Servizio Pubblico, Travaglio: “La satira in Italia, piccola storia dei nostri censori”
Editoriale di Marco Travaglio che analizza la censura perpetrata contro la satira in Italia: “Da ieri, in Italia, c’è un sacco di gente – politici, giornalisti, commentatori – che ha scoperto all’improvviso la libertà di satira. Charlie Hebdo ha tutto il diritto di sbeffeggiare l’Islam come tutte le religioni. Perché la satira non ha limiti.Qualunque limite sarebbe una censura, e noi siamo contrari alla censura. Nessuno s’è mai sognato di censurarla, perché noi la satira l’abbiamo eliminata“. E passa in rassegna le tante censure che si sono susseguiti negli ultimi 14 anni: “Nel 2001 Gene Gnocchi a ‘Quelli che il calcio’ fa una battuta su una stagista raccomandata perché è la nipote di Gasparri. Questo, anziché farsi una risata, chiama in diretta per replicare. Simona Ventura tenta di spiegargli qualche semplice concetto, tipo democrazia, libertà e satira politica. Lui però non capisce. Gasparri Akbar. Nel 2002″ – continua – “la Rai caccia Biagi, Santoro e Luttazzi per ordine di un tizio che parla dall’estero,ma non ha nè barba nè turbante. Però la Rai dice: non è censura, è un problema di orario. Biagi dice: ok,andrò in onda alle 24, l’ora del porno. Gli rispondono: guadagni troppo. Non è censura, è risparmio. Lui dice: ok, vado in onda gratis. Gasparri risponde che ruba spazio ai giovani: non è censura, è svecchiamento. Silvio Akbar“
8 gennaio 2015
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