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lunedì 29 dicembre 2014

Concordia, De Falco trasferito in un ufficio: “Noi tenuti ai margini, potrei lasciare”

Il comandante, famoso per la telefonata con il capitano Schettino la notte del naufragio ("Vada a bordo cazzo"), dovrà lasciare il settore operativo della Capitaneria di Livorno: "Io punito e lui in cattedra". Lo sfogo: "La mia sezione mai invitata a ricorrenze e celebrazioni"
Dal settore operativo della capitaneria di Livorno ad un ufficio. Il capitano di fregata Gregorio De Falco è stato rimosso dal suo incarico. “Sono molto amareggiato. Questo è mobbing“, ha commentato a il Corriere della Sera. Divenuto famoso per la telefonata con il comandante Schettino in cui gli intimò di tornare a bordo della nave Costa Concordia che stava affondando (“Salga a bordo cazzo”), dopo dieci anni termina l’incarico nel settore operativo: a fine settembre infatti sarà trasferito in altri uffici, sempre della Direzione marittima di Livorno. Il parlamentare PdFederico Gelli ha annunciato un’interrogazione al ministroMaurizio Lupi per sapere la ragione di questa scelta. Dura la reazione del comandante: “Io punito”, ha detto a Repubblica, “e Schettino in cattedra. Questo Paese è storto, privo di riferimenti corretti”. E il riferimento è all’intervento dell’ex comandante all’Università La Sapienza di Roma del luglio scorso.
Il trasferimento dell’ufficiale ha smosso interrogazioni parlamentari e dichiarazioni politiche, dopo le quali De Falco è tornato alla carica:“Le interrogazioni parlamentari che mi sostengono sono per me inaspettate, ma vanno nella giusta direzione di fare chiarezza su questa vicenda”, ha detto all’Ansa. “Quello che mi è capitato mi amareggia ed è l’ultimo tassello di un percorso che parte da lontano – aggiunge – e che riguarda tutta la sezione operativa che dopo la notte della Concordia è stata tenuta costantemente ai margini di qualunque ricorrenza o celebrazione“.
De Falco non lo dice esplicitamente perché “nella mia posizione non servono le deduzioni o dubbi, ma fatti e certezze”, ma il riferimento potrebbe essere a cerimonie come la consegna della medaglia d’oro al Giglio o alle manovre di rimozione del relitto, organizzate con gran dispiego di autorità ma senza di lui e i suoi uomini. “In questo momento difficile – conclude – sto valutando tutto. Compreso abbandonare le stellette anche se per me sarebbe un fallimento di vita. Del resto, a 50 anni non capisco perché si toglie un ufficiale con la mia esperienza dai ruoli operativi per destinarlo a un altro incarico. Era così necessario per una figura come la mia un ulteriore iter formativo?”
Ai tempi del naufragio della Costa Concordia, De Falco era a capo della sezione operativa e dallo scorso anno aveva assunto l’incarico di caposervizio operazioni della Direzione Marittima di Livorno. “Proprio nelle scorse ore ho avuto notizia dal comandante Faraone che lascio il servizio operazioni e vengo destinato ad un ufficio di carattere amministrativo. Sono abbastanza amareggiato, perché da dieci anni la mia ragione professionale è l’operativa, ma sono un militare”, ha detto lo stesso De Falco, commentando il suo trasferimento ai microfoni dell’emittente toscana Granducato Tv a margine della conferenza stampa di presentazione a Livorno dell’esercitazione di protezione civile Liburnia 2014.
Il parlamentare Pd Gelli ha depositato un’interrogazione in Parlamento: “Il ministero dei Trasporti chiarisca la vicenda della rimozione del comandante Gregorio De Falco dal settore operativo della Capitaneria di Livorno e il suo trasferimento ad un ufficio amministrativo. Nel pieno del processo sul naufragio della Costa Concordia, è opportuno chiarire se ci siano motivazioni particolari dietro questa scelta”. “De Falco ha gestito in prima persona – ha spiegato Gelli – nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012 le fasi cruciali dei soccorsi dopo il naufragio della nave all’Isola del Giglio ed ha ricevuto per questo anche l’encomio solenne della Marina Militare. Sui mezzi di informazione di tutto il mondo è diventato il simbolo dell’Italia che prova a dare un’immagine diversa rispetto a un disastro del genere. Questa rimozione, per la quale il comandante si sarebbe detto amareggiato, merita gli opportuni chiarimenti pubblici, anche per fugare eventuali sospetti che la possano collegare allo svolgimento del processo di Grosseto”.

De Falco e quell’abbraccio “scomodo” ai familiari delle vittime del Moby Prince

Perché è stato trasferito? "Mi dispiace davvero, è opportuno che non parli più" ribadisce con tono fermo ma cordiale il capitano. Per l'ammiraglio, che ha firmato il provvedimento, si è trattato di un normale "avvicendamento", ma c'è chi ipotizza che il marinaio eroe della notte del naufragio sia diventato bersaglio di invidie
“Ho già detto tutto quello che c’era da dire, sono ancora molto amareggiato. I motivi del trasferimento? Guardi, a questo punto è più opportuno interpellare le mie gerarchie, è a loro che dovete rivolgere le domande. Per quanto mi riguarda sto valutando tutte le strade da intraprendere per eventualmente tutelare i miei diritti di cittadino militare”. È quanto ha dichiarato a ilfattoquotidiano.it il capitano Gregorio De Falco, raggiunto telefonicamente nel pomeriggio per chiedere spiegazioni sul “caso”, che lo ha investito. Perché è stato trasferito? “Mi dispiace davvero, è opportuno che non parli più” ribadisce con tono fermo ma cordiale il capitano. Prima di salutarci si lascia scappare: “Il mio lavoro? Un onore vestire questa divisa“.
Davvero il trasferimento è legato soltanto al “normale iter di carriera di un ufficiale”, come ha dichiarato l’ammiraglio della Capitaneria di porto di Livorno Arturo Faraone? La reazione fortemente polemica di De Falco fa sorgere qualche dubbio: c’è infatti chi sostiene che i rapporti con i vertici della Capitaneria siano tesi da tempo. Il capitano ha anche affermato che da tempo sia finita nel mirino “tutta la sezione operativa che dopo la notte della Concordia è stata tenuta costantemente ai margini di qualunque ricorrenza o celebrazione” (parole che sembrerebbero rimandare alla cerimonia di consegna delle medaglie d’oro all’Isola del Giglio). Ai taccuini di Repubblica il capitano ha ipotizzato un legame fra il suo trasferimento e quanto avvenne quella maledetta notte all’Isola del Giglio: “Penso di sì, mi sono fatto questa idea: che ci possa essere un collegamento col lavoro che ho fatto per il soccorso e forse nelle indagini”. Qualcuno si spinge a ipotizzare che i vertici del corpo non abbiano affatto gradito l'”abbraccio” di De Falco ai familiari delle 140 vittime del Moby Prince.
Il Corriere della Sera ricorda invece la “relazione negativa firmata a luglio sulla sicurezza a bordo del nuovo rigassificatore costruito a Livorno e la non convocazione alla seconda ispezione”, oppure lo stop alle navi da crociera di ormeggiare nell’area protetta di Portofino “in contrasto con il comandante della Capitaneria di Genova Marco Brusco, poi comandante generale del corpo durante la sciagura della Concordia”. Nel mirino sembra finire indirettamente soprattutto l’ammiraglio Ilarione Dell’Anna, firmatario del trasferimento. Il motivo? Dell’Anna, attuale “capo 1° Reparto personale” presso il Comando generale delle Capitanerie di porto a Roma, era alla guida della Capitaneria di porto di Livorno quando accadde la sciagura della Concordia. Sciagura che “regalò” una notorietà planetaria a De Falco lasciando – secondo alcuni – in “ombra” Dell’Anna: trasferimento del capitano “eroe” verrebbe perciò inteso come una sorta di “vendetta”.
Ma è davvero così? L’abbiamo chiesto direttamente a Dell’Anna. L’ammiraglio ha voluto precisare una serie di cose: “Ho firmato io il provvedimento, è vero, anche perché – si mette a ridere – questo è il mio mestiere! Di provvedimenti del genere ne firmo a centinaia”. Una firma avvenuta – specifica – “in completo accordo” con la Capitaneria di porto di Livorno. De Falco è stato “rimosso” e “penalizzato”? “Niente di tutto questo – controbatte il militare 63enne – il capitano è stato tecnicamente oggetto di unavvicendamento. Nel nostro settore è una cosa fisiologica, niente di strano. E poi nel cambio d’incarichi non c’è alcuna penalizzazione: non esiste l’inamovibilità“. Dell’Anna ricorda che De Falco è un ufficiale “in ruoli normali”, quindi “deve maturare professionalità e esperienza per fare ulteriori salti”. Il comportamento di De Falco nella notte della tragedia non è sufficiente a fargli ottenere un salto di grado? “Le promozioni non avvengono come nei film”. L’ammiraglio ci tiene inoltre a sottolineare che De Falco “resta a Livorno, non c’è stato alcun trasferimento di migliaia di chilometri”. Cosa risponde a chi sostiene che De Falco le avrebbe “pestato i piedi”? “Rispondo con un’altra domanda: secondo voi – chiede Dell’Anna – è possibile che un ufficiale così giovane possa fare ‘ombra’ a un militare con così tanti anni d’esperienza?”. E se De Falco dovesse davvero lasciare? “Non faremo di certo salti di gioia”.

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