era stato ricoverato lo scorso 25 novembre. “Ringrazio i medici – ha detto Pulvirenti -: quello che è stato fatto per me è davvero grande”. E annuncia di volere continuare a operare, anche se non a breve e “per un periodo limitato”, in Sierra Leone . “Devo prima di tutto ricostruire il mio tono muscolare, successivamente valuterò quando tornare. Sicuramente – ha aggiunto – voglio tornare per completare il lavoro che stavo svolgendo”.
Al suo fianco anche il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, la presidente di EmergencyCecilia Strada, il commissario straordinario dell’Inmi Valerio Fabio Alberti e il direttore scientifico dello Spallanzani, Giuseppe Ippolito. Quest’ultimo ha anche annunciato che “con il sangue di Fabrizio”, che sarà inviato anche in Sierra Leone, si procederà a creare una “banca centralizzata” di plasma per curare altre persone colpite da Ebola.
“Poco più di un mese fa, il 25 novembre, ci interrogavamo sulla sorte di questo straordinario medico, che come ha giustamente detto il presidente Napolitano si può annoverare tra le eccellenze italiane“, ha dichiarato Alberti. “Da allora – ha sottolineato – non vi nascondo che abbiamo passato momenti duri e oggi con soddisfazione e orgoglio possiamo comunicare ufficialmente la sua guarigione”. In conferenza stampa è intervenuto anche Gino Strada che, in collegamento su Skype ha detto: “Sono molto contento, nessuno di noi ha mai dubitato che Fabrizio ce l’avrebbe fatta”.
Il racconto del medico: “Due settimane di buco di coscienza” – “Sono stato curato non soltanto dal punto di vista professionale, ma con i colleghi dello Spallanzani si è creato un rapporto amichevole, di affetto – ha detto Pulvirenti nel giorno delle dimissioni – E li ringrazio uno per uno abbracciandoli perché quello che è stato fatto per me credo sia davvero grande”. Il medico ha spiegato di avere sempre seguito le procedure di sicurezza in Sierra Leone e ritiene “impossibile risalire al momento del contagio”. Poi ha descritto la sua esperienza di paziente. Dopo i primi giorni nella clinica, ha detto, “nei quali cercavo di guardare ogni sintomo conocchio scientifico, per mantenere la mente impegnata la luce della coscienza si è spenta, con un buco di circa due settimanedelle quali non ricordo assolutamente nulla: i buoni propositi di mantenere la razionalità sono andati a farsi benedire e il medicoè stato scalzato dal paziente, com’è giusto che sia. In questo momento io sono il paziente”. Nel suo intervento anche un pensiero ai colleghi: “Non sono un eroe. Sono solo stato meno fortunato di loro perché sono stato contagiato”.
Lorenzin: “Giornata di felicità” – “Una bella notizia con cui iniziare l’anno – ha detto durante la conferenza stampa il ministro della Salute Beatrice Lorenzin - e la dimostrazione di quello che siamo capaci di fare. Questa vicenda è l’esempio di collaborazione di squadra che ha funzionato. Una giornata di felicità per me e per tutti gli italiani”. Lorenzin ha inoltre aggiunto che “abbiamo trovato altri4 milioni di euro per lo Spallanzani nel fondo del ministero dellaSalute“, e ha annunciato anche che “a Emergency sarà data una medaglia ad alto valore per la sanità italiana. La diamo a voi – ha proseguito – perché in questo modo va a tutti i colleghi di Fabrizio, che avrà una onorificenza a parte per il coraggio e per la forza di volontà e l’esempio che ha dato”. Sulla guarigione del medico è intervenuto anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi, che suTwitter ha scritto: “Grazie a medici e personale dello Spallanzani per la loro straordinaria professionalità. In bocca al lupo a Fabrizio: buon lavoro”.

“Renzi e famiglia a sciare a Courmayeur con un volo di Stato”. Denuncia M5S


“Renzi e famiglia a sciare a Courmayeur con un volo di Stato”. Denuncia M5S
Politica & Palazzo



Il deputato Paolo Romano pubblica sul web tracciati radar e piani di volo del Falcon 900 che, il 30 dicembre, ha portato da Firenze ad Aosta il premier con moglie e figli. "Quanto ci è costata la sua vacanza?". La replica: "Non mia scelta, ma protocollo di sicurezza"



Quanto è costata alle case pubbliche la vacanza di Capodannodella famiglia Renzi a Courmayeur? Lo chiede sul suo sito il deputato 5 Stelle Paolo Romano. Il premier, afferma Romano, si è spostato da Firenze ad Aosta con un volo di Stato, in particolare un Falcon 900 il cui costo operativo è di “9mila euro l’ora”. Romano annuncia un’interrogazione parlamentare al rientro dalle vacanze, e intanto pubblica sul web tutti i dettagli, dal tracciato radar ai piani di volo. Renzi risponde qualche ora dopo su twitter, non sui costi ma sull’uso del volo di Stato: “Gli spostamenti aerei, dormire in caserma, avere la scorta, abitare a Chigi non sono scelte ma frutto diprotocolli di sicurezza“. In realtà giusto un anno fa il premier Enrico Letta partiva per le vacanze di Capodanno, con famiglia al seguito, con un normalissimo volo di linea e un’auto a noleggio.
Martedì 30 dicembre, scrive il deputato M5S, un Falcon 900 “riporta a casa da Tirana il nostro SuperPremier”. E fin qui la finalità istituzionale c’è tutta. “Secondo i piani di volo il Falcon dovrebbe far rotta su Roma, ma evidentemente il premier ha fretta. Deve andare in vacanza” Così l’aereo viene “dirottato su Firenze”, dove “imbarca moglie e figli del Presidente del Consiglio e riparte alla volta di Aosta”. L’aeroporto della città alpina, tra l’altro, è una “cantiere abbandonato”, una grande opera mai entrata in funzione dopo milioni di euro  spesi.
“E il Falcon con Renzi e famiglia atterra alle 21,25″, continua Romano. “Vacanze a Courmayeur. All’insegna del risparmio ovviamente. Di chi? Di Renzi e famiglia che alloggia nella caserma degli Alpini a spese della comunità (noi)”. E questo mentre “da mesi e mesi si chiede dall’alto agli italiani di fare sacrifici… Poi si assiste ad uno scialo di mezzi pubblici del genere”.
In realtà i piani di volo pubblicati sul sito fanno risultare un Airbus A319 da Tirana (codice: LATI) a Ciampino (LIRA) e un successivo volo da Firenze (LIRQ) ad Aosta (LIMW) fatto con un Falcon 900. “I piani di volo sono fatti prima della partenza, a noi risulta che il velivolo sia decollato a Tirana e atterrato a Firenze”, dice Romano a ilfattoquotidiano.it. E la sigla A319 sul tracciato radar da Firenze ad Aosta, sempre secondo il deputato, “è un errore di trascrizione”. Nel pomeriggio Palazzo Chigi ha diffuso una precisazione secondo la quale il Presidente del Consiglio non ha raggiunto Aosta con il volo di Stato con cui si è recato a Tirana, in visita ufficiale in Albania (regolarmente atterrato a Roma), ma con un Falcon 900, “nel pieno rispetto della normativa e dei protocolli di sicurezza che regolano questo tipo di spostamenti”. Ciò riguarda “anche la famiglia del premier quando si muove con lui, sottoposta agli stessi obblighi di sicurezza e a norma di legge”. Palazzo Chigi rimarca inoltre che il premier ha pagato di tasca propria l’alloggio in caserma per sé e per i propri familiari “secondo le tariffe previste all’interno delle strutture militari”, nonché “l’attrezzatura da sci noleggiata e pagata da Renzi da un privato per la somma di 450 euro per tutta la famiglia” e “lo skipass, sempre per tutta la famiglia, costato 485 euro al giorno complessivi”, così come “le spese per mangiare nei rifugi”.
L’uso dei voli di Stato è regolamentato dal decreto 98 del 6 luglio 2011, poi convertito in legge, che in effetti attribuisce al presidente del consiglio, oltre che al presidente della Repubblica e ai presidenti delle Camere e della Corte costituzionale, la possibilità di utlizzare i voli di Stato, mentre le altre figure istituzionali, come i ministri, devono essere preventivamente autorizzati. Una successiva circolare della presidenza del Consiglio dei ministri, del 10 maggio 2013, rimarca che per queste cariche “il trasporto aereo di Stato è
sempre disposto, in relazione al rango della carica rivestita oppure in quanto destinatarie di un elevato livello di sicurezza”. Il deputato M5S solleva piuttosto una questione di opportunità sulle vacanze di Capodanno di tutta la famiglia Renzi caricate sulle spalle del contribuente. Questione che, a quanto annuncia Romano, sarà formalizzata nei prossimi giorni sotto forma di interrogazione parlamentare. Il ritorno del premier e della famiglia è previsto oggi, si vedrà con quali mezzi.  (ha collaborato Fiorina Capozzi).