Tempi della giustizia: Schettino e i suoi fratelli, la lezione della Corea
Bruno Tinti
Ex magistrato, giornalista e scrittore italiano
Tra i problemi che affliggono il nostro Paese c’è il complesso di superiorità. Made in Italy siamo i migliori. Mistificazione bella e buona. Made in Italy per Ferrari, Armani e alcuni marchi di caffè è una cosa; per tutto il resto, in particolare per legislazione e servizi, siamo da sempre gli ultimi della fila. Da ora in avanti, con le riforme di Renzi & C. la discenderemo di altri numerosi gradini.
Questo pessimismo mi ha aggredito con forza leggendo una notizia proveniente dalla Sud Corea. Lì, il 14 aprile di quest’anno, c’è stato un disastro navale ancora più spaventoso di quello dellaConcordia. Il capitano della nave, credo fosse il fratello maggiore del comandante Schettino, se l’era data a gambe per primo, abbandonando tutti i passeggeri; che infatti, in mancanza di operazioni di salvataggio organizzate, sono morti quasi tutti: 304 su 476. E, l’ 11 novembre, la Corte di Gwangju lo ha condannato a 36 anni di galera; gli è andata ancora bene, il pm aveva chiesto la pena di morte. Nella Patria del Diritto, a quasi tre anni di distanza dal naufragio della Concordia (13 /1/2012), il Tribunale di Grosseto sta ancora sentendo testimoni…
Che ciò avvenga per pigrizia e incapacità dei giudici mi pare poco probabile. Un po’ perché, se è vero come è vero che la durata media del processo civile italiano è di 8 anni, si dovrebbe concludere che tutti i giudici italiani sono pigri e incapaci; il che mi sembra statisticamente improbabile. Un po’ perché il Cepej (Commissione europea per l’Efficienza della Giustizia, istituzione del Consiglio d’Europa) da anni scrive nei suoi rapporti annuali che i giudici italiani sono i più bravi e produttivi d’Europa; Renzi non ha mai letto niente del genere ma, ciò nonostante, questi rapporti esistono.
Dunque, le ragioni per cui, a Gwangju, Lee Jun-Seok (è il nome dello sciagurato capitano) è stato processato in sei mesi e, a Grosseto, ancora non si sa che fine farà Schettino dipendono, con evidenza, da carenze sistemiche e non personali. Questa cosa la sanno tutti da decenni; e, da decenni, la classe politica fa finta di non saperlo e si inventa leggi che assicurino l’impunità a loro e ai loro amici e che intimidiscano o vessino i magistrati, che imparino a stare al loro posto, perbacco! In effetti, come tutti capiscono, la prescrizione breve, la non punibilità di fatto del falso in bilancio, l’ordinamento penitenziario che garantisce ai condannati a pene inferiori a 4 anni (dunque a tutti i colpevoli di corruzione, frode fiscale e truffe varie) di non andare in prigione, la responsabilità civile dei magistrati e la riduzione delle loro ferie a 15 giorni scarsi, non sono strumenti particolarmente idonei a ridurre (anche di un solo giorno) la durata dei processi. Di depenalizzazione massiccia dei reati bagatellari, di minima offensività come causa di non punibilità, di riforma delle notifiche, di abolizione di 9 memorie su 10 che gli avvocati civilisti si scambiano, per un totale di 12 mesi che si usano (si sprecano) solo per questo, di abolizione dell’Appello, non si parla affatto.
Renzi & C. potrebbero studiare un po’: anche e soprattutto il sistema sudcoreano. Scoprirebbero che, secondo il rapporto Doing business 2014 della Banca mondiale, la Corea del Sud è al settimo posto; e che questa posizione è dovuta all’efficienza dei loro Tribunali. Sempre secondo Doing Business, l’Italia si trova al 65° posto. Alla faccia del Made in Italy e della Patria del Diritto.
Il Fatto Quotidiano, 14 novembre 2014
Schettino condannato a 16 anni. No carcere: ‘Niente pericolo di fuga’
La pubblica accusa aveva chiesto 26 anni e 3 mesi definendo l'ex comandante della nave da crociera un “incauto idiota" e la custodia cautelare per naufragio colposo, omicidio colposo di 32 persone, lesioni colpose plurime per altre 110, abbandono di persone incapaci. Interdizione per cinque anni dal comando e niente misura cautelare: "Non c'è pericolo di fuga". L'imputato: "Combatterò sempre per dimostrare che io non ho abbandonato la Costa Concordia"
La Procura di Grosseto aveva detto che solo Dio poteva avere pietà di Francesco Schettino e quindi aveva chiesto una pena di 26 anni, i giudici invece hanno quasi dimezzato la richiesta della pubblica accusa. E così l’ex comandante è stato condannato a 16 anni di reclusione e un mese (di arresto) per il naufragio dellaCosta Concordia per cui ci furono 32 morti. L’ex comandante non era in aula per ascoltare il verdetto, dopo aver parlato e pianto questa mattina durante le dichiarazioni spontanee. Inflitta l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e cinque dal comando di una nave.
I giudici del Tribunale di Grosseto non hanno riconosciuto alcune aggravanti contestate come quella della colpa cosciente. I magistrati hanno quindi stabilito la responsabilità dell’imputato in solido con Costa per quanto riguarda i risarcimenti e hanno disposto una provvisionale di 30mila euro per almeno 110 parti civili costituite. Tra questi anche la moldava Domnica Cemortan. Disposto un risarcimento per danno di immagine alla Regione Toscana, il comune dell’Isola del Giglio e un risarcimento anche per i ministeri della Difesa e dell’Ambiente. Per Regione e comune è stata decisa una provvisionale di 300mila euro. I magistrati hanno così calcolato i sedici anni di pena: 5 anni pernaufragio colposo, 10 anni per omicidio colposo, un anno per abbandono di incapaci e un mese per le mancate comunicazioni. Per tutti i reati è stato riconosciuto il vincolo della continuazione. “Combatterò sempre per dimostrare che io non ho abbandonato la Costa Concordia. Quanto al resto, aspetto di leggere le motivazioni della sentenza” ha detto Schettino “deluso” per la conferma del reato di abbandono della nave.
L’accusa aveva chiesto 26 anni per SchettinoLa pubblica accusa aveva chiesto 26 anni e 3 mesi definendo l’ex comandante della nave da crociera un “incauto idiota“, un “bicefalo” in cui convivono i profili di colui che “si sente bravo e provoca un pericolo”, che è ottimista ma sopravvaluta le proprie capacità. Nessuna pietà della Procura, per i reati di naufragio colposo,omicidio colposo di 32 persone, lesioni colpose plurime per altre 110, abbandono di persone incapaci e abbandono della Costa Concordia, che nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012, con a bordo oltre 4mila passeggeri, finì sugli scogli dell’isola del Giglio.
Il tutto aggravato dallo scarto tra la futilità dei motivi dei comportamenti di Schettino e gli effetti delle sue azioni: “il giudizio non è positivo circa la capacità di delinquere” avevano spiegato i pm e, tra ciò, “l’aver voluto fare un favore a un capo cameriereche gli aveva chiesto di passare vicino all’isola dove vivono la madre e la sorella” e aver voluto “fare una bravata per gli amici passando a pelo di scoglio al Giglio”, cioè “futili motivi” che “ne fanno l’unico responsabile”: quell’inchino che fece finire la nave sugli scogli. Per l’ex capitano la Procura di Grosseto aveva chiesto anche la misura della custodia cautelare in carcere, ma anche su questa richiesta i giudici hanno deciso diversamente: allo stato l’imputatoresta libero: “Non sussistono oltre alla condanna concreti elementi” per il Tribunale che possano far propendere all’ipotesi che l’imputato possa fuggire. Anche perché secondo i magistrati l’ex comandante ha sempre dimostrato la volontà di difendersi nel processo.
Oggi in aula Schettino tra le lacrime ha detto: “Quel giorno sono morto anche io”. Le motivazioni del verdetto saranno depositate fra 90 giorni. La notizia della condanna è in apertura dei maggiori siti di informazione del mondo: dalla Bbc alla Cnn.
I pm “soddisfatti”. Il legale del comandante: “Pena eccessiva”
“Siamo totalmente soddisfatti. I giudici hanno deciso per un completo accoglimento del nostro impianto accusatorio confermando tutti i reati per l’imputato” dicono i om Maria Navarro, Alessandro Leopizzi e Stefano Pizza. “Le prove raccolte erano tali che non poteva andare diversamente e i giudici hanno confermato tutte le accuse” detto il già procuratore di Grosseto, Francesco Verusio, presente in aula ad ascoltare la lettura della sentenza. Verusio ha guidato la procura di Grosseto fino a qualche settimana fa fino a quando è andato in pensione. “È stata una scelta sbagliata -q uella di Schettino di voler affrontare il dibattimento. Ora aspettiamo di leggere le motivazioni”.
“Siamo totalmente soddisfatti. I giudici hanno deciso per un completo accoglimento del nostro impianto accusatorio confermando tutti i reati per l’imputato” dicono i om Maria Navarro, Alessandro Leopizzi e Stefano Pizza. “Le prove raccolte erano tali che non poteva andare diversamente e i giudici hanno confermato tutte le accuse” detto il già procuratore di Grosseto, Francesco Verusio, presente in aula ad ascoltare la lettura della sentenza. Verusio ha guidato la procura di Grosseto fino a qualche settimana fa fino a quando è andato in pensione. “È stata una scelta sbagliata -q uella di Schettino di voler affrontare il dibattimento. Ora aspettiamo di leggere le motivazioni”.
“È una sentenza dura ma essere riusciti quasi a dimezzare le richieste esagerate della Procura forse restituisce un po’ di onore” a Schettino dice l’avvocato Domenico Pepe. Il legale ha già annunciato che farà appello dopo aver letto le motivazioni. “Quello che però è già chiaro – aggiunge l’avvocato di Schettino – è che c’è stata da parte dei giudici una rideterminazione della penarispetto alle richieste e dunque una visione ben diversa da quella della Procura. Schettino non è un delinquente – ha concluso Pepe – questo è sempre stato un incidente colposo. Francesco Schettino è stato condannato ad una pena eccessiva. È una sentenza che non ci soddisfa perché la pena è troppo alta”
Il padre di una vittima: “Sedici anni non sono nulla”“È una sentenza molto equilibrata che rende giustizia nell’interesse di tutti” ha dichiarato l’avvocato della Costa, Marco De Luca. “È difficile parlare di soddisfazione quando ci sono 32 vittime ma dal punto di vista patrimoniale la sentenza dà ragione a Costa per quanto era stato fatto dalla società nei risarcimenti prima del processo. Le disposizioni civili sono in linea con quanto sempre offerto da Costa Crociere”. L’avvocato ha poi definito “un p0′ eccessiva” la richiesta della Procura per Schettino.
“Io sono un ufficiale di capitaneria di porto, e non commento le sentenze dei giudici” ha invece risposto il comandante Gregorio De Falco, che era a capo della sala operativa della guardia costiera di Livorno la sera del naufragio, e parlando al cellulare con Schettino gli disse la frase, diventata poi famosa, “Salga bordo cazzo!”.
“Sedici anni per 32 vittime non sono nulla” ha detto Giovanni Girolamo, padre di Giuseppe, il musicista pugliese che lavorava sulla nave e che morì per salvare un bambino. “È una pena inadeguata forse lo sarebbe stata anche se Schettino fosse stato condannato a 26 anni, quanto chiesto dall’accusa. E poi non doveva essere condannato solo Schettino, ma anche chi era in plancia con lui e chi, della Costa, era a terra e non ha fatto nulla”. Girolamo confidava anche nell’arresto: “Sì, lo speravo ma ormai non possiamo farci nulla, questa è la giustizia italiana“.
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