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venerdì 16 gennaio 2015

Asilo Sesto San Giovanni, cade intonaco in scuola materna. Sette bambini feriti

Asilo Sesto San Giovanni, cade intonaco in scuola materna. Sette bambini feriti

Asilo Sesto San Giovanni, cade intonaco in scuola materna. Sette bambini feriti
Cronaca
Sei piccoli sono in codice verde e una bimba in codice giallo, ma fuori pericolo: la Tac non ha evidenziato alcun danno. L'istituto è stato evacuato e il sindaco Monica Chittò ha deciso di chiuderlo in via precauzionale per rilievi e controlli
Sette bambini sono rimasti feriti nella scuola materna Vittorino da Feltre di Sesto San Giovanni, in provincia di Milano, dove alle 10.15 si è verificata una caduta di intonaco e pezzi di soffitto per cause ancora da accertare. L’asilo, che insieme a una scuola primaria e una secondaria di primo grado fa parte dell’istituto comprensivo Roveda, è stato evacuato e sul posto ci sono i vigili del fuoco.
Nessuno dei piccoli, tutti tra i 3 e i 4 anni, è in condizioni preoccupanti. La più grave, una bambina di tre anni di origine straniera, è stata trasportata all’ospedale Niguarda in codice giallo con una ferita alla testa ma è fuori pericolo, secondo quanto ha riferito il portavoce del sindaco di Sesto San Giovanni Alberto Covini: “La tac ha escluso qualsiasi tipo di problema grave, si tratta solo di escoriazioni”. Lo stesso ospedale ha confermato all’agenziaAnsa che l’esito dell’esame “sembra del tutto negativo”. La bimba resterà in osservazione di alcune ore, per assicurarsi che non abbia subìto alcuna conseguenza. Tre altri bambini sono stati trasportati all’ospedale di Sesto San Giovanni, tre a quello di Cinisello Balsamo.
video di Stefano De Agostini
Gli altri quasi 120 bambini presenti questa mattina nell’istituto sono stati in parte portati a casa dai genitori, mentre una settantina ha trovato ospitalità in una scuola superiore vicina. “Sono al caldo e adesso stanno mangiando – ha detto il sindaco Monica Chittò - Sto andando a trovarli”. Con alcuni dei genitori Chittò ha già parlato questa mattina. Nei prossimi giorni però ha intenzione di fare con tutti loro un incontro pubblico.

Chittò ha intanto deciso di chiudere in via precauzionale la scuola per permettere rilievi di controllo delle strutture. Nel pomeriggio ci sarà un sopralluogo da parte di tecnici e ingegneri del Comune per verificare la sicurezza della struttura. Secondo i vigili del fuoco intervenuti e coordinati da Carlo Cardinali, funzionario di guardia della sede centrale di via Messina a Milano, la causa del crollo non è un’infiltrazione d’acqua ma probabilmente una “dilatazione termica”. Un fenomeno “non prevedibile”. Dunque non si tratta di un problema “strutturale”, ossia legato all’edificio scolastico nel suo insieme.
“Sulla scuola – ha spiegato il primo cittadino – non sono state fatte segnalazioni di nessun tipo. Mi hanno detto che è stato un evento non prevedibile, probabilmente dovuto a uno choc termico”.

Servizio Pubblico, Travaglio: “La satira in Italia, piccola storia dei nostri censori”

Servizio Pubblico, Travaglio: “La satira in Italia, piccola storia dei nostri censori”

Editoriale di Marco Travaglio che analizza la censura perpetrata contro la satira in Italia: “Da ieri, in Italia, c’è un sacco di gente – politici, giornalisti, commentatori – che ha scoperto all’improvviso la libertà di satira. Charlie Hebdo ha tutto il diritto di sbeffeggiare l’Islam come tutte le religioni. Perché la satira non ha limiti.Qualunque limite sarebbe una censura, e noi siamo contrari alla censura. Nessuno s’è mai sognato di censurarla, perché noi la satira l’abbiamo eliminata“. E passa in rassegna le tante censure che si sono susseguiti negli ultimi 14 anni: “Nel 2001 Gene Gnocchi a ‘Quelli che il calcio’ fa una battuta su una stagista raccomandata perché è la nipote di Gasparri. Questo, anziché farsi una risata, chiama in diretta per replicare. Simona Ventura tenta di spiegargli qualche semplice concetto, tipo democrazia, libertà e satira politica. Lui però non capisce. Gasparri Akbar. Nel 2002″ – continua – “la Rai caccia Biagi, Santoro e Luttazzi per ordine di un tizio che parla dall’estero,ma non ha nè barba nè turbante. Però la Rai dice: non è censura, è un problema di orario. Biagi dice: ok,andrò in onda alle 24, l’ora del porno. Gli rispondono: guadagni troppo. Non è censura, è risparmio. Lui dice: ok, vado in onda gratis. Gasparri risponde che ruba spazio ai giovani: non è censura, è svecchiamento. Silvio Akbar
8 gennaio 2015

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/01/08/servizio-pubblico-travaglio-satira-in-italia-piccola-storia-dei-nostri-censori/328179/

La Notte dell'Onestà

Che ci fanno questi tre insieme?
Abbiamo lanciato un grande evento che si chiama "La Notte dell'Onestà" e che sicuramente avvicinerà altre persone ai temi della legalità e della trasparenza. Il Movimento 5 Stelle è rimasto l'unico fuori dalle inchieste per ruberie di soldi pubblici. Ha il dovere di riunire gli italiani onesti e permettergli di unirsi in una marcia sempre più grande che presto governerà l'Italia.
Alla nostra marcia si sono già aggiunti Fedez, J-Ax, Enrico Montesano, Claudio Santamaria, Sabina Guzzanti, Salvatore Borsellino, Claudio Gioè e tanti altri. Videohttp://youtu.be/vY_ztgp11Mg
Il 24 gennaio ci vediamo in Piazza del Popolo dalle 17:00 alle 20:00. (non più piazza S.S. Apostoli perché troppo piccola per la grandezza dell'evento). Raggiungeteci da tutta Italia e se potete lasciate una donazione per l'organizzazione dell'eventohttp://goo.gl/ST62qo

Le famiglie italiani si stanno arricchendo

Questi collaborazionisti dell'Europa delle banche sono molto pericolosi. Per difendere l'EURO, il rigore e i banchieri che li dirigono sono capaci di mentire con una sfacciataggine imbarazzante.
“Le famiglie italiani si stanno arricchendo” ha dichiarato Renzi a Strasburgo. Ricorda molto le indecenti dichiarazioni di B. sui “ristoranti sempre pieni”.
Qualche dato economico:
1. dal 1997 ad oggi la produzione industriale è scesa del 25%
2. Disoccupazione al 13,4% (giovanile al 44%)
3. dal 2009 ad oggi abbiamo perso 9 punti di PIL (prodotto interno lordo)
4. Nel primo semestre del 2014 hanno dichiarato fallimento 8191 imprese italiane (63 aziende al giorno)
5. Durante il semestre europeo il debito pubblico italiano è aumentato di 74 miliardi di euro
Ripeto, questa gente è pericolosa.

Regione Lombardia, 54 ex consiglieri ricorrono contro il taglio dei vitalizi

Regione Lombardia, 54 ex consiglieri ricorrono contro il taglio dei vitalizi

Regione Lombardia, 54 ex consiglieri ricorrono contro il taglio dei vitalizi
Politica & Palazzo

Secondo i ricorrenti la legge regionale che ha ridotto le rendite del 10% fino al 2018, ha alzato l’età necessaria per beneficiarne da 60 a 66 anni e ha previsto un divieto di cumulo con stipendi per incarichi pubblici è a rischio illegittimità costituzionale
Il vitalizio gliel’hanno tagliato del 10%. Troppo per la casta degli ex consiglieri regionali della Lombardia. Il più classico dei privilegi che i politici si sono attribuiti da sé non va messo in discussione, neppure di un centesimo. Così ben 54 degli oltre 200 beneficiaridel gruzzolo garantito hanno già presentato ricorso al Tar. E tra di loro c’è pure chi con la giustizia ha già avuto a che fare, e non con quella amministrativa. Come l’ex assessore Domenico Zambetti, a processo per voto di scambio nell’inchiesta sulle infiltrazioni della‘ndrangheta in Regione, che nel 2013 s’è preso dal Pirellone34.082 euro lordi. O come il ciellino Antonio Simone, il vecchio amico di Roberto Formigoni rimasto coinvolto in Mani Pulite e più di recente nelle inchieste sugli scandali della sanità. Guai a toccargli i suoi 59.154 euro annui. Una convinzione unisce tutti, al di là che siano di destra, centro o sinistra: i diritti acquisiti sono sacrosanti, di metterli in discussione nemmeno a parlarne.
Il ricorso mette in dubbio la costituzionalità della legge regionale che a settembre ha ridotto i vitalizi in media del 10% fino al 2018, ha alzato l’età necessaria per iniziare a beneficiarne da 60 a 66 anni e ha previsto un divieto di cumulo con stipendi per incarichi pubblici. Le argomentazioni proposte al Tar dai 54 ex consiglieri, secondo quanto comunicato dall’ufficio legale alla presidenza del consiglio regionale, sono incentrate “sulla individuazione di profili diillegittimità costituzionale delle norme di legge regionale su cui è basata la riduzione dei vitalizi. Viene lamentata la violazione del principio di intangibilità dei diritti acquisiti (nel caso di specie: il diritto acquisito dai ricorrenti alla percezione dell’assegno nella misura piena determinata secondo la normativa di riferimento)”.
Fa niente se la legge regionale si è resa necessaria, in un periodo di crisi e tagli, per ridurre il peso del privilegio sulle casse pubbliche da circa 7,4 milioni di euro all’anno a 6,9 milioni. Fa niente se il Pirellone ha già speso in tutto più di quattro volte i contributi versati dai consiglieri quando erano in carica. E fa niente se alcuni dei ricorrenti sono anche ex parlamentari, altra carica che non lesina certo privilegi e vitalizi: solo per fare qualche esempio, l’ex leader sessantottino Mario Capanna (37.919 euro lordi nel 2013), l’ex ras della sanità pavese Gian Carlo Abelli (43.001 euro), l’ex deputato del Pci ed ex europarlamentare Giovanni Cervetti(28.697 euro).
La lista di chi ha presentato ricorso è lunga. Non vuole che vengano ridotti i suoi 46.641 euro incassati nel 2013 Alessandro Patelli, l’ex tesoriere della Lega arrestato nel 2002 per una mazzetta da 200 milioni di lire saltata fuori nell’inchiesta Enimont. E ancora: il cognato di Formigoni Giulio Boscagli (33.786 euro), anche lui coinvolto in un’inchiesta dell’era del Celeste, l’attuale assessore alla Casa del comune di Milano Daniela Benelli (50.054 euro), il consigliere a Palazzo Marino Roberto Biscardini (65.979 euro), l’ex sindaco di Milano Giampiero Borghini (70.783 euro), l’ex assessore provinciale Maria Chiara Bisogni (25.279 euro), l’ex assessore regionale socialista Michele Colucci (47.829 euro), l’ex governatore democristiano Giuseppe Giovenzana (39.219 euro), l’ex vicepresidente del consiglio regionale del Pdl Carlo Saffiotti(38.393 euro), uno dei 64 per cui la procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per le spese pazze dei gruppi consiliari.
Il ricorso, in ogni caso, non è arrivato inaspettato: era stato annunciato dall’associazione dei furono inquilini del Pirellone, presieduta dall’ex vicesindaco di Milano Luigi Corbani (per lui 34.127 euro lordi nel 2013). A oggi gli ex consiglieri che percepiscono il vitalizio sono più di 220, a cui si aggiungono una cinquantina di coniugi superstiti con assegno di reversibilità e una quarantina di nuovi fortunati. Anche loro in procinto di maturare tutti i requisiti necessari per battere cassa.
Twitter: @gigi_gno

IL SEMESTRE IN BIANCO DI RENZI.

IL SEMESTRE IN BIANCO DI RENZI.
Più che un semestre europeo è stato un semestre in bianco. Altro che opportunità per la crescita, dopo sei mesi di Presidenza di turno l'Italia si ritrova sull'orlo del baratro e un Matteo Renzi che non riesce nemmeno ad innovare le sue fesserie. Ha finito il carburante. E' spento. Si ripete continuamente. Oggi a Strasburgo è tornato a dire che l'Europa deve cambiare o sarà fanalino di coda del mondo. L'acqua calda, parole in disordine. Cambiare come? Noi un'idea ce l'abbiamo, anche abbastanza chiara: via il Fiscal Compact, via la regola del 3%, via le doppie sedi Ue e spalmiamo il debito, emettiamo gli eurobond.
La realtà è che dopo sei mesi di Presidenza il nostro Paese è sempre più vicino al baratro economico. Il commissariamento della Troika è dietro l'angolo, dopo di che c'è l baratro, nient'altro. Un destino persino più buio di quello toccato alla Grecia. Del resto c'era da aspettarselo. Il preludio era stato dei peggiori. Per chi se lo fosse dimenticato, il due luglio, sempre di fronte all'emiciclo di Strasburgo, Renzi esordì con questi toni: "Se l'Europea si facesse un selfie mostrerebbe il volto della noia". Ebbene, a conti fatti, questo semestre oggi si conclude con l'immagine di un Paese in progressivo declino, sul quale grava la minaccia di un blocco dei fondi strutturali e l'avviamento di un "monitoraggio stretto" di Bruxelles a partire dal prossimo gennaio.
Avremmo potuto cogliere questi sei mesi di Presidenza per imporre finalmente a Bruxelles la nostra sovranità nazionale, invece il Renzi-Telemaco ci ha fatto scoprire un fondo che mai avremmo creduto di raggiungere. Altro che investimenti e flessibilità, i risultati drammatici di questi sei mesi sono sotto gli occhi di tutti:
-nuovo record di disoccupazione; mai nella storia, partendo dall'Unità d'Italia, la penisola aveva registrato un tasso di disoccupazione così alto: il 13,2%, 3 milioni e 410 mila persone oggi sono senza un lavoro. La disoccupazione giovanile è invece al 44,2%, cioè è un giovane su due a non lavorare.
- per non parlare delle imprese, durante dall'inizio della legislatura ne sono fallite in media 63 ogni giorno, insomma più di due ogni ora hanno chiuso i battenti. Tra il 2013 e il 2014 quasi 200 tra imprenditori e lavoratori si sono tolti la vita.
- In questi sei mesi siamo stati declassati nuovamente da Standard & Poor’s. Il nostro debito è stato denominato come BBB, significa che manca pochissimo, un passo, per essere considerati un Paese le cui emissioni di titoli sono "spazzatura". E mentre il governo continua a dirci che siamo sulla via della ripresa, oggi sottoscrivere il nostro debito è considerato meno sicuro che acquistare titoli di Paesi come la Colombia o il Messico.
Poi passiamo alla dignità. Sì, perchè di dignità aveva parlato proprio Mattero Renzi, ancora, quel 2 luglio, di fronte al Parlamento Ue. "Il nostro semestre può essere un semestre in cui non abbiamo paura di dire che la politica ha una sua dignità", disse il premier. Peccato che questi sei mesi ne abbiamo avuto eccome, prova della dignità della politica. Scandalo Mose, scandalo Expo, scandalo Mafia Capitale. Tangenti, criminalità organizzata, appalti pilotati, politici di destra e di sinistra. Corrotti, finiti in manette, indagati, a tavola con i capi clan dei Casamonica, con il ministro Poletti, lo stesso che ha firmato la riforma del mercato del lavoro.
Sei mesi di Presidenza europea, al termine dei quali Bruxelles continua a trattarci ancora oggi come un alunno indisponente. A chiederci ulteriori manovre correttive. Ma il dato più lampante dietro questo fallimento si legge nel supporto offerto dall'Ue per far fronte all'emergenza immigrati: ci hanno mandato una missione di facciata come Triton, dai fondi insufficienti sia pure per il solo pattugliamento delle coste, ignorando che una corretta gestione dei flussi migratori si ottiene rivedendo il Regolamento di Dublino. Che il problema non è il monitoraggio, bensì l'accoglienza. Solo tre giorni fa a Corigliano ne sono sbarcati altri 500, segno che i flussi continuano ininterrottamente.
Perché Renzi non dice la verità agli italiani? Perchè non dice che già è in corso un commissariamento della nostra politica nazionale. Perché non dice che c'è una lente europea sul nostro Paese, che ci controlla passo dopo passo, come fossimo una formichina, ed è pronta a calpestarci da un momento all'altro. Perchè agli italiani non dice che questo semestre è servito solo ed esclusivamente a lui, e non all'Italia. Servito a gonfiare l'immagine di un giovin virgulto di sinistra partito da lontano, e più precisamente dalla ruota della fortuna di Mike Bongiorno, tanto per capire la caratura del personaggio.
Continuiamo a comprare aerei e navi militari per decine di miliardi di dollari e ad avere un giovane su due senza senza un'occupazione, pensionati abbandonati dopo trent'anni di duro lavoro, esodati, incapienti, imprenditori sul lastrico, liberi professionisti paralizzati dalle tasse che il governo ha imposto dietro i diktat dei burocrati europei.
Oggi, però, qualcosa sta cambiando. C'è un movimento che punta dritto alla sovranità monetaria, che punta a rinegoziare il debito pubblico, agli eurobond, all'abolizione del Fiscal Compact. Oggi l'alternativa c'è, ed è riuscita a far entrare in Parlamento oltre cento portavoce. Tra loro ci sono ricercatori, piccoli imprenditori, medici, ingegneri, operai. C'è l'Italia più grande, quella che avevamo dimenticato e che oggi abbiamo riscoperto, la sola in grado di cambiare davvero il corso della storia del nostro Paese. Sì, c'è quell'alternativa, e si chiama Movimento 5 Stelle.

Custodia cautelare, meno carcere per i colletti bianchi: “Dentro solo i ladruncoli”

Custodia cautelare, meno carcere per i colletti bianchi: “Dentro solo i ladruncoli”

Custodia cautelare, meno carcere per i colletti bianchi: “Dentro solo i ladruncoli”
Giustizia & Impunità

Il Senato si prepara all'ok definitivo sulla riforma che limita il ricorso alle manette. Il giudice dovrà motivare in modo più preciso la "attualità del pericolo" prima di escludere misure alternative. Pignatone: "Molto difficile per i reati economici". Il giudice Morosini: "Giustizia di classe. E nessun beneficio su sovraffollamento"
Dentro i miserabili, i recidivi e i pregiudicati, fuori gli insospettabili, anche se fanno accordi con la mafia. Mentre il Senato si prepara ad approvare una riforma sulla misure cautelari personali che limita drasticamente il carcere per chi è in attesa di giudizio, le polemiche sul testo non accennano a finire. Nata come ennesimasvuota-carceri, la riforma rende infatti più complesso il lavoro dei giudici e non risolve il problema del sovraffollamento carcerario. Concepita per evitare l’eccesso di carcerazioni preventive, che oggi riguardano 23mila persone su un totale di 63mila detenuti, la nuova legge continuerà a mandare in galera ladruncoli e spacciatori e lascerà – ancora una volta – a piede libero i “colletti bianchi”. Il ddl, a firma della deputata Pd Donatella Ferranti, è arrivata oggi in commissione giustizia a Palazzo Madama, con relatore Nico D’Ascola dell’Ncd. E’ la quarta lettura del provvediemnto, che quindi potrebbe essere approvato a breve.
Dopo l’Anm, il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti e il Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, anche Piergiorgio Morosini, presidente della Commissione riforme del Csm, sentito da ilfattoquotidiano.it punta il dito contro il disegno di legge pronto per l’approvazione definitiva. Per il magistrato, già giudice aPalermo nel processo sulla Trattativa Stato-Mafia, la riforma ha il merito di muoversi “in direzione ostinata e contraria” rispetto ai “pacchetti sicurezza” approvati negli ultimi 15 anni, che “hanno potenziato il ricorso al carcere, anche in attesa di giudizio, ogni volta che un delitto impressionava l’opinione pubblica”, ma lascia immutato “un sistema da giustizia di classe che manda in carcere gli emarginati per reati di microcriminalità e non colpisce quasi mai chi è gravemente sospettato di manovre illegali nella pubblica amministrazione”. Una prova? La “rilevante modifica” subita dal testo nel passaggio dal Senato alla Camera, che ha cancellato dai casi di custodia cautelare obbligatoria, nell’ambito dei reati di mafia e terrorismo, il reato di scambio politico-mafioso.
Morosini: “Giustizia di classe che manda in carcere gli emarginati e non colpisce quasi mai chi è gravemente sospettato di illegalità nella pubblica amministrazione”
Il succo della riforma, approvata in seconda lettura alla Camera con il voto contrario di Lega e FdI e l’astensione del Movimento 5 Stelle, è la riduzione della custodia in carcere a extrema ratio da applicare solo in caso di pericoli concreti e “attuali”, quando non è possibile ricorrere a misure coercitive e interdittive sostitutive. Gli arresti domiciliari prima di tutto, e nei casi meno gravi il ritiro del passaporto, l’obbligo di firma, l’obbligo o il divieto di risiedere in una determinata località. Un punto, il riferimento all’“attualità del pericolo”, che ha suscitato l’allarme del Procuratore di Roma, Pignatone, che sentito dalla commissione Giustizia della Camera ha dichiarato: “Se dobbiamo dare alla parola ‘attuale’, calata nel testo di legge, il significato che ha nel vocabolario italiano… noi rischiamo di non poter mai più ricorrere alle misure cautelari al di fuori dei casi di flagranza o dell’immediata minima distanza temporale dei fatti”. Una difficoltà che secondo Pignatone “si esalta per i reati dei colletti bianchi, della pubblica amministrazione e via elencando”.
Con la riforma anche la semplice richiesta della custodia cautelare in carcere diventa più complessa poiché il giudice è costretto a un maggiore sforzo motivazionale: la sua richiesta dovrà contenere una “autonoma valutazione” dell’esigenza di ricorrere al carcere e non si potrà “appiattire” sulle motivazioni del pubblico ministero. “Per andare in carcere non basteranno più alcuni automatismi, come l’essere gravemente sospettato di omicidio” spiega Morosini. “Anche in quel caso, infatti, se il soggetto è incensurato e non si dispone di chiari elementi per temere la reiterazione del reato o il pericolo di fuga ‘attuale’, sarà più difficile applicare la misura di custodia cautelare in carcere”. Anche iTribunali della libertà, che convalidano o annullano la custodia, avranno tempi più stringenti per decidere e depositare le motivazioni. La custodia in carcere, in ogni caso e salvo eccezionali esigenze, non potrà essere rinnovata e sarà annullata se il giudice non saprà adeguatamente motivare il provvedimento cautelare.
Pignatone: “Rischiamo di non poter mai più ricorrere alle misure cautelari al di fuori dei casi di flagranza o minima distanza temporale”
Uno degli aspetti più critici della riforma, per Morosini, resta comunque la mancata soluzione al problema delle carceri stracolme. “Il sovraffollamento è legato soprattutto a delitti da microcriminalità urbana e a soggetti pregiudicati o recidivi” spiega il magistrato “Si tratta spesso di spacciatori o ladruncoli, sovente extracomunitari, che non dispongono di un domicilio e il più delle volte finiscono in carcere perché il giudice non sa dove altro mandarli”. Quasi la metà dei detenuti in custodia cautelare in Italia, circa 9 mila, sono stranieri. “Già oggi, in alcuni casi, si potrebbe applicare una soluzione alternativa, come i domiciliari. Ma non lo si fa perché mancano adeguate strutture pubbliche in grado di accogliere questi soggetti”.
Quindi mentre pregiudicati, recidivi e stranieri continueranno ad andare in carcere, con la riforma (e le norme svuota carceri precedenti) scomparirà invece, definitivamente, l’ipotesi detenzione per la stragrande maggioranza dei reati dei “colletti bianchi”. Sarà così anche per chi è gravemente indiziato di reato di voto di scambio politico-mafioso, depennato da quelli di mafia e terrorismo per i quali la legge mantiene l’obbligo del carcere. Nell’ultima versione del testo il riferimento al reato non compare neppure tra quelli più gravi, come l’omicidio o i reati a sfondo sessuale, per i quali vigerà l’obbligo di ricorso al carcere se le esigenze cautelari non potranno essere soddisfatte con altre misure. Solo le misure interdittive, che rappresentano un’alternativa alla custodia cautelare in carcere, verranno estese dalla legge da due mesi fino ad un anno. E questo varrà anche per i reati dei “colletti bianchi”.
“È vero che alzando l’asticella per il ricorso alla custodia cautelare in carcere vengono esclusi da questa possibilità molti reati dei colletti bianchi” conclude il giudice Morosini “ma la mia preoccupazione sta piuttosto nella mancanza degli strumenti investigativi idonei a scoprire questi reati”. Il riferimento è all’estensione della legge per icollaboratori di giustizia ai reati contro la pubblica amministrazione e l’introduzione di “agenti provocatori” per scoprire i reati di corruzione. Strumenti previsti dalle convenzioni internazionali cui l’Italia ha aderito, ma che non compaiono neppure nelle nuove norme anticorruzione annunciate recentemente dal Governo.
Aggiornato dalla redazione web alle 15,30

Indagato Ignazio Marino: rischia da 3 a 10 anni con l’interdizione dai pubblici uffici

Indagato Ignazio Marino: rischia da 3 a 10 anni con l’interdizione dai pubblici uffici

 
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È rimbalzata sul web come una scheggia impazzita l’iscrizione del sindaco Ignazio Marino nel registro degli indagati per abuso d’uffico e peculato in relazione alle trascrizioni dei matrimoni omnosessuali. La procura di Roma però non ha confermato la notizia.

Lo scorso 3 dicembre il movimento politico «Italia Cristiana» ha presentato una denuncia presso gli uffici di piazzale Clodio. Il riferimento è a quanto successo il 18 ottobre, quando il primo cittadino nel corso di una cerimonia in Campidoglio ha registrato ufficialmente in atti pubblici sedici matrimoni tra omosessuali contratti all’estero.
«Il sindaco di Roma in concorso con il personale impiegato nella giornata delle trascrizioni dei matrimoni omosessuali – si legge nella denuncia – ha posto in essere atti giuridicamente e materialmente rimarchevoli mediante i quali beni pubblici e personale dipendente venivano destinati a una finalità estranea alla pubblica amministrazione. Di fatto il sindaco ha espropriato il patrimonio della pubblica amministrazione e ha leso il buon andamento della stessa».
L’associazione «Italia Cristiana», che propone il messaggio del Vangelo attraverso gli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa, prima di presentare la denuncia alla procura di Roma, aveva inoltrato un esposto al ministro dell’Interno Angelino Alfano e al prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro per chiedere l’annullamento delle trascrizioni gay e il commissariamento di Roma Capitale.
«Non abbiamo avuto nessuna risposta nè dal Ministro nè dal prefetto – spiega Fabrizio Verduchi, presidente del movimento – ora invece abbiamo saputo che l’esposto presentato alla procura è stato assegnato al pubblico ministero Roberto Felici, che coordinerà le indagini nei confronti di Marino. Il sindaco non può fare il giustizialista con i vigili quando poi è il primo che con le trascrizioni gay non ha rispettato la legge».
Ieri sera, comunque, il tam tam su social network e blog ha fatto il giro della rete. Tutti davano la notizia dell’iscrizione del sindaco come certa. Una notizia, che invece, dalla procura non è stata confermata.
«Il 30 dicembre ci siamo presentati a piazzale Clodio per sapere l’esito delle indagini. Quel giorno il nome del sindaco non risultava ancora sul modello 21, quindi il fascicolo era ancora a carico di ignoti», ha spiegato l’avvocato Massimiliano Tedeschi, responsabile dell’ufficio legale del movimento. E ancora: «Ma ci risulta che l’iscrizione sia imminente».
Fonte: Il Tempo
Riportiamo il comunicato rilasciato questa mattina dall’Ufficio Stampa di Italia Cristiana:
La denuncia contro il sindaco di Roma Ignazio Marino per i reati di peculato e abuso d’ufficio, in relazione alle trascrizioni dei matrimoni omosessuali,  presentata dal presidente del movimento politico “Italia Cristiana” Fabrizio Verduchi, in accordo con il responsabile dell’ufficio legale avv. Massimiliano Tedeschi, ha determinato l’iscrizione nel registro degli indagati del Primo Cittadino, che allo stato attuale assume ufficialmente la qualifica di indagato. È il Sostituto Procuratore della Repubblica di Roma Roberto Felici a coordinare le indagini nei confronti di Marino, il quale se condannato dovrà espiare una pena da 3 a 10 anni con interdizione dai pubblici uffici.

Un anno di guai giudiziari del PD – Carrellata di manette…