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venerdì 27 luglio 2012

ITALIA OSCURA N2


 
 ITALIA-OSCURA
  
n.2 12 APRILE 2012


STATO DI DIRITO O MAFIA DI STATO?
SALVE A TUTTI, CI SCUSIAMO SE QUESTA EDIZIONE PUO RISULTARE PESANTE, MA VOLEVAMO INSERIRE TUTTO QUELLO CHE PUO SERVIRE per capire le truffe basi di questa italia e quali siano le truffe di questo governo ipocrita e impostore. In un altro posto le cose che sta facendo governo peggio di molti altri si chiamerebbe mafia! Le potreste che si possono fare sono molteplici, ma dato che siamo un comune dobbiamo pensare come gruppo in modo che ogniuno copra le spalle altrui, si puo denunciare questo governo tramite amici che conoscono avvocati che vogliono divendere veramente i cittadini, si puo imporre e sottocrivere al sindaco che per le tasse comunali non usi equitalia perche c'è una legge che lo permette , possiamo prendere d'assalto l'ufficio del sindaco dicendognli che pagheremo solo il giusto di tasse e se ci saranno ritorsioni verso uno solo di noi risponderemo con i bastoni, si puo andare a votare e dchiarare che non vota per protesta, ma anche qui dobbiamo essere uniti, perche se lo fa uno viene preso per matto e isolato se invece lo fanno in molti altri prenderanno l'esempio, ora sta a voi reagire o rimanere indifferenti, ma poi non vi lamentate se vi ritrovate da soli contro lo stato.
Per chi ha internet puo consultare i seguenti siti:
WWW.NONCENSURA.COM
www.youtube.com/user/Serviziopubblico
anon-news.blogspot.it (BLOG DI ANONYMOUS ITALIA HACHERS)
E POTETE CERCARE NOTIZIE SUI FORCONI, IL GENERALE PAPPALARDO, TRAVAGLIO E SERVIZIO pubblico DI SANTORO USANDO www.google.it

Un avvocato di Cagliari denuncia Monti e Napolitano, 8 i capi d'accusa
Dopo l'esposto alla procura della Repubblica presentato dall'Avv. Alfonso Luigi Marra,  un altro avvocato scende in campo contro coloro che ci stanno privando della democrazia: si tratta di Paola Musu, di Cagliari, che ha sporto formale denuncia nei confronti del Presidente della Repubblica, del Presidente del Consiglio, e di tutti i ministri ed i membri del parlamento.
I reati ravvisabili nel loro operato, secondo quanto si evince dal
documento protocollato presentato presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Cagliari, sono i seguenti:
  • Attentato contro l'integrità, l'indipendenza e l'unità dello Stato;
  • Associazioni sovversive; 
  • Attentato contro la Costituzione dello Stato;
  • Usurpazione di potere politico;
  • Attentato contro gli organi costituzionali;
  • Attentato contro i diritti politici del cittadino;
  • Cospirazione politica mediante accordo;
  • Cospirazione politica mediante associazione;
Secondo l'avvocato Paola Musu, sarebbe stato violato l'articolo 1 della Costituzione, che recita: "L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione".
L'avvocato contesta inoltre che "la sovranità monetaria oggi non appartiene più al popolo italiano, ma effettivamente alla Banca Centrale Europea" che ha dettato l'agenda in materia di politiche economiche al Governo Monti (dopo aver cercato di dettarla al governo Berlusconi, con la "famosa" lettera inviata a Tremonti, dopo la quale varò la prima manovra, quella estiva, da 50 miliardi di euro)


La Stato di diritto traduce l'originaria locuzione espressione tedesca "Rechtsstaat", coniata dalla dottrina giuridica tedesca nel XIX secolo.

Fondamento di questa forma di Stato è la salvaguardia della supremazia del diritto e delle connesse libertà dell'uomo. Il concetto dello Stato di diritto presuppone che l'agire dello Stato sia sempre vincolato e conforme alle leggi vigenti: dunque lo Stato sottopone se stesso al rispetto delle norme di diritto, e questo avviene tramite una Costituzione scritta.
Il concetto di Stato di diritto si esplica in due nozioni: lo Stato di diritto
in senso formale e lo Stato di diritto in senso materiale.
La tassa è relativa a un servizio di cui ciascun contribuente può decidere se avvalersi o meno, e in generlae non è dipendente dal reddito; tramite le imposte si realizza la copertura finanziaria delle leggi e la spesa pubblica. Il finanziamento di opere o atti previsti per legge attraverso una tassazione è contraria al principio di eguaglianza e all'obbligo generale di contribuzione alla spesa pubblica (artt. 3 e 53 della Costituzione).

Mafia è un termine diffuso con cui ci si riferisce ad una particolare tipologia di organizzazioni criminali.

Ci sono invece undici caratteristiche che la Commissione europea e l'Europol hanno individuato per definire correttamente un'organizzazione criminale. Devono essere soddisfatte sei di queste caratteristiche e le prime quattro sono obbligatorie.


Criteri obbligatori:
  • L'organizzazione deve essere composta da più di due persone.
  • Il gruppo deve essere responsabile di reati gravi.
  • Il coinvolgimento in gravi attività criminose deve avvenire per un periodo di tempo prolungato o indefinito.
  • Il gruppo deve essere motivato dalla ricerca del profitto o del potere.



Criteri non obbligatori:
  • Il gruppo fa uso di strutture d'affari o attività di tipo commerciale.
  • Il gruppo individua degli obiettivi da raggiungere e lavora ad essi tramite la divisione in mansioni e compiti.
  • Una qualche forma di disciplina o controllo è presente all'interno dell'organizzazione con eventuali sanzioni per il mancato rispetto delle regole.
  • Il gruppo è coinvolto nel riciclaggio di denaro sporco.
  • Il gruppo fa uso della violenza o di altri tipi di intimidazione.
  • Il gruppo tenta di influenzare la politica, i media, la pubblica amministrazione, le autorità giudiziarie o l'economia.
  • Le operazioni del gruppo vengono portate avanti a livello internazionale o transnazionale.
Ricordate le dimissioni in massa dell'ABI... con i Montiani subito pronti a evidenziare come "Monti ha scontentato le banche" (dopo avergli fatto diversi generosi regali, come l'abbassamento a 1.000€ della soglia per i pagamenti contanti.... EBBENE, è STATO TUTTO UN BLUFF: le commissioni bancarie sono state ripristinate!!! MA I MASS MEDIA CHE HANNO FATTO I CARTELLONI PER DIRE CHE ERANO STATE ELIMINATE, NON EVIDENZIANO CON LA STESSA FORZA CHE SONO STATE RIPRISTINATE... w la massmediocrazia!  
In gran silenzio, a inizio anno il governo italiano ha dato due miliardi e mezzo di euro alla potente banca Usa, dove lavora il figlio di Mario Monti.  [vedi http://bit.ly/wbAWmN]
C'è da dire che glieli dovevamo. Però il governo avrebbe potuto pagare in più rate: INOLTRE LO STATO ITALIANO HA DEBITI CON MOLTE AZIENDE ITALIANE - per forniture di merci e/o servizi - per un totale di ben 700 MILIARDI DI EURO. Non era meglio dare la precedenza alle nostre imprese, ad iniziare da quelle in crisi, in modo da permettere loro di "tirare un po' il fiato" ???
La cosa a dir poco ALLUCINANTE è che ci sono aziende in CRISI che aspettano da MESI, in alcuni casi persino da ANNI, ingenti somme di denaro dallo stato. Per esempio, 50.000€:  allo stesso tempo, mediante equitalia, lo stato ne chiede alla stessa azienda 5.000€ con l'aggravio di tutte le spese di mora, notifica, interessi etc; mentre lo stato, insolvente di cifre maggiori, non solo non rimborsa alcun interesse, ma non c'è modo di farsi pagare!!!
Un esempio clamoroso lo trovate qui [http://bit.ly/GTpxz2] - un imprenditore alla quale lo stato italiano deve da ANNI ben 350.000€, e non ha visto ancora 1 centesimo. A causa di questa insolvenza ha PERSO TUTTO. Di questi casi i mass media - guarda caso - non parlano MAI; questa storia ha avuto risalto - SOLO sulla cronaca locale - perché l'uomo, esasperato, ha minacciato di gettarsi da un dirupo, rendendo necessario l'intervento dei Carabinieri: nella zona le voci corrono, ed era inutile cercare di nascondere il fatto. Ma la stampa nazionale, asservita, si guarda bene dal dare risonanza a casi come questo. Cosa che succede anche per i numerosi suicidi causati dalla crisi, ultimamente viene registrato ALMENO un caso al giorno, ma non lo dicono...

Cittadini onesti che si sacrificano e devono subire questi soprusi... costretti a chiudere la propria attività a causa dell'insolvenza di uno stato che mantiene mezzo milione di auto blu, privilegi di ogni sorta e genere a una casta indegna, e poi non onora i propri debiti. Ma se a dovere qualcosa sei tu, allora ti trattano come un criminale... anche se effettivamente non sei in grado di pagare...
PS: SE FATE CONOSCERE QUESTA BREVE STORIA AI VOSTRI AMICI, CONDIVIDENDO L'ARTICOLO CON UN INVITO ALLA LETTURA, VE NE SONO GRATO... LA GENTE DEVE SAPERE, DEVE RIFLETTERE...
"Io ho un mutuo, due figli, questo mese ho da pagare l'amministrazione, la mensa dei bambini, il dentista - che è diventato un optional per noi operai, far curare i nostri figli - e ho guadagnato 810 euro... 810 euro! Io devo mandare avanti la famiglia, ma no mandare avanti la famiglia, perché anche il mangiare è diventato un optional per noi."
"Per andare a fare la spesa, dobbiamo fare i salti mortali, dobbiamo inventarci come dar da mangiare ai nostri figli. Prima ho sentito parlare di benzina: la benzina per noi non serve più a niente, andiamo a piedi, non possiamo permettercela, è da ricchi anche la benzina."
"Lo vedete, Quel signore, quel ragazzo di Bologna che si è dato fuoco davanti all'agenzia delle entrate, non è che lo ha fatto perché... LO HA FATTO PERCHE' GLI STATE MANGIANDO IL CUORE, PERCHE' SIETE DELLE MERDE! SIETE DEGLI ASSASSINI! CI STATE UCCIDENDO!!! SIETE DELLE MERDE TUTTI! TUTTI!!! TUTTI I POLITICI, TUTTI QUANTI! NON AVETE DIGNITA', PENSATE SOLO A VOI! PENSATE SOLO A VIVERE VOI, IO HO IL PROBLEMA DI MANGIARE! ASSASSINI! SIETE DEGLI ASSASSINI!"

1.000 SUICIDI PER DEBITO NEL 2011- 2012 Usura e Suicidio in uno Stato Complice

Ci nascondiamo dietro ad un dito tra ipocrisia ed opportunismo e ancora non ci arrendiamo di fronte alla strage che si sta abbattendo su di noi, ancora un altro omicidio a Bologna davanti alle Agenzia delle Entrate che ha demandato ad Equitalia il servizio di riscossione usuraia in cui c'è la partecipazione statale. Basta con questa moneta debito, basta con questa truffa, basta con questa stretta mortale. Chi è il colpevole? Nessuna legge al mondo dovrebbe determinare la morte, eppure dietro ai fantasmi giuridici si nascondono le macchine della morte che agiscono indirettamente e per conto dello sterminatore, gli schiavi che non reggono al sistema sono solo di ostacolo al sistema. Si può denunciare lo stato oltre che per truffa, per estorsione, cadute funzioni, anche per stalking? Questo Stato non ci serve più, dobbiamo fondare una ricostituente, che metta al centro l'uomo e non il mercato, che metta al centro la dignità, non il denaro.
Quante notti dovranno passare prima che arrivi l'alba dell'umanità che si aiuta?

L'idea che ho in testa è la seguente perchè non andiamo a denunciarli un milione di cittadini denunciano ogni singolo politico amministratore dal piu in alto al piu piccolo ma non con una class action ma con un milione di denunce io credo che se il singolo politico si vede recapitare un milione di denunce vuol dire che passa almeno tre anni a firmare notifiche e ti dico io che dopo il primo mese da le dimmissioni solo che dobbiamo essere in tantissimi e fare una denuncia per ogni cosa, per dire abuso del ruolo, aver votato una legge contraria all'interesse diretto del cittadino qualsiasi cosa sia buona per fare una denuncia utilizzo dell'auto di servizio per cose personali, incostituzionalita del non aver portato i cittadini al voto, aver fatto una legge che ha tolto la sovranita al popolo, alto tradimento, aver permesso alle forze armate l'uso in poligono di tiro di munizioni all'uranio impoverito,falso ideologico, e chi piu ne ha piu ne metta però bisognerebbe parlarne prima con almeno tre o quattro avvocati. In Italia nessuno ti può far nulla se tu fai una regolare denuncia,bene facciamo due milioni di denunce la consulta puo vanificare due milioni di firme ma non due milioni di denuncie.Bisogna denunciare però ogni singolo politico, non so se mi sono spiegato io denuncio lusi oggi tu lo fai domani pietro dopo domani antonio lo fa domenica ognuno denuncia la stessa persona da città diverse con un prestampato con tutte le accuse si va dai carabinieri loro mettono la firma e poi notificano in questa maniera anche i magistrati si accorgerebbero che non possono fare a meno di muoversi per i diritti della gente. Basta dimostrare che non fanno l'interesse dei cittadini denunci l'assenteista perchè non va al lavoro e chi doveva controllarlo perchè non ha controllato


Ecco come bisogna comportarsi se si vuole annullare il proprio voto , esercitando il proprio diritto , ma non facendo conteggiare la scheda nulla o bianca tra quelle che poi possono essere usate per l'attribuzione del premio di maggioranza . Diffondete !!!
Inna Sarana
METODO LEGALE PER SABOTARE LE ELEZIONI! Se votate scheda bianca o nulla perchè non vi sentite rappresentati da nessun partito, in realtà, favorirete il partito con più voti. Infatti (vedere REGOLAMENTI PER IL CALCOLO DEL PREMIO DI MAGGIORANZA) anche i voti bianchi o nulli entrano nel calcolo del premio di maggioranza, ...favorendo chi ha preso più voti. ESISTE UN'ARMA LEGALE CONTRO QUESTA LEGGE INDECENTE E ANTIDEMOCRATICA! Di seguito i riferimenti legali. Tutto si basa su un uso 'puntiglioso' della legge: Testo Unico delle Leggi Elettorali D.P.R. 30 marzo 1957, n. 361 - Art. 104 - Par. 5 5) Il segretario dell'Ufficio elettorale che rifiuta di inserire nel processo verbale o di allegarvi proteste o reclami di elettori è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa sino a lire 4.000.000. Illustro nei dettagli il sistema da usare: 1) ANDARE A VOTARE, PRESENTARSI CON I DOCUMENTI + TESSERA ELETTORALE E FARSI VIDIMARE LA SCHEDA 2) ESERCITARE IL DIRITTO DI RIFIUTARE LA SCHEDA (DOPO VIDIMATA), dicendo: 'Rifiuto la scheda per protesta, e chiedo che sia verbalizzato' 3) PRETENDERE CHE VENGA VERBALIZZATO IL RIFIUTO DELLA SCHEDA 4) ESERCITARE IL PROPRIO DIRITTO METTERE A VERBALE UN COMMENTO CHE GIUSTIFICHI IL RIFIUTO (ad esempio 'Nessuno dei politici inseriti nelle liste mi rappresenta') COSI FACENDO NON VOTERETE, ED EVITERETE CHE IL VOTO NULLO O BIANCO SIA CONTEGGIATO COME QUOTA PREMIO PER IL PARTITO CON PIU' VOTI FATE GIRARE IL + POSSIBILE!!!
Lo Stato che lotta contro ... l'Antimafia!

La Dia sempre più povera. Nel 2001 l’organismo antimafia voluto da Falcone aveva a disposizione 28 milioni di euro, oggi circa 10. «Così non possiamo più andare avanti». Subito dopo Pasqua una risoluzione alla Camera chiederà al governo nuovi fondi. Ma lo scorso ottobre gli stipendi degli investigatori sono stati decurtati di un altro 20 per cento. 

Nel 2001 erano 28 milioni di euro. Quest’anno saranno poco meno di 10 milioni. Nel giro di un decennio i fondi che lo Stato destina alla Direzione Investigativa Antimafia si sono ridotti a un terzo. «E ormai - racconta un funzionario della Dia che chiede di rimanere anonimo - i finanziamenti che riceviamo non sono più sufficienti per gestire la struttura». Una struttura tutt’altro che secondaria. «Sembra quasi che nessuno si ricordi che ci occupiamo di lotta alla criminalità organizzata». Il paradosso è che poco più di un mese fa la Dia ha festeggiato venti anni dalla fondazione. L’organismo per la lotta alla mafia voluto dal magistrato Giovanni Falcone. Una struttura interforze di cui fanno parte Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza organizzata in 12 centri operativi e 7 sezioni operative in tutta la Penisola. «Una realtà - continua il funzionario - che taglio dopo taglio è stata seriamente depotenziata».
L’ultima sforbiciata risale allo scorso autunno. Quando a ridurre gli stipendi degli 007 antimafia è stato il decreto Stabilità del governo Berlusconi. Una decurtazione relativa al “Tea”, il trattamento economico aggiuntivo, pari al 64 per cento per il 2012 e al 57 per cento dal 2013. Il risultato? «In totale - raccontano dalla Dia - le nostre retribuzioni hanno perso quasi il 20 per cento». All’epoca gli investigatori avevano persino scritto una lettera al ministro Roberto Maroni. Un’accusa al titolare del Viminale: «Abbiamo il dovere morale - si leggeva - di denunciare questo ennesimo tentativo di depauperamento della Dia, così fortemente voluta da Giovanni Falcone, attentando così alle sue idee». A sentire i diretti interessati non è mai arrivata risposta. «Maroni non l’abbiamo sentito - raccontano oggi - Ma non abbiamo ricevuto alcun riscontro neppure dal capo della Polizia».

Nonostante i finanziamenti si riducano di anno in anno, i risultati ottenuti dalla Dia restano di tutto rilievo. Le statistiche dell’attività antimafia parlano da sole. Dal 1992 al 2012 sono stati sequestrati a Cosa Nostra, Camorra e ’Ndrangheta beni per un valore di quasi 12 miliardi di euro. Quasi due miliardi il valore dei beni confiscati. Novemila le ordinanze di custodia cautelare. Eppure oggi la stretta al finanziamento «rischia di compromettere l’operatività di molte sezioni operative, presidi di lotta alla criminalità organizzata di stampo mafioso», come hanno denunciato in una recente interrogazione a Montecitorio i due finiani Giorgio Conte e Aldo Di Biagio.
A far discutere è l’ultima decurtazione agli stipendi. Circa il 20 per cento della retribuzione mensile di operatori che certo non godono di particolari privilegi. Lo stipendio medio di un esponente dell’antimafia? «Per un ispettore con 32 anni di servizio è di circa 2mila euro» chiarisce il documento dei deputati. Ma molti profili esecutivi non superano i 1.400 euro al mese. «Spesso si tratta dei colleghi che operano sul campo - racconta il funzionario al telefono - che rischiano in prima persona». «In particolare nelle diramazioni periferiche - continua - basta la semplice attività sul territorio per essere sottoposti a minacce. In diversi casi per divenire bersaglio di esplosioni d’arma da fuoco».
Da quest’anno gli investigatori antimafia dovranno anche rinunciare a qualche centinaio di euro in busta paga. «Cifre già esigue, che per qualcuno di noi significano molto», continua il funzionario. «C’è chi ha aperto un mutuo e chi ci paga la scuola dei figli». A confermare la sforbiciata agli stipendi è stato lo stesso governo Monti. Lo scorso febbraio il sottosegretario all’Interno Carlo De Stefano - intervenuto a Montecitorio - ha ammesso che «di fronte all’urgente necessità di contenimento della spesa, con la legge di stabilità 2012 si è ritenuto di intervenire sul trattamento economico aggiuntivo del personale della Dia». Una riduzione che comunque, ha chiarito ancora il sottosegretario, «non ha interessato le spese di funzionamento della struttura». Un taglio mirato, raccontano oggi dall’Antimafia. «Chissà perché - si lamentano oggi - in tutto il comparto sicurezza siano gli unici».
E non è neppure l’unico sacrificio. Una norma del 2010 ha già previsto il blocco degli stipendi degli operatori della Dia fino ai prossimi tre anni. A questo, come denunciano i deputati futuristi, si aggiungono i mancati «riconoscimenti stipendiali relativi al compimento dell’anzianità di servizio e quelli per avanzamento di grado».

E poi c’è la carenza di personale. Oggi l’organico della Dia è composto da circa 1.300 persone. «A fronte di compiti - come spiega il deputato Pdl Giuseppe Marinello in un’interrogazione depositata oggi a Montecitorio - che richiederebbero almeno 2.500 unità». Tremila, stando a quando raccontano dalla Dia. Il risultato è desolante. In alcune realtà periferiche mancano le risorse per garantire un servizio efficiente. «Vuole un esempio? - dice il funzionario - I colleghi di Milano spesso non riescono ad andare a Brescia per fare le indagini. Con tutte le infiltrazioni mafiose che ci sono in quell’area».

Il personale non è sufficiente. Ma almeno il sottosegretario De Stefano ha chiarito alla Camera che in futuro «non è prevista alcuna riduzione dell’organico». «In realtà non è vero nemmeno questo» spiegano gli investigatori antimafia. A breve, infatti, aprirà una nuova sezione operativa a Bologna, dipendente dal centro di Firenze. Questo comporterà il trasferimento di risorse già impegnate sul territorio. «Di fatto è un taglio al personale - racconta il funzionario - Perché chi andrà a operare in Emilia Romagna dovrà lasciare altre realtà già sotto organico».

La politica tace. Qualche giorno fa quattro deputati di Futuro e Libertà hanno presentato una risoluzione presso la commissione Affari costituzionali della Camera. L’obiettivo è quello di chiedere al governo il reintegro dei fondi alla Dia. Manca ancora una conferma ufficiale, ma secondo alcune indiscrezioni il documento potrebbe essere discusso e votato subito dopo Pasqua. Un impegno non proprio trasversale. Ad oggi nessun deputato - esclusi quelli di Fli - ha deciso di apporre la propria firma al testo. «C’è poco interesse - raccontano a Montecitorio - ma vedrete che non appena la risoluzione sarà inserita nei lavori della commissione e diventerà di dominio pubblico diventerà improvvisamente di grande attrattiva». 
Il recordman dei "doppi incarichi": Francesco Bettoni, l'uomo con 30 poltrone

Quando ho letto, non credevo ai miei occhi: 
Francesco Bettoni ha 30 incarichi!
Trenta!
Viene da chiedersi "come possa un solo uomo assolverli", ma se consideriamo che in molti casi non c'è alcun obbligo di frequenza, è chiaro che in Italia si possibile anche questo...
Qualcuno potrebbe pensare che si tratti di un "pesce d'Aprile" posticipato, oppure che lo "zero" dopo il "3" sia frutto di un errore di digitazione, ma non è così. Di seguito, sono indicati uno ad uno.
Se i "tripli incarichi" che hanno molti politici, indicati nell'articolo "POLITICI CON DOPPI INCARICHI: ECCO CHI SONO" vi sembravano eccessivi, preparatevi a un mal di pancia... buona lettura.
Il dott. Bettoni, riveste i seguenti incarichi (perdoneranno i lettori se si scoprirà che ne è sfuggito qualcuno):
  1. Presidente della Camera di Commercio di Brescia;
  2. Presidente dell’Unione delle Camere di Commercio della Lombardia;
  3. nella veste che precede, membro del comitato esecutivo dell’Unione delle Camere di Commercio d’Italia (di cui è stato anche vicepresidente fino a pressappoco un anno fa);
  4. Presidente della Confagricoltura della Lombardia;
  5. Presidente dell’Unione Provinciale Agricoltori di Brescia;
  6. Presidente del consiglio di amministrazione di Autostrade Lombarde SpA, società partecipata da amministrazioni provincialiCamere di Commercio, banche, associazioni industriali, ecc…, tutti della Lombardia;
  7. Consigliere di amministrazione di Autostrade Bergamasche SpA, società partecipata dall’amministrazione provinciale di Bergamo, dalla Camera di Commercio di Bergamo, da molti comuni, da banche, municipalizzate, ecc…;
  8. Consigliere di amministrazione di Tangenziali Esterne di Milano SpA, controllata da società autostradali, Provincia di Milano, banche e da Azienda Sviluppo Ambiente e Mobilità SpA, controllata dalla Province di Milano e Monza-Brianza, e dal comune di Trezzo sull’Adda;
  9. Consigliere di amministrazione di Tangenziale Esterna SpA, controllata da Tangenziali Esterne di Milano SpA e da costruttori;
  10. Presidente del consiglio di amministrazione di Unione Agricoltori srl, società controllata dall’Unione Provinciale Agricoltori di Brescia;
  11. Consigliere di amministrazione di Brixia Expo – Fiera di Brescia SpA, che gestisce il polo fieristico bresciano ed è controllata da ProvinciaComune e Camera di Commercio di Brescia,A2A SpAAssociazione Industriali, banche, ecc…;
  12. Consigliere delegato di SPA Immobiliare Fiera di Brescia; controllata dagli stessi enti di Brixia Expo;
  13. Consigliere di amministrazione del Banco di Brescia SpA, banca nata dalla fusione di C.A.B. e Banca San Paolo;
  14. Vice presidente del Consorzio Camerale per il Credito e la Finanza, costituito tra Camere di Commercio della Lombardia;
  15. Consigliere di amministrazione del Consorzio Fidi Agricoltori Lombardi, controllato daFederfidi Lombarda;
  16. Consigliere di amministrazione di FuturImpresa s.g.r. SpA, società di gestione del risparmio partecipata dalle Camere di Commercio di Brescia, Bergamo e Como;
  17. Presidente del consiglio di amministrazione di New Agri srl, società partecipata dall’Unione Agricoltori di Brescia;
  18. Presidente del consiglio di amministrazione di BreBeMi SpA, la società di progetto per la costruzione dell’autostrada diretta Brescia-Milano, partecipata da Autostrade Lombarde SpA e da molti dei suoi soci;
  19. Presidente del consiglio di amministrazione di Pro-Brixia, azienda speciale della Camera di Commercio di Brescia;
  20. Presidente del consiglio di amministrazione di A.I.S.A. Assistenza Innovazione Sviluppo Agricolo s.r.l. interamente posseduta da Unione Provinciale Agricoltori di Brescia;
  21. Consigliere di amministrazione di Federlombarda Agricoltori srl, controllata dalle confederazioni e unioni degli agricoltori lombarde;
  22. Consigliere di amministrazione della Fondazione Teatro Grande di Brescia, i cui amministratori sono nominati dagli enti pubblici bresciani; scorrere l’elenco degli amministratori di questa fondazione è illuminante, perché vi ricorrono nomi che Tempo Moderno ha spesso avuto modo di citare;
  23. Consigliere di amministrazione di Tecno Holding SpA di Roma, una finanziaria di partecipazione di proprietà delle Camere di Commercio delle varie province italiane;
  24. Presidente del consiglio di amministrazione di Borsa Merci Telematica S.c.p.A. con sede in Roma, società costituita per la gestione di un mercato telematico di prodotti agricoli, ittici e agroalimentari, di proprietà delle Camere di Commercio delle varie province italiane;
  25. Consigliere di amministrazione di UnionTrasporti, s.c.r.l., una società consortile “appartenente al sistema camerale” costituita a Roma tra Unioncamere nazionale e Unioncamere regionali, con la partecipazione di interporti e associazioni;
  26. Consigliere di amministrazione di A4 holding SpA, società veronese di progettazione autostrade, controllata da amministrazioni provinciali e comunali, e Camere di Commercio, di Milano, Bergamo, Brescia, Verona, Vicenza, Padova, Venezia, oltre a banche, società autostradali, imprese costruttrici;
  27. Consigliere di amministrazione di Autostrada Brescia Verona Vicenza Padova SpA, con sede in Verona, interamente posseduta da A4 holding SpA;
  28. Consigliere di amministrazione del Comitato Promotore TransPadana, con sede a Torino, costituito tra amministrazioni regionali, provinciali, comunali, Camere di Commercio, unioni industriali, banche e consorzi di Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto e Friuli;
  29. Presidente della Fondazione Iniziative Zooprofilattiche e Zootecniche di Brescia;
  30. Consigliere di amministrazione della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani di Gardone Riviera.
A onor del vero, arrivato a individuare 30 tra presidenze e consigli di amministrazione del dott.Bettoni, Tempo Moderno si è stancato di proseguire nella ricerca, convinto, da un lato che le cariche più importanti siano state elencate, dall’altro che la dimostrazione della tesi che si voleva sostenere sia già stata ampiamente raggiunta: esistono esempi di concentrazione di cariche veramente inconcepibili.
Poco importa se e quanto e quali di queste cariche siano remunerate; di questo, in parte, i mediabresciani si sono già occupati, e ulteriori elementi sono ricavabili consultando il prospetto degli incarichiper nomina della Camera di Commercio bresciana, pubblicato dalla stessa sul suo sito.
Il ragionamento che preme fare, è quello già svolto trattando di un caso analogo (anche se dimensionalmente assai meno impressionante) nella settima puntata, citata in esordio di questa nota:
prima di tutto, come è possibile che una persona possa seguire con il dovuto impegno e dedizione una simile pluralità di incarichi, studiando e preparandosi per ciascuno di essi con uguale scrupolo (e, se si dovesse sostenere che in realtà in un certo consiglio di amministrazione piuttosto che in un altro egli non deve fare nulla se non presenziare, allora occorre chiedersi che utilità ha il suo posto e perché non vengasoppresso);
in secondo luogo, come si possono credibilmente auspicare il ricambio della classe dirigente, e la crescita di nuove generazioni di civil servant, se le possibilità di misurarsi, fare esperienza, essere selezionati, sono frustrate dalla sistematica occupazione di tutti i posti disponibili da parte di coloro che, anche generazionalmente, si possono definire dinosauri dell’amministrazione della cosa pubblica?
Un minimo di credibilità è recuperabile solo dettando alcune semplici regole:
  • fermare la moltiplicazione dei consigli di amministrazione, oggi attuata frazionando le funzioni di pubblico interesse tra più società e mantenendo partecipate che svolgono funzioni non più strategiche;
  • ridurre drasticamente il numero dei componenti degli organi delle società veramente necessarie (basti ricordare un principio da tempo espresso e sempre disatteso, che vorrebbe gli organi amministrativi delle società pubbliche costituiti da amministratori unici o, al massimo, da consigli di tre membri;
  • prevedere un limite invalicabile al cumulo di cariche: una persona non deve avere più di uno o due incarichi pubblici o di nomina pubblica;
  • prevedere dei criteri di selezione degli aspiranti alla nomina oggettivi e meritocratici.
In altre parole, cambiare radicalmente l’intera filosofia con la quale gli enti pubblici e parapubblici, almeno bresciani, sono oggi governati.
Nadia Toffa affronta un delicato problema riguardo alla corruzione legata alla vendita dei farmaci da parte degli informatori farmaceutici di grandi Compagnie in cambio di regali e favori. Nadia Toffa approfondisce il fenomeno del comparaggio: si tratta essenzialmente di una attività illecita per cui qualche medico, farmacista o altri operatori sanitari, accettano regali di varia natura da emissari di un'industria farmaceutica, in cambio della prescrizione di determinati farmaci. La iena intervista allora un informatore scientifico, una figura professionale pagata da un’azienda farmaceutica per promuovere tra i medici alcuni farmaci specifici, che da anni lavora per le più grosse multinazionali del farmaco, il quale spiega, dal suo punto di vista, come funziona il comparaggio. «Se trovo i dottori disposti a spingere i miei farmaci, ricambio il favore», dice l’uomo nell’intervista che potremo vedere questa sera a Le Iene Show in versione integrale. «Tipo?» chiede allora Nadia Toffa. «Gli faccio un regalo», risponde l’informatore. «Che significa spingere un farmaco?», gli chiede allora la iena. «Il medico deve prescrivere il mio farmaco e poi, quando può, deve addirittura iperprescriverlo, cioè prescriverlo anche quando non ce ne sarebbe bisogno». Per questo, spiega poi l’informatore, in cambio chiede «regali» e «congressi in posti esclusivi». «Quanti sono gli informatori scientifici che lavorano così? La stragrande maggioranza… diciamo almeno il 70%», afferma l’uomo alla fine dell’intervista. «E i medici che si fanno fare regali?», chiede Nadia Toffa. «Anche lì, almeno il 70%», risponde l’uomo. In seguito, la Iena mostra diverse fotocopie di ricette giunte in redazione in cui vengono prescritti farmaci generici, tutti della stessa casa farmaceutica, con la dicitura “Non sostituibile”. Nadia Toffa, per capire la correttezza o meno di questa procedura, si reca dal luminare e scienziato Silvio Garattini che afferma: «Non è corretto scrivere non sostituibile sulla prescrizione di un farmaco generico... Il medico non ha i criteri per stabilire se una marca di una determinata industria è meglio di quella di un’altra… Ritengo che, salvo casi rari, non si dovrebbe poter scrivere ‘non sostituibile’ perché tutti i prodotti sono uguali».

Il "Sistema Sanitario Nazionale" tra truffe delle farmacie e inadempienze

Le "Iene" hanno documentato casi di TRUFFA ai danni dello Stato che eventuali farmacisti, con la complicità di un medico "compiacente" possono perpetrare in modo facilissimo e praticamente PRIVO DI RISCHI. Basta un medico complice disposto a prescrivere farmaci "dispensati" in "ricette" intestate a pazienti ignari e simulare di averli venduti per ricevere dal SSN il rimborso del costo del farmaco, che in realtà finisce nella spazzatura. Il primo servizio delle Iene espone ben 4 sacchetti pieni di medicinali (validi) gettati nel cassonetto, dei quali non è precisato quale sia il valore dei farmaci, ne con quale frequenza e quantità di farmaci veniva compiuta. Stando a quanto documentato dalle "Iene" - che hanno dedicato alla questione diverse puntate, e riferiscono di aver ricevuto numerose segnalazioni - non sembra trattarsi di un "caso isolato", possiamo pertanto ipotizzare un ingente danno all'erario - quindi ai cittadini "contribuenti" - in un periodo in cui non solo i cittadini sono spremuti come limoni dalle tasse, ma ha visto i vari governi che si sono susseguiti TAGLIARE SEMPRE DI PIU' la spesa sanitaria, dalla chiusura di presidi ospedalieri ai vari "ridimensionamenti", fino all'istituzione di ticket e pagamenti per servizi/farmaci che in passato venivano dispensati gratuitamente. Tra l'altro la lista dei "farmaci dispensati" - cioè forniti gratuitamente ai cittadini e pagati dal SSN - si è ridotta notevolmente negli ultimi anni. Ci auguriamo non a causa delle truffe. - Qui i servizi delle Iene: Truffe in farmacia - Truffa Farmacie - 2° servizio - Truffe in farmacia: la fuga
LA TRUFFA DELLE FARMACIE

Alcuni farmacisti disonesti (le Iene hanno evidenziato più casi) truffano il "Sistema Sanitario Nazionale" chiedendo rimborsi allo stato per farmaci "dispensati" (cioè consegnati gratuitamente ai pazienti, ma ovviamente pagati dal SSN) che non sono mai stati consegnati ai clienti. Funziona così. Si fanno rilasciare da un medico compiacente una ricetta medica, magari intestata ad un ignaro paziente, applicano sulla stessa la cosiddetta "fustella" - ovvero il codice a barre posto sulla scatola del farmaco - dopodiché si fanno rimborsare dallo stato il costo del medicinale, come avviene nei casi in cui lo stesso fosse stato normalmente consegnato a un paziente. Nel corso dei loro servizi, le Iene documentano farmacie in possesso di grandissimi quantitativi di medicinali senza fustella, conservati nei locali della farmacia stessa, un modo di agire che fa pensare che i farmacisti non abbiano alcuna paura di essere scoperti. Nel primo servizio delle Iene, il conduttore, insieme a un dipendente della farmacia in questione, esibisce ben4 sacchetti di medicinali gettati nella spazzatura: peccato non hanno fatto "il conto" di quanti soldi avrebbero percepito per tali medicine dal SSN, ma è facile immaginare che si tratti di somme consistenti, giudicando dal volume dei sacchi e dal prezzo medio dei medicinali; anche perché sicuramente, per perpetrare questa truffa, non utilizzano i farmaci meno costosi.  Nel secondo servizio, le "Iene" riferiscono inoltre che le "fustelle" dei farmaci (il codice a barre, mediante il quale i farmacisti si fanno rimborsare dal SSN) viene talvolta falsificato, e illustrano segnalazioni ricevute da numerose regioni d'Italia.
QUALE DANNO PER L'ERARIO? 
E' ovviamente impossibile stabilire con certezza quanti siano i farmacisti furbetti in Italia, tuttavia le Iene hanno evidenziato come non si tratti di un caso isolato, e l'estrema semplicità con la quale è possibile commettere la truffa, unito alle scarse possibilità di esser scoperti, fanno presumere che a livello nazionale, possano esser molteplici i farmacisti che truffano il SSN. Facciamo qualche ipotesi. In Italia ci sono ben 17.352 farmacie (15.500 private e quasi 2.000 pubbliche, cioè comunali)
Se questa pratica fosse adottata dal 3% delle 15.500 farmacie private, le farmacie "furbette" sarebbero 465. Se ciascuna di queste truffasse il SSN per 10.000 euro annuali -  circa 833€ al mese - (il valore dei farmaci contenuti nei 4 sacchi mostrati dalle Iene probabilmente è più alto) l'importo richiesto indebitamente allo stato ammonterebbe a un totale di 4.650.000€. Se le farmacie truffaldine fossero il 5% di quelle private, sempre stimando un giro d'affari di 10.000€ all'anno, la somma rubata allo stato ammonterebbe a 7.750.000€ ... OVVIAMENTE SI TRATTA DI UN CONTO ESEMPLIFICATIVO, NON BASATO SU DATI REALI, UNA SEMPLICE IPOTESI DELL'AUTORE. Ci piacerebbe pensare che si tratti di casi isolati, ma giudicando da quanto emerso dall'indagine delle Iene e dalla assoluta semplicità dell'operazione, temiamo che non sia così.
Molise, Federfarma blocca l' uso della macchinetta per ricette mediche.Perchè utilizzare un apparecchio che evita di truffare lo Stato?
Consiglio di vedere il video dall' inizio alla fine per capire, se ancora se ce ne fosse bisogno, che i primi truffatori sono sempre i politici e la grandi aziende dei vari settori. In questo caso le Farmacie.
Un inventore ha creato una macchinetta da usare in Farmacia per le ricette mediche. Al posto delle fustelle ( gli adesivi che si tolgono dai farmaci e si appongono sulle ricette ), essa timbra, e quindi segna in modo inequivocabile facendo sì che non si possano fare delle truffe con le quali le Farmacie si fanno rimborsare truffando il Servizio Sanitario Nazionale. Ovvero soldi pubblici. Noi cittadini. Il presidente di Federfarma Molise ( Federfarma è una Federazione nazionale che rappresenta le oltre 16.000 farmacie private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale ), Luigi Sauro ( in foto ) dapprima su di una intervista è entusiasta ed elogia la macchinetta, poi invia segretamente delle mail private alle Farmacie molisane per invitare a non usarle.
In una successiva intervista denota delle problematiche inesistenti dell' apparecchio, nonostante in un questionario ufficiale apponem a tutte le domande sull' apparecchio voti alti sull' efficienza di ogni servizio.
UN PRIVATO CHE BLOCCA UN PROGETTO PUBBLICO
Come può Federfarma, un' azienda privata, bloccare un progetto pubblico? Perchè la Regione non ha portato avanti il progetto nonostante i Farmacisti che hanno provato l' apparecchio si sono dichiarati soddisfatti?
Poi se c'è un errore nella ricetta, l' apparecchio la rifiuta.
Così non si perde tempo e denaro ad inviarla, controllarla, dare i rimborsi alle Farmacie e dopo accorgersi degli errori.
Il fatto che l' apparecchio non permette di truffare lo Stato è IL PROBLEMONE!
Ed anche il presidente della Regione lo sa!
Perchè non utilizzare una macchinetta che evita di fare le truffe?
Ora tutti i molisani dovrebbero andare sotto casa del presidente della Regione ed imporre l' uso delle macchinette.
Sono stati investiti già 4 milioni di euro. Perchè buttare altri soldi?
Perchè non usare un apparecchio che farebbe risparmiare tantissimi soldi pubblici?
Niente Imu per le fondazioni bancarie. Il governo: “sono associazioni benefiche”


Monti ha deciso che gli anziani ricoverati nelle case di riposo (che già devono far fronte a pesantissime quote mensili) pagheranno l'IMU con l'aliquota - altissima - prevista per la "seconda casa". Inoltre sarà pagato l'IMU anche per fienili, porcili e altri capanni di campagna... MA NON LO PAGHERANNO LE FONDAZIONI BANCARIE, CHE SECONDO MONTI SONO "ENTI BENEFICI"... 
Se il governo Monti è comunemente definito "il governo delle banche" un motivo c'è... cosa aspettarsi da persone legate mani e piedi ai poteri forti bancari, come - oltre a Monti - Fornero e Passera? (Ma non solo...)
Le fondazioni bancarie non pagheranno l’Imu, la tassa sugli immobili. Lo hanno deciso le Commissioni Bilancio e Finanze del Senato, che hanno bocciato un emendamento al dl fiscale.
Le Commissioni hanno votato in conformità alle indicazioni del governo. L’esecutivo, come ha riportato il senatore Lannutti, aveva espresso parere contrario all’emendamento con una motivazione che ha dell’incredibile:
le fondazioni sono associazioni benefiche
Eh sì. Per il governo Monti le fondazioni bancarie sono enti di beneficenza. Un po’ come le varie Onlus sparse nel Paese, da quelle che assistono i disabili a quelle che portano un pasto caldo agli anziani. Le fondazioni bancarie fanno beneficenza, quindi. E per loro niente Imu: esenzione totale.
Tanto poi l’Imu la paga chi ha un pollaio, un pagliaio, un allevamento di vacche, una casa ridotta in macerie, i vecchi ricoverati negli ospizi o più semplicemente chi ha investito i risparmi di una vita nella propria abitazione. Poveri fessi, mica fanno beneficenza loro.
Da Monti maxi stangata per gli anziani ricoverati nelle case di riposo


Per 300.000 anziani è in arrivo una stangata senza precedenti. Per colpa di un articolo (il 13) del decreto Salva Italia, per gli anziani ricoverati in case di riposo pubbliche o private l’Imu diventa Super: per gli immobili di loro proprietà, infatti, si applicherà l’aliquota della seconda casa. Con conseguente mazzata di migliaia di euro per ogni anziano. Fino allo scorso anno, gli anziani ricoverati a tempo indeterminato ma proprietari di una abitazione erano completamente esentati dal pagamento di ogni tributo sulla prima casa. Ma con la manovra Monti la loro casa diventa magicamente “seconda casa”: e non solo, quindi, scatta il pagamento dell’Imu, ma sarà pure con aliquota doppia rispetto alla prima abitazione (7,6 rispetto al 4). Il classico caso è quello di un anziano che possiede un’abitazione ma risiede in via definitiva in una casa di riposo. Si tratta, come detto, di circa 300.000 anziani. Secondo La Stampa, la mazzata potrebbe aggirarsi tra i 1500 e i 2000 euro aggiuntivi (attenzione: aggiuntivi!) rispetto “a quello che si sarebbe dovuto pagare se l’imposta fosse stata calcolata sulla prima casa”. Far pagare agli anziani in queste condizioni un contributo così imponente è agghiacciante. Il governo dovrebbe immediatamente intervenire e rimediare a questa ingiustizia. Monti non lo saprà, e nemmeno i suoi Ministri, ma questi anziani hanno nella casa di proprietà un reddito “integrativo” da sommare alla misera pensione. E mica per andare in vacanza, ma per pagare le dannate rate di quelle costosissime case di riposo.
Dove vanno a finire gli introiti dell'IVA aumentata? A Morgan Stanley!

Metà degli introiti dell'aumento dell'IVA deciso da Monti finisce direttamente a pagare Morgan Stanley. I nostri governi di metà anni '90 s'erano messi a giocare in derivati con la mega-banca statunitense per ridurre i costi dell'indebitamento.  (fonte)
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Quando Morgan Stanley disse in gennaio di aver tagliato la sua esposizione netta all'Italia di 3,4 miliardi di dollari, non disse agli investitori che il Paese aveva pagato quell'intera cifra alla banca per smontare una scommessa che aveva fatto sui tassi di interesse, più precisamente per smontare dei derivati sui tassi di interesse. 
Queste le parole con cui ha aperto 
il sito web di Bloomberg, rilanciando come nuova una notizia in realtà già apparsa sulla stampa italiana e internazionale nelle scorse settimane, che a sua volta aveva dato il via a un Atto di sindacato ispettivo al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministero dell'Economia da parte del senatore e presidente dell'Adusbef, Elio Lannutti, e a un'interrogazione parlamentare da parte dei senatori Donatella Poretti e Marco Perduca allo stesso Ministro dell'Economia. Sebbene la cifra, che equivale a oltre 2,5 miliardi di euro, sia di per sé alta, così come in assoluto sembra alta la cifra di 31 miliardi di euro di fair value negativo delle posizioni in derivati che si sostiene siano attualmente in portafoglio al Governo italiano, in fondo si tratta di percentuali modeste su uno stock di debito che ha quasi raggiunto i due mila miliardi e la cui vita media è stata allungata nel tempo sino a quasi sette anni con un'abile gestione da parte della responsabile del Debito Pubblico, Maria Cannata, e della sua squadra. Gestire in maniera adeguata un debito pubblico così importante richiede quindi anche un adeguato ricorso agli strumenti derivati. Così, secondo le ricostruzioni più accreditate poiché il Tesoro non vuole commentare, sembra che il derivato smontato fosse uno swap sui tassi a scadenza 30 anni, messo in piedi a metà degli anni '90 quando i tassi swap a 30 anni quotavano tra il 4% e il 5% contro il 2,5% di oggi. Allora il Tesoro, che per titoli a scadenza 10 anni pagava anche il 10% all'anno, sceglieva di spalmare quella spesa su un periodo più ampio, anche appunto di 30 anni, entrando in uno swap con delle banche d'affari come Morgan Stanley alle quali pagava il tasso swap a 30 anni per i successivi 30 anni. Considerato che aumentare la vita media del debito ha un costo, il Tesoro nel tempo è ricorso anche alle cosiddette swaptions, cioè a opzioni sui tassi swap. In particolare, precisa Bloomberg, il Tesoro italiano ha venduto opzioni sui tassi incassando il relativo premio, con il quale è andata a pagare il servizio del debito. Ma, per definizione, chi vende opzioni si mette in una posizione più rischiosa di chi compra, perchè il venditore dell'opzione è obbligato a fare quello che gli chiede l'acquirente dell'opzione quando decide di esercitarla. Così, il venditore dell'opzione può soffrire danni significativi se il mercato si comporta diversamente da quanto previsto. In ogni caso smontare il derivato in questione ha portato a Morgan Stanley un incasso di 3,4 miliardi di dollari, che si sono tradotti in 600 milioni di dollari di utili per il settore fixed income nel quarto trimestre 2011. Quanto al Tesoro italiano, non è chiaro se contestualmente abbia montato poi con un'altra controparte un derivato simile a condizioni diverse, in modo tale da andare a compensare almeno in parte l'esborso dei 2,5 miliardi di euro. Contattata da milanofinanza.it, BancaImi smentisce di essere entrata in alcun modo nell'operazione. Il nome della banca d'affari di IntesaSanpaolo era stato indicato sul mercato come quello dell'istituto di credito che era subentrato a Morgan Stanley nella posizione sul derivato.

Il passato scomodo di Monti, dirigente FIAT nel periodo di tangenti a Craxi


Di seguito pubblichiamo un interessante dossier redatto dallo "Slai-Cobas" (www.slaicobas.it) di Arese e Pomigliano, riguardante il lungo passato da dirigente della Fiat di Mario Monti, ovvero il suo "trampolino di lancio" verso i prestigiosi incarichi ricoperti nei più potenti gruppi dell'alta finanza (Goldman Sachs, la banca d'affari più potente del mondo, ma come vedremo di seguito non solo) dell'industria (ha collaborato, tra gli altri con la super-holding "Coca-Cola Company) e delle associazioni massoniche (fa parte di praticamente tutti i gruppi di potere, dalla Commissione Trilaterale al Bilderberg, passando per l'Aspen Institute, nonché altri gruppi minori) 
Con la speranza, o forse l'illusione, che gli italiani capiscano che quel "sobrio nonnetto che va in Chiesa" forse più che un pacioso professore è uno spietato braccio operativo dei poteri forti mondiali...
Staff nocensura.comda un volantino redatto da SLAI-COBAS di Arese e Pomigliano

Mario Monti: dirigente FIAT dal 1979 al 1993. 
NON SA NULLA DELLE TANGENTI DATE A CRAXI ? 
Dopo il regalo dell'Alfa Romeo, la FIAT prese precisi impegni con lo Stato su Arese e Pomigliano: perché Monti non li fece rispettare?
Nessuno ne parla ma il bocconiano Mario Monti non è solo l'uomo delle banche e della finanza (prima COMIT e Generali e poi Goldman Sachs), ma è stato innanzitutto un “UOMO FIAT”. Monti ha fatto parte dei CdA della FIAT dall'età di 36 anni (1979) all'età di 50 anni (1993); dopodiché, dal '94 al 2004, è stato Commissario UE.

E alla FIAT non era un comprimario ma comandava:
· CdA Gilardini (FIAT) dal 1979 al 1983;
· CdA FIDIS (FIAT) dal 1982 al 1988;
· Cda e comitato esecutivo FIAT dal 1988 al 1993;
oltre a Mario Monti, facevano parte del comitato esecutivo FIAT Gianni e Umberto Agnelli, Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens.
Dal 1° gennaio 1987 la FIAT ha avuto in regalo l'Alfa Romeo dall'IRI (Prodi) e dallo Stato (Craxi, Andreotti, Amato, Darida, ecc..) impegnandosi per iscritto con il CIPI a mantenere i 40.000 lavoratori di Arese e Pomigliano e a pagare quattro soldi allo Stato con 5 comode rate annuali a partire dal 1993. Ma nel novembre 1993 riduce a 4.000 (e poi a zero) i lavoratori di Arese e così poi con Pomigliano. E mentre la FIAT ridimensiona e poi chiude l'Alfa, riceve 1.000 miliardi dallo Stato solo per costruire gratis lo stabilimento di Melfi. E in questi anni la FIAT, mentre si sbarazzava di 40.000 operai Alfa Romeo, ha ricevuto “aiuti” di Stato di 2mila miliardi di lire per Arese e altrettanti per Pomigliano.

TUTTO CIO' E' AVVENUTO GRAZIE ALLE TANGENTI PAGATE DALLA FIAT AI POLITICI.
E TUTTO CIO' E' AVVENUTO MENTRE MARIO MONTI ERA A CAPO DELLA FINANZA FIAT (FIDIS) ED ERA UNO DEI 5 MEMBRI DEL COMITATO ESECUTIVO DI TUTTA LA FIAT.
Per le tangenti FIAT il 9 aprile 1997 il Tribunale di Torino ha condannato Romiti e Mattioli a oltre un anno di carcere, con sentenza confermata in Cassazione nel 2000 ma cassata qualche anno dopo con la legge di Berlusconi che ha depenalizzato il falso in bilancio. I 150 operai dello Slai Cobas che si costituirono parte civile nel processo di Torino furono comunque poi risarciti con 1milione e 600mila lire a testa.
"Una gran brutta notizia". E' questo il commento dell'amministratore delegato dell'Ambroveneto, Corrado Passera, alla notizia della sentenza di Torino (La Repubblica, 10 aprile 1997).

Ma la tangentopoli FIAT è solo di Romiti? Ma non scherziamo!
Soldi avvolti in carta da giornale "I pacchi di denaro arrivavano avvolti in carta da giornale accuratamente sigillati con nastro adesivo. Dal sesto piano di Corso Marconi, quartier generale della Fiat, le banconote - mezzo miliardo a pacco - venivano quindi portate al quinto piano, nell'ufficio della Signora Maria Nicola, addetta contabile e soprattutto segretaria di fiducia dell'Amministratore delegato C. Romiti. La funzionaria, impiegata presso la cassa centrale della Fiat S.p.A., ora in pensione, provvedeva poi a dividere il denaro in piccole mazzette" (La Repubblica 15.6.95).

"Sulla conoscenza da parte di Mario MONTI delle tangenti FIAT rimane perlomeno un ragionevole dubbio": Lo si può leggere a pag.627 di MANI PULITE “ LA VERA STORIA (di Barbacetto, Gomez, Travaglio)
Poteva il presidente onorario della FIAT, il senatore a vita Giovanni AGNELLI, non sapere nulla dei fondi neri e delle tangenti del suo gruppo? La Procura di Torino si è posta più volte questa domanda, ma non ha ricevuto alcuna notizia di reato né alcuna risposta utile dalle centinaia di testimoni e imputati interrogati (Pomicino avrebbe voluto parlarne fuori verbale ma, quando i pm torinesi gli hanno spiegato che non si può, si è avvalso della facoltà di non rispondere; Craxi ha giurato che di vil denaro si occupava Romiti, mentre l'Avvocato si limitava all'alta strategia). Così la Procura non ha potuto indagarlo.
Senonché il gup Saluzzo, nella sentenza che condanna Romiti e Mattioli, la invita esplicitamente ad aprire un'inchiesta sull'intero Comitato Esecutivo degli anni delle tangenti, e cioè su Giovanni e Umberto Agnelli, Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens e Mario Monti. I cinque vengono dunque inquisiti per falso in bilancio nel maggio 1998. Ma ogni tentativo di approfondire il loro eventuale ruolo nel sistema illecito si infrange dietro i "non so" e le negazioni di chi potrebbe inguaiarli. Così alla Procura non rimane che chiedere l'archiviazione, in quanto "non esistono sufficienti elementi di prova a carico dei membri del Comitato Esecutivo"...
Il 1° settembre 1998 il gip Paola De Maria archivia dunque il fascicolo sull'Avvocato e gli altri quattro, scrivendo che è "storicamente provato che Giovanni Agnelli avesse mentito agli azionisti nel negare" le tangenti FIAT, ma non è provato che le conoscesse. Anche se sulla conoscenza sua e degli altri quattro rimane perlomeno un "ragionevole dubbio”.

Romiti, secondo i magistrati di Torino, in soli 10 anni avrebbe accantonato fondi neri per almeno 1.000 miliardi!
"Centododici miliardi di lire falsamente dichiarati per un solo bilancio: quello del 1991. Le riserve occulte tuttavia risalirebbero "a far data dagli esercizi precedenti ad almeno il 1984". E fra queste disponibilità vi sarebbero pure i "versamenti per almeno 4 miliardi di lire nella primavera ‘92 destinati al PSI"("La Repubblica" del 13/12/95).
Questa tangente di 4 miliardi di lire fu versata con assegno da Romiti a Craxi il 20 marzo 1992. La fotocopia di questo assegno fu recapitata da Craxi (già allora ad Hammamet) allo Slai Cobas Alfa Romeo tramite l'avvocato Lo Giudice. Lo Slai Cobas consegnò la copia dell'assegno alla Procura di Torino.

Dato che Mario Monti è anche:
1. "Presidente europeo della commissione Trilaterale e presidente onorario di Brueguel, il think tank che lui stesso ha fondato nel 2005" (Libero, 15-11-2011);
2. "L’Italia sarà il primo Paese al mondo ad avere un capo del governo che fa parte allo stesso tempo del comitato esecutivo della Trilateral e del Bilderberg group, considerati come due superlobby globali più influenti di stretta osservanza liberista"(Il fatto Quotidiano);
3. Mario Monti fa anche parte dell'ASPEN Institute, abbondantemente foraggiato con centinaia di milioni di lire al colpo con i fondi neri tangentizi FIAT, come comprovato dal processo Romiti a Torino, lo SLAI COBAS chiede a Mario Monti di chiarire la sua posizione sulla FIAT e sulle Tangenti FIAT prima di dare altri soldi a sbafo a Marchionne e alla FIAT per licenziare e portare gli stabilimenti e i soldi all'estero.
Slai Cobas Arese-Pomiglianowww.slaicobas.it


Con il mercato, contro i lavoratori. Mentre il governo si appresta a riformare l’articolo 18, Mario Monti sposa il Marchionne pensiero: “Chi gestisce la Fiat ha il diritto e il dovere di scegliere per i suoi investimenti e per le sue localizzazioni le soluzioni più convenienti”. Parole che svelano l'illusione del governo "tecnico". Ricordandoci la grande differenza che c'è tra politiche liberiste e liberali. A proposito della trattativa sull’articolo 18 (davvero un momento sempre più epocale per la storia dell’Italia e nei prossimi secoli si distinguerà ancora tra un prima e un dopo riforma dell’articolo 18!) Mario Monti ha detto alle parti sociali che tutti dovrebbero rinunciare a qualcosa. Teoricamente una richiesta di grande buon senso, di solito in una trattativa ci si comporta così; ma questo accade davvero solo se le parti del contratto/accordo sono in posizione paritaria, con uguali diritti e uguali doveri e se cedono cose comparabili. Nel caso dell’articolo 18 questo però non accade, perché gli industriali sono oggettivamente più forti (avendo Monti di fatto e comunque dalla loro parte, tanto da tributargli, a Milano, il 17 marzo, un’ovazione) e i sindacati sono più deboli; ma soprattutto perché da una parte (i sindacati, ma soprattutto la Cgil, perché Cisl e Uil hanno rinunciato da tempo a difendere davvero i diritti, vedi Fiat) si difendono appunto i diritti (ma i diritti, o sono diritti uguali e universali, oppure non sono diritti), dall’altra, Monti e Confindustria difendono invece le ragioni (presunte o meglio supposte razionali) dell’economia e della globalizzazione. Ma Mario Monti ha detto una cosa ben più grave (anche se poi in parte smentito dal ministro Fornero), che lo ha di fatto confermato – se qualcuno aveva dei dubbi o sperava o si illudeva che fosse davvero un tecnico apolitico – come estremista del mercato. Un liberista, Mario Monti – e i liberisti sono strutturalmente, intrinsecamente estremisti (tutti gli ideologi lo sono), vivendo appunto per la e nella loro ideologia e confondendo deliberatamente e ostinatamente – ma funzionalmente a ciò che vogliono ottenere – la teoria con la realtà e pre-tendendo di piegare la vita reale delle persone e la stessa realtà alle astrattezze delle teorie (appunto, dell’ideologia). Parlando di Marchionne, Monti ha infatti detto: “chi gestisce la Fiat ha il diritto e il dovere di scegliere per i suoi investimenti e per le sue localizzazioni le soluzioni più convenienti”.

Comportandosi cioè, Mario Monti, in modo opposto ad Obama, che invece ha fatto di tutto per salvare l’industria automobilistica americana. Dimenticando – sempre Mario Monti (cosa grave, essendo oggi a capo del governo) – che la Costituzione italiana dice e prescrive: all’articolo 2, l’adempimento degli “inderogabili doveri di solidarietà anche economica e sociale”; all’articolo 4 e all’articolo 35, il “diritto al lavoro”; all’articolo 41, che l’iniziativa economica privata è sì libera, ma che non può svolgersi “in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla libertà e alla dignità umana” e che la legge deve determinare “i programmi e i controlli perché l’attività economica possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”. Dimenticando anche, sempre Mario Monti, che la Dichiarazione di Filadelfia (1944) dell’Organizzazione internazionale del lavoro impone di non considerare mai il lavoro come una merce. Dimenticando ancora, sempre Monti, che un vero liberale come William Beveridge scriveva, nel 1942, che “il mercato del lavoro dovrebbe essere sempre un mercato favorevole al venditore (al lavoratore) anziché al compratore (all’impresa/imprenditore)” e questo perché il lavoratore è sempre e comunque (solo i liberisti pensano il contrario) la parte debole del rapporto di lavoro e del mercato del lavoro. E questo, Beveridge lo scriveva appunto nel 1942, quando la crisi era drammaticamente più pesante di quella di oggi. Dunque, il governo Monti non è governo tecnico. Dirlo/crederlo è solo una finzione/illusione. Il suo è un governo squisitamente politico e politico nel senso della piena continuità con le politiche neoliberiste che hanno prodotto questa crisi. Politico nel senso che persegue e prosegue, in nome del mercato e delle sue leggi, una biopolitica neoliberista di riduzione dei diritti sociali del lavoro e dei lavoratori (diritti sociali che soli, possono garantire una cittadinanza de facto), affinché si indeboliscano anche quelli politici e civili (ovvero di cittadinanza de jure) e si produca un’azione disciplinare nel lavoro e nella vita delle persone. Mentre nulla si fa, in Italia e in Europa, contro i mercati e la finanza responsabili della crisi; anzi l’Italia ha riammesso le vendite allo scoperto in borsa. I diritti sono riconosciuti da Monti a Marchionne (diritti assoluti, di fare e disfare a piacimento), ma sono negati ai lavoratori (articolo 18, ma anche ai lavoratori della Fiat, cui viene negato il diritto di scegliere il sindacato che vogliono – ma su questo Monti appunto tace: evidentemente il diritto sociale e politico alla libertà sindacale deve passare in secondo piano rispetto alla libertà assoluta del mercato). E quindi, appunto, Mario Monti non è un liberale e non è un tecnico. E dunque – è utile ricordarlo – tra liberali e liberisti c’è una grande differenza (e appunto, Beveridge era un liberale, non un liberista).
La controversia aveva coinvolto già Luigi Einaudi e Benedetto Croce, molto tempo fa. Croce sosteneva che il liberalismo appartenesse alla sfera morale e rappresentasse il luogo della libertà, mentre il liberismo apparteneva alla sfera economica ed era qualcosa di assai simile a un’ideologia. Einaudi sosteneva invece che la libertà economica fosse la condizione necessaria della libertà politica (sbagliando: la storia lo ha smentito più volte). Liberalismo dovrebbe significare la rivendicazione della libertà e soprattutto dell’autonomia dell’individuo. E’ un atteggiamento morale e intellettuale che richiede una libertà intesa come capacità di obbedire a norme razionali che nascono dall’uomo stesso (auto-nomia). Liberismo significa invece credere che la libertà dell’uomo sia solo o soprattutto quella economica, legata al profitto, cui l’uomo deve subordinarsi (etero-nomia). Aggiornando la questione all’oggi, liberale dovrebbe essere chi si oppone a qualsiasi potere (compreso il mercato) che voglia comprimere la libertà dell’individuo, che voglia minarne l’autonomia assoggettandolo a leggi o a logiche ferree e quindi immodificabili (come le leggi, supposte appunto naturali e quindi immodificabili, del mercato); liberista è chi invece ritiene che l’individuo sia un pezzo di un ingranaggio/meccanismo più grande di lui, appunto il mercato, regolato da leggi fatte credere come naturali e da assecondare nel loro naturale svolgersi, regolando naturalmente le azioni e i comportamenti degli uomini.

Liberale dovrebbe essere chi non transige sulla difesa dei diritti (politici, civili e anche sociali, premessa, questi ultimi perché possano esistere davvero e de facto quelli civili e politici) dell’uomo (e anzi, in quanto davvero liberale, li vorrebbe continuamente ampliare); diritti che considera inalienabili e indisponibili (se non lo fossero, verrebbero meno la libertà e l’autonomia dell’individuo), non cedibili e non barattabili nemmeno in cambio di un lavoro; liberista è invece chi ritiene che anche i diritti possano/debbano diventare merce e che quindi si possa essere ingiustamente licenziati purché si abbia un sufficiente indennizzo, è chi crede che facilitando i licenziamenti si crei più occupazione, chi accusa i sindacati di difendere troppi privilegi ma nulla dice a proposito dello scandalo delle imprese italiane che da anni sfruttano la flessibilità del lavoro per non innovare e per non investire in R&S (anche su questo, Monti tace).
L’Europa vive da troppi anni in una sorta di sconcertante coazione a ripetere neoliberista. Dimenticata la sua economia sociale di mercato e il suo liberalismo radicale e riformista, l’Europa non riesce a capire che il liberismo la sta uccidendo; e dunque propone ancora, ostinatamente: tagli alla spesa pubblica (quando servirebbero investimenti pubblici in infrastrutture e reti), licenziamenti (quando aumenta la disoccupazione), tagli alle pensioni (quando le pensioni già si impoveriscono), obbligo di andare in pensione più tardi (togliendo spazio ai giovani), riduzione delle tutele sociali e diffusione di ulteriore insicurezza (in un corpo sociale già indebolito e insicuro). Politiche insostenibili dal punto di vista sociale. Ma coerenti con l’ideologia neoliberista, antisociale per ideologia.
E’ allora tempo – se proprio non si vuole dare ascolto e ragione alla sinistra radicale e ai no-global o agli Occupy Wall Steet (che hanno ragione su tutta la linea) – che l’Europa torni urgentemente almeno al liberalismo. Per non dover morire neoliberista. Dunque, ancora William Beveridge. Autore del Piano che porta il suo nome, base dei sistemi sociali europei del dopoguerra. Scopo di una politica liberale, per Beveridge era quello di liberare la società dal bisogno. Per questo occorreva ampliare i diritti sociali (il neoliberismo li riduce, complice anche certa parte della sinistra) – diritti sociali maggiori (non minori) soprattutto in tempi di crisi quale premessa per rafforzare le istituzioni democratiche (il neoliberismo invece le indebolisce in nome della supremazia del mercato, indebolendo la democrazia e la libertà e la tanto auspicata coesione sociale).
Le sue proposte liberali si basavano sul perseguimento della piena occupazione (il neoliberismo produce invece disoccupazione); su sistemi previdenziali e assicurativi pubblici (il neoliberismo li privatizza e li rende sempre meno universalistici); sulla re-distribuzione dei redditi (il neoliberismo ha prodotto il contrario, aumentando le disuguaglianze sociali ed economiche); su un accrescimento (e non sulla diminuzione) del ruolo dello Stato in economia; su una stabilizzazione dell’occupazione (il neoliberismo la precarizza e la destabilizza in nome della mobilità, della flessibilità e dando l’illusione di poter essere tutti creativi, mobili, imprenditori di se stessi).
Possibile e sperabile uscire dal liberismo e tornare almeno al vecchio e saggio liberalismo alla Beveridge? Non ci basterà (non dovrà bastarci); e non basterà per uscire dalla crisi; ma sarebbe almeno un primo passo avanti.

Finti sordi e tumori inesistenti Ecco come si specula sulla salute

Liste d'attesa truccate e pazienti dirottati Un primario di Ragusa operava pazienti sani. In due mesi 76 denunciati Le inchieste più recenti

Arresti, denunce e segnalazioni contabiliSono 2.588 le ispezioni effettuate dai militari del Nucleo antisofisticazione nell'anno appena trascorso e hanno portato a ben 760 denunce penali e 1.777 sanzioni. Una media che appare ancora più alta nei primi due mesi del 2012: in 60 giorni sono stati compiuti 387 controlli, 76 sono le persone denunciate e 152 le sanzioni già erogate. Nelle case di cura private o convenzionate va addirittura peggio: su 373 «visite» dei militari dell'Arma effettuate nell'anno appena trascorso ci sono state 63 denunce e ben 146 sanzioni penali. In linea, quanto accaduto fino al 29 febbraio con 232 strutture esaminate, 14 persone segnalate alla magistratura e 49 sanzioni erogate.
E poi c'è il capitolo relativo al denaro: ai sequestri per un valore di circa 20 milioni effettuati negli ospedali nell'ultimo biennio si devono aggiungere i 280 milioni «sigillati» nelle cliniche. La relazione dei carabinieri evidenzia come nelle strutture pubbliche si registri il maggior numero di casi relativi alla malasanità, mentre nelle strutture che ricevono i contributi economici pubblici aumentino in maniera eclatante gli episodi di truffe legati soprattutto all'esercizio del doppio lavoro, ma anche agli interventi effettuati senza che ce ne fosse reale necessità. 

Operazioni sbagliate e finti sordiNel novembre scorso i magistrati di Udine hanno chiesto e ottenuto l'arresto di tre medici dell'ospedale di Latisana e tra manager di case farmaceutiche. «L'inchiesta — annotano i Nas — è stata avviata su segnalazioni di privati cittadini che, per l'acquisto delle protesi acustiche, si vedevano indirizzare forzatamente dai medici che li avevano visitati solo verso alcune ditte del settore. Dagli accertamenti è risultato come i medici coinvolti segnalassero i pazienti, spesso anche a loro insaputa, agli imprenditori infedeli affinché questi ultimi vendessero i loro prodotti, agendo in regime di concorrenza sleale in danno delle altre ditte concorrenti e creando, di fatto, una sorta di "cartello". Le indagini hanno permesso di accertare che, in cambio della loro illecita attività, i medici venivano regolarmente pagati in contanti presso gli ambulatori dell'ospedale». Sono almeno 400 i pazienti coinvolti per un giro d'affari che ha superato il mezzo milione di euro e il sospetto, sul quale tuttora si indaga, è che molti di loro non avessero affatto bisogno della protesi, ma che gli sia stata consigliata visto che veniva rimborsata dalla Asl. E l'indagine si è poi allargata a ben dieci province del Nordest da Gorizia a Treviso, passando per Rovigo e arrivando a Venezia.
Ancora più grave quanto scoperto a Ragusa agli inizi del 2011 con un primario che, non solo alterava le liste d'attesa dell'ospedale per favorire gli assistiti che si facevano visitare nel suo studio privato, ma effettuava interventi su pazienti sani e senza ottenere il cosiddetto «consenso informato». Sono due i malati che avrebbero subito un'operazione per l'asportazione di un tumore che in realtà non esisteva. E poi c'è il caso della signora portata in sala operatoria due volte nella stessa settimana e per due patologie completamente diverse. In realtà, si è scoperto in seguito, la seconda volta le è stata tolta la garza che i medici le avevano lasciato nell'addome e che ha rischiato di farla morire. Tra i reati contestati ci sono concussione, falso e truffa. Accuse analoghe per un chirurgo vascolare di Cagliari che «diagnosticava gravissime malattie ai suoi assistiti e poi li portava nel proprio studio privato per sottoporli a sofisticati e costosissimi esami, in particolare il doppler transcranico». 

ROMA — Ci sono le strutture fatiscenti e i medicinali scaduti o vietati somministrati ai pazienti, ma ci sono anche le truffe dei medici e gli abusi delle società farmaceutiche. Ci sono i reparti chiusi perché inutilizzabili e gli infermieri che risultano in servizio nelle strutture pubbliche mentre lavorano per le aziende private. Un mese fa le immagini dei malati curati per terra oppure abbandonati per giorni sulle barelle nei pronto soccorso degli ospedali romani avevano mostrato lo sfascio della sanità pubblica. Il rapporto annuale dei carabinieri del Nas relativo al 2011 e aggiornato al primo bimestre 2012 conferma la crisi di un settore che costa alle casse dello Stato centinaia di milioni di euro. Sono i numeri a fornire il quadro della situazione, con un dato che fa impressione: negli ultimi due anni sono stati effettuati sequestri di apparecchiature e medicine per circa 20 milioni di euro. E poi ci sono gli arresti, le denunce e ci sono soprattutto ben 10 reparti che si è deciso di chiudere per gravi irregolarità. 

Doppi lavorie medici abusiviSono centinaia i casi di dottori o infermieri che risultano in servizio nelle strutture pubbliche, mentre in realtà stanno effettuando prestazioni a pagamento. A Milano «personale sanitario dipendente di alcune aziende ospedaliere pubbliche svolgeva attività professionale non autorizzata, nella fattispecie attività infermieristica, presso altre strutture sanitarie per conto di una cooperativa sociale nei giorni in cui avevano beneficiato di permessi retribuiti oppure assenze per malattie o addirittura in orari in cui risultavano in servizio in entrambe le strutture. I compensi venivano percepiti sotto forma di "rimborso spese", ma non è stata rintracciata alcuna documentazione fiscale». Le verifiche riguardano adesso la posizione delle 419 persone che risultano aver lavorato per la cooperativa.
Durante un'indagine a Massa Carrara si è scoperto che «nel corso di almeno 45 interventi chirurgici di artroprotesi eseguiti tra gli anni 2007 e 2009 presso l'ospedale "SS Giacomo e Cristoforo" i medici hanno consentito l'accesso in sala operatoria a persone non qualificate e sprovviste di adeguati titoli di studio, permettendo loro l'esecuzione di atti propri dell'attività sanitaria (divaricazione, aspirazione e tamponamento di ferite, l'uso di elettrobisturi, complesse manovre di posizionamento degli arti)». Si trattava in realtà di agenti di commercio di prodotti per l'ortopedia, i cosiddetti «specialist», ed è scattata l'accusa di esercizio abusivo della professione sanitaria e falso ideologico.

Falsi lifting e dieteNella relazione dei Nas si elencano i casi di interventi di chirurgia estetica spacciati per operazioni di asportazione di cisti o tumori e svariati episodi di dottori che prescrivono pillole a base di «fendimetrazina» per uso terapeutico, ben sapendo che in realtà servono a dimagrire ma la legge vieta questo tipo di impiego. Uno dei casi più eclatanti è stato scoperto a Roma lo scorso anno: i Nas hanno «sigillato» lo studio di un medico che aveva numerosi clienti famosi ai quali somministrava pasticche a base di anfetamina per far ritrovare loro una forma fisica perfetta.
Stesso meccanismo veniva utilizzato da una dottoressa specializzata in endocrinologia, dipendente dall'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Cagliari, indagata per truffa aggravata e prescrizione non terapeutica di sostanza stupefacente. «Sul suo conto — annota il rapporto dei Nas — è emerso che nello studio privato svolgeva senza fatturazione attività di dietologa, percependo illecitamente l'indennità di esclusività per rapporto di lavoro a "tempo pieno" e prescrivendo indiscriminatamente farmaci dimagranti a base di “fendimetrazina”, senza osservare le norme sull'uso terapeutico».
 

DIRITTI, IN ITALIA MOLTE FABBRICHE SI SONO TRASFORMATE IN GULAG

di Viviana Pizzi

È Stefania Fantauzzi, rappresentante sindacale della Fiom Cgil,a spiegarci tutto quello che in Fiat, a Termoli e in Italia, sta cambiando in peggio.Impossibile ammalarsi, impossibile dissentire dalle prescrizioni del nuovo contratto aziendale voluto da Marchionne e impossibile essere mamma, voler seguire i propri figli e rispettare tutte le regole che l’azienda impone. Stefania ci ha parlato anche di articolo 18 definendo le sue modifiche “la fine della democrazia”
Figli da seguire, orari di fabbrica da rispettare e operaie da ascoltare. È questa in sintesi la vita di una sindacalista Fiom Cigl della Fiat di Termoli. E Stefania Fantauzzi ha voluto proprio denunciare tutto quello che accade all’interno della fabbrica di Rivolta del Re e in generale anche negli altri stabilimenti Fiat italiani. Una situazione che nessuno oserebbe immaginare perché in pochi hanno il coraggio di parlare. Con i nuovi contratti che Marchionne ha fatto firmare, così ha esordito Stefania “è vietato dissentire, chi lo fa rischia quotidianamente di andare a casa”. “Un bel giorno - ci ha raccontato con la rabbia di chi vuole che le cose cambino - ci hanno messi davanti a uno schermo e ci hanno illustrato i nuovi contratti. Lo hanno fatto gente con la giacca e la cravatta che non si è mai sporcata, come me e come tanti altri, le mani con i macchinari della catena di montaggio”.
La nostra curiosità è andata naturalmente sul tipo di contratto che è stato somministrato agli operai. E la nostra donna coraggiosa, senza peli sulla lingua, ci ha spiegato tutto.
Ci hanno chiesto maggiore flessibilità tutto questo con un numero minore di operai in fabbrica. Hanno aumentato la possibilità di fare ore di straordinario, da 40 di prima alle 120 di oggi. Ma la cosa strana è che te le possono chiedere anche durante la pausa mensa se dovessero servire. Con il contratto vecchio venivano pagate il 50% in più rispetto a quelle ordinarie. Ora, mentendo, hanno detto che verranno aumentate al 70%. Ma questo avviene soltanto se arrivi alle terza ora della giornata. Le prime due hanno una maggiorazione del solo 25%. Tutto questo togliendo il tempo al recupero fisico di cui ciascun operaio ha bisogno. Usano una nuova metodologia imparata in Giappone dove sul posto di lavoro bisogna tenere tutto a portata di mano per stancarsi di meno. Ma questo serve soltanto ad aumentare la produzione non ad agevolare il lavoro degli operai della catena di montaggio. Noi siamo stati robotizzati. Ogni giorno quando si va sul posto di lavoro c’è una voce meccanica che ti dice tutto quello che devi fare. E’ un qualcosa che nessuno avrebbe immaginato anni fa prima che arrivasse Marchionne”.

Ma la novità delle ultime ore è che in Fiat è vietato ammalarsi. È la stessa Stefania che ci illustra il problema dopo aver preso confidenza con il nostro organo di stampa
Ora ci sono nuovi turni e nuovi metodi di lavoro che hanno abbassato la possibilità di assentarsi dalla fabbrica. Il numero massimo di assenze tollerate si è notevolmente abbassato. La novità è che si riunisce una commissione sulla malattia che valuta situazione per situazione. E per chi chiede un numero di giorni inferiore ai sei è solo l’Inps a pagare la sua quota. Quello che spetta all’azienda viene scalato dallo stipendio. Ma accade anche che chi si ammala per periodi lunghi non ha diritto al premio di produzione di 600 euro che la Fiat mette a disposizione”.
Dopo dichiarazioni forti come queste era logico chiedere alla nostra operaia cosa pensasse lei e quale fosse la posizione del suo sindacato sulla riforma dell’articolo 18 che tutela(va) i lavoratori dai licenziamenti facili.
Qua di sicuro si vuole imbrogliare qualcuno. Questa riforma è la fine di un percorso di azioni illegittime del Governo Monti. Si crea così una società dove non esiste la democrazia. L’articolo 18 dovrebbe proteggere dai licenziamenti arbitrari e discriminatori. Era nato per difendere tre operai di Melfi licenziati senza giusta causa reintegrati a lavoro da una sentenza del Tribunale. Questa è una situazione che non va bene non soltanto per gli operai Fiat ma per tutti quelli che ogni giorno devono poter garantire la propria sopravvivenza e quella della loro famiglia. La cosa scandalosa è che si può licenziare se la fabbrica ha problemi economici. Altrettanto grave è il taglio che si fa sugli ammortizzatori sociali. Con le leggi precedenti si veniva assistiti per sette anni ora dopo due anni, se non trovi altra occupazione, non puoi più vivere. Non si tratta di benessere ma di pane quotidiano. Ora è più grave rispetto agli anni 40. In quei tempi se si veniva licenziati ci si dedicava all’agricoltura. Dopo 70 anni abbiamo venduto anche le terre e senza lavoro si rischia di non poter sfamare la nostra famiglia. Con il nuovo articolo 18 accade anche un’altra cosa gravissima. Prima era il giudice a decidere se reintegrare o meno il lavoratore. Ora è l’azienda che può licenziare arbitrariamente, solo se un operaio (a responsabilità individuale) sceglie di non condividere alcune parti del proprio contratto di lavoro. A venir penalizzato è soprattutto il sindacalista che lotta. Il quale difficilmente viene reintegrato dopo essere stato licenziato. Se fai parte di un sindacato dissidente come la Fiom nelle commissioni di fabbrica dove ci sono i sindacati aziendali nemmeno ti ascoltano”.

Ad una donna così non potevamo non chiedere se esistono differenze di trattamento sul posto di lavoro tra operai e operaie. Stefania non si smentisce e anche su questo argomento mostra tutta la sua grinta di lottatrice.
È ovvio che sia così. Innanzitutto gli uomini finiscono di lavorare e vanno a dormire per noi il recupero fisico è più difficile. Per questo riscuotiamo meno fiducia da parte del capo quando si tratta di far carriera. Solo il fatto che noi possiamo decidere di avere un figlio li spaventa. Ma io sono convinta di una cosa, i nostri figli sono il futuro della nostra società. Trascurare un bambino oggi significa creare un uomo con problemi domani. Non stargli accanto significa non rispettarlo. Un'operaia come me guadagna mille euro al mese. Per far stare bene i miei figli ho dovuto mandarli negli asili privati di Termoli, dove la retta costa 350 euro al mese per ognuno di loro. Per fortuna i miei tre bambini hanno età diverse e quindi non dovevano stare all’asilo tutti e tre insieme. In passato per il fatto di essere mamma ho avuto un’agevolazione di orario. Iniziavo a lavorare alle 7.45 e smettevo alle 16.15 Anche con quegli orari avevo difficoltà ad accompagnare mia figlia a scuola. A Termoli in nessun istituto scolastico le lezioni iniziano prima delle 8. Non esisteva modo di far collimare gli orari con quelli della Fiat. Ma ora per le donne Fiat è tutto finito nonostante siamo solo il 10% quelle con figli che avrebbero bisogno di questi orari. Nessuno capisce che è difficilissimo far lavorare una mamma su tre turni. Lavorare di notte significa far dormire i propri bambini da soli e dormire solo tre ore per poterli seguire. Andare in fabbrica nel turno pomeridiano invece vuol dire non vederli uscire da scuola (si inizia a lavorare alle 13.30) e non poterli seguire nelle loro attività”.


Le situazioni appena descritte  non lasciano spazio a dubbi. La maggiore azienda automobilistica italiana ha cambiato il modo di rapportarsi con i propri dipendenti. Ai lettori tocca ora capire se in bene o in male.

La beffa della nuova Imu, sulle seconde case risparmiano i più ricchi


Secondo i calcoli della Cgia di Mestre e della Uil, la tassazione della seconda casa diventerà più alta per i redditi annui intorno ai 25mila euro ma scenderà per chi ha, ad esempio, un reddito di 100mila euro. E sulla stangata peseranno le nuove aliquote di base dei Comuni 
La mazzata c’è ma non è per tutti. A salvarsi dal salasso Imu (imposta municipale unica) non saranno però categorie particolarmente deboli ma anzi i benestanti con casa vacanza o che affittano un’abitazione in nero. Non solo non subiranno un inasprimento del prelievo ma in alcuni casi arriveranno addirittura a risparmiare qualcosa rispetto al sistema di tassazione precedente. Quello che appare come un vero e proprio obbrobrio tributario deriva dal fatto che l’Imusostituisce sia l’Ici sia l’Irpef sui redditi fondiari che si applicava agli immobili non affittati. In questo modo viene meno la progressività del prelievo tipica dell’Irpef a tutto vantaggio di chi guadagna di più.
Secondo la Cgia di Mestre la tassazione sulla seconda casa di un proprietario con reddito di 100mila euro lordi annui potrebbe, ad esempio, scendere di 14 euro e passare da 1163 a 1149 euro. Viceversa se il proprietario guadagna 25mila euro il prelievo sale da 641 a 766 euro. A conclusioni simili arrivano simulazioni effettuate della Uil. Per redditi fino a 23mila euro annui l’aumento medio del prelievo su una seconda casa di 90 mq viene calcolato in 95 euro. Al contrario un lavoratore autonomo che guadagna più di 90mila euro risparmierà 7 euro.
Tolti questi casi per tutti gli altri sono dolori. L’Imu rappresenta infatti l’architrave della manovra lacrime e sangue varata lo scorso dicembre dal governo Monti ed è una fonte di introiti a cui si abbeverano in molti. Lo Stato centrale, innanzitutto, che si attende incassi per 10 miliardi di euro ma anche i Comuni che, alzando le addizionali di base, cercheranno di compensare i tagli dei trasferimenti. La prima casa risulta in parte “graziata” in virtù di una detrazione base di 200 euro che sale di altri 50 per ogni figlio a carico. Lo sgravio si applica alla cifra ottenuta dal valore catastale dell’immobile aumentato del 5% e poi moltiplicato per l’aliquota del 4 per mille. Tuttavia per appartamenti dai tre locali in su il conto finale risulta lo stesso salato. Secondo i calcoli de Il Sole 24 Ore, per un 100 mq in zona semicentrale a Roma è infatti previsto un prelievo di oltre 800 euro mentre per lo stesso tipo di abitazione a Torino o Bologna l’Imu costerà tra i 600 e i 700 euro.
Nel caso delle seconde abitazioni le aliquote salgono (al 7,6 per mille), le detrazioni spariscono e i conti finali si fanno davvero da brivido. Ecco alcuni esempi: per chi ha scelto di affittare con regolare contratto un’ abitazione di 100 mq a Milano il prelievo vola dai 431 euro del 2011 agli oltre 1300 euro di quest’anno; a Roma si sale invece da 739 a 1790 euro mentre a Lecce da 268 a 593 euro. Va anche peggio al proprietario che ha optato per il canone concordato. In questo caso, ha calcolato Confedilizia, gli aumenti possono variare dal 300% di Siena fino al 700% di Parma con un record assoluto a Forlì dove il rincaro supera il 3000%.
Stessa brutta musica per gli uffici. Chi possiede 250 metri quadri a Roma dovrà prepararsi a versare all’erario oltre 10mila euro contro i 4mila che pagava prima. A Milano il prelievo triplica da 3mila a 9 mila euro, a Torino da 2.800 ad oltre 9mila. Negozi e terreni agricoli sono a loro volta colpiti duramente dal nuovo prelievo con rincari spesso superiori al 100% e con un’ ulteriore beffa finale per tutti i cittadini.
Secondo Federconsumatoril’aumento della tassazione sui terreni si trasferirà in parte sui prezzi finali dei prodotti agricoli così come l’inasprimento del prelievo sui negozi causerà verosimilmente un rincaro su tutte le merci in vendita. Il risultato finale sarà una spesa aggiuntiva di 185 euro in media a famiglia. 


Fukushima un anno dopo: tutte le bugie della versione ufficiale
Riportiamo sinteticamente le conclusioni di un nostro studio sull'incidente di Fukushima che è stato presentato in Giappone alla commemorazione di Hiroshima. Lo studio (reperibile sul sito www.fisicamente.net/SCI_SOC/index-1916.htm) si basa sull'andamento delle principali grandezze all'interno del nocciolo (temperatura, pressione, livello) così come registrate dagli strumenti delle unità 1,2 e 3 al momento dell'incidente.
La 
versione ufficiale fornita dalla Tepco e dalle autorità giapponesi asseriva che: 1) il terremoto era stato di grado 9, molto superiore ai dati di progetto dei reattori; 2) i tre reattori in funzione si erano regolarmente spenti e i sistemi di raffreddamento erano entrati in funzione; 3) l'onda dello tsunami aveva messo servizio tutti i sistemi, elettrico e diesel d'emergenza, e ciò aveva causato gli incidenti ai noccioli delle unità 1,2 e 3.
Secondo la nostra ricostruzione invece: 1) il terremoto è stato di grado 9 nell'epicentro, situato nel mare a circa 125 km dalla costa, ma nel sito di Fukushima è stato valutato dalla Japanese Metereological Agency tra il 6° e il 7° grado cioè circa 900 volte inferiore. 2) i dati rilevati dai sismografi collocati nella centrale indicano che la stragrande maggioranza delle scosse erano inferiori ai dati di progetto. 3) malgrado ciò il sisma, indipendentemente dallo tsunami, ha messo fuori servizio la sottostazione elettrica (situata su un terrapieno che l'onda non ha raggiunto) privando la centrale dell'alimentazione esterna. 4) oltre agli incidenti nei tre reattori, si sono verificati danni molto gravi ad almeno due delle piscine del combustibile irraggiato collocate ad altezze notevolmente superiori all'onda dello tsunami, per cui tali danneggiamenti sono stati causati dal sisma. 5) 50 minuti dopo il sisma, l'onda dello tsunami ha messo fuori servizio i diesel d'emergenza (che erano regolarmente partiti); ma i sistemi di raffreddamento del nocciolo hanno riscontrato malfunzionamenti prima dell'arrivo dell'onda.
Per quanto riguarda i danni, come più volte anticipato in questo giornale, la fusione dei noccioli delle unità 1,2 e 3 è ormai un dato certo. In particolare il nocciolo 1, dopo 40 minuti dall'incidente (quindi prima dell'arrivo dell'onda) risultava totalmente scoperto ed aveva raggiunto la temperatura di 2800 gradi. La Tepco solo dopo il 15 maggio ha ammesso che il nocciolo 1 è «full melted» (totalmente fuso) e la massa fusa ha perforato il vessel colando nel basamento del contenitore primario, cosa mai accaduta nella storia nucleare. Per i noccioli 2 e 3 è stimata una fusione tra il 25 e il 60%. Per tutti e tre i reattori è accertata la perdita del contenimento primario con conseguente fuoriuscita di acqua altamente contaminata, poiché i tre noccioli devono essere raffreddati con continuità e non è possibile intervenire sulle perdite.
La diffusione della contaminazione radioattiva e la valutazione dei possibili danni per la popolazione è di difficile definizione, ma desta ancora preoccupazioni che tendono ad aumentare anziché dissiparsi. Per le zone evacuate, se non si vogliono considerare definitivamente perse, si può solo ipotizzare la decorticazione del terreno (modello Seveso): operazione titanica e dai risultati incerti (e dove conferire il terreno radioattivo?).
I danneggiamenti alle piscine del combustibile irraggiato costituiscono una tipologia di incidenti che non erano mai stati presi in considerazione, e che si sono rivelati di elevata gravità. Le piscine infatti sono destinate ad assolvere una funzione statica (ospitare il combustibile esaurito scaricato dal nocciolo) per la quale non sono previste barriere di contenimento e sistemi di refrigerazione e di alimentazione di emergenza. Ricordiamo che i reattori n. 3 e 4 (spento) erano alimentati con combustibile misto uranio-plutonio, il Mox, e tale è anche il combustibile irraggiato nella piscina dell'unità 4. Oltre agli enormi quantitativi di acqua altamente radioattiva scaricati in mare, ne sono ancora accumulate negli edifici della centrale più di 100.000 tonnellate, il cui trattamento costituisce un problema irrisolto.
Rilevazioni governative hanno riscontrato plutonio e stronzio radioattivo a distanze fino a 80 km dalla centrale. Il 27 ottobre «l'Istituto di Radioprotezione e Sicurezza Nucleare (Irsn) ha rilevato una concentrazione di Cesio 137 pari a 27 milioni di miliardi di becquerels nell'oceano antistante la centrale, venti volte la quantità ammessa a giugno dalla Tepco. Per quanto riguarda infine la diffusione della contaminazione all'esterno del Giappone, tracce significative sono state rilevate in Russia (Krasnoyarsk), in California e in Austria. Un gruppo di ricercatori spagnoli ha «rilevato elevate concentrazioni di Iodio, Tellurio e Cesio sulla Penisola Iberica tra il 28 marzo e il 7 aprile provenienti dalla centrale di Fukushima» attraverso l'Oceano Pacifico, il Nord America e l'Oceano Atlantico.
Gli aspetti critici della tecnologia nucleare messi in luce da Fukushima sono assai più impattanti di quelli di Chernobyl, originato da errore umano, mentre qui si tratta di deficienze progettuali e di gestione che riguardano il rischio sismico, i sistemi di emergenza, il rischio black-out (perdita di alimentazione esterna), l'operatività delle sale controllo, e le piscine del combustibile esaurito che in tutti i reattori funzionanti ma anche nei nuovi reattori avanzati (Ap1000; Esbwr; Epr) sono collocate al di fuori del contenitore primario in edifici privi di contenimento.
Infine è crollato il mito (peraltro frutto di calcoli probabilistici) della bassa frequenza di incidenti gravi: usando gli stessi parametri di valutazione della Nrc (Agenzia di sicurezza Usa) e tenendo conto che i reattori incidentati a Fukushima sono 3 (ma 3 erano fermi!) il prossimo incidente grave potrebbe verificarsi tra 3-7 anni. Diversamente da chi tende a minimizzare, riteniamo che quanto accaduto imponga che sulla sicurezza si adottino misure straordinarie se non altro perché a Fukushima si sono verificati due eventi di straordinaria gravità: gli incidenti alle piscine del combustibile e l'avvenuta perforazione di un vessel da parte di un nocciolo fuso. Non tenerne conto o sottovalutarne le implicazioni per l'intera comunità internazionale sarebbe la definitiva conferma che la tecnologia nucleare è tecnicamente incontrollabile e politicamente assoggettata ad interessi che nulla hanno a che vedere con il benessere e la sicurezza delle popolazioni.

Riduzione del numero dei parlamentari: ecco cosa c'è sotto




Il governo annuncia che taglierà il numero dei parlamentari: si parla di dimezzarli. Probabilmente molti lettori si aspetterebbero che lo staff di un blog come il nostro - sempre in prima linea nello "sputtanare" gli ORRORI della politica, apprendesse la notizia con soddisfazione; 
Invece NO. Siamo FORTEMENTE CONTRARI al dimezzamento dei parlamentari. 
No, non siamo impazziti; non abbiamo "bevuto", e non ci siamo "venduti"... :-) I motivi per la quale siamo contrari hanno un fondamento chiarissimo, che vi illustriamo di seguito, riprendendo due articoli che abbiamo pubblicato nei mesi scorsi. Leggeteli, e analizzate la questione profondamente: si tratta di riflessioni che i mass media - e purtroppo anche la maggioranza dei movimenti - non propongono... E' FACILE FARE PROPAGANDA E RICERCARE CONSENSI CON SCELTE POPULISTE che trovano ampio consenso... FORSE CI METTEREMO CONTRO MOLTE PERSONE CON QUESTA "PRESA DI POSIZIONE", tuttavia correremo questo rischio, la libertà di stampa, talvolta, è anche questo: "dire ciò che la gente non vuole sentirsi dire". Ridurre il numero dei parlamentari era uno dei punti principali del programma della P2...
Istintivamente, CHIUNQUE sarebbe a favore della riduzione del numero dei parlamentari. Io stesso - Antonio Bacherini - ero favorevole, lo era anche la nostra collaboratrice Francesca Tavanti. Ma dopo aver attentamente riflettuto, abbiamo cambiato idea. Se lo STIPENDIO - e sopratutto i PRIVILEGI SCHIFOSI dei parlamentari fossero ridotti, non ci sarebbe alcun bisogno di ridurne il numero. 
I PARLAMENTARI DOVREBBERO ESSER "SENTINELLE" DEI CITTADINI, PRONTI A PORTARE A ROMA LE ISTANZE PROVENIENTI DAI VARI TERRITORI... 
Inoltre, come vedremo di seguito, NON è VERO - come si sente dire spesso - che "all'estero sono molti meno", almeno nei paesi con un numero di cittadini simile al nostro. (apparte gli USA che però secondo noi, non possono essere considerati un 'esempio' da seguire...)
Ecco le "ragioni" per la quale non siamo favorevoli al dimezzamento dei parlamentari:

Ridurre il numero dei parlamentari? Non facciamoci trascinare dall'istinto...

La maggioranza degli italiani sono favorevoli alla riduzione dei parlamentari. La cosa non sorprende, perché viene associata a una riduzione dei costi della politica, tuttavia POCHI SANNO CHE LA RIDUZIONE DEI PARLAMENTARI è PARTE INTEGRANTE DEL PROGRAMMA DELLA "P2"... per questi motivi:
La riduzione del numero dei parlamentari, non serve altro che a centralizzare il potere politico nella mano di sempre meno persone.
A rendere il potere dei ministri proporzionalmente più forte rispetto all'assemblea parlamentare, a rendere più facilmente gestibile la stessa, facilitando la "compravendita" in vista di manovre e/o voti di fiducia.
A rendere ancora più minoritaria la voce di partiti dissidenti, dai due grandi schieramenti di casta pd/pdllisti.
RIDUCIAMO GLI STIPENDI, E ANCOR DI PIU' I PRIVILEGI SCHIFOSI... riduciamo auto blu e sprechi vari... ma non il "numero" dei parlamentari, COME INVECE PROBABILMENTE FARANNO, ANCHE PER GUADAGNARE FACILI CONSENSI DEI CITTADINI, che non valutano la questione fino in fondo...
Per maggiori info sui "propositi" della P2, cerca su Google "
riduzione parlamentari p2"PS: Qualcuno sostiene "che all'estero i parlamentari sono meno"; NON è VERO! Forse nei paesi con pochi milioni di abitanti... IN FRANCIA SONO 923 (pochissimi meno) in INGHILTERRA sono addirittura 1.348!!! In Spagna 606 (ma sono molti meno anche i cittadini...) unico caso tra i "big" la Germania, dove sono 682...
Qualcuno sostiene: "Gli USA hanno una popolazione che è quattro volte la nostra e ha la metà dei nostri parlamentari"... Ottimo esempio davvero... Una nazione dove i cittadini possono scegliere solamente tra 2 partiti (tutto è in mano a loro, nessuno può creare un nuovo partito, nemmeno se lo volessero MILIONI di cittadini) inoltre il "congresso" USA è in mano alle lobby, che finanziano le campagne elettorale a suon di milioni di dollari. Il parlamento USA è molto più "distante" dai cittadini di quanto lo sia quello italiano...CIO' CHE FANNO GLI USA è GIUSTO E DA IMITARE A PRESCINDERE? (per una parte di persone evidentemente si, visto che per qualsiasi cosa dicono "Negli USA......."QUALCUNO DAVVERO CHE L'ITALIA DIVENTI COME GLI USA???
NOI NO.... GRAZIE!!!


Ridurre il numero dei parlamentari aumenterebbe lo strapotere dei capibastone


Ridurre gli stipendi e sopratutto i privilegi della casta, è un irrinunciabile gesto di rispetto nei confronti dei cittadini; ma a livello economico, costituisce una goccia del mare di sprechi dell'economia italiana. Ridurre il numero dei parlamentari invece, aumenterebbe il potere dei leader: comprare e gestire il voto di 3/400 parlamentari sarebbe pericolosamente più facile... le cose teoricamente giuste devono fare i conti con la realtà dei fatti... 
Negli ultimi tempi soffia forte il vento dell'antipolitica, e siamo in tanti ad invocare a gran voce la riduzione degli stipendi - e sopratutto dei privilegi - dei politici: misura GIUSTA e SACROSANTA, ma NON DIMENTICHIAMO che CI SONO CAPITOLI DI SPESA, SPRECHI e SCANDALI NORMATIVI molto più consistenti.
20.000 euro al mese x 1.000 deputati sono NOCCIOLINE al cospetto dell'economia italiana. Ridurre i loro privilegi è innanzitutto una QUESTIONE DI RISPETTO nei confronti dei cittadini, che non vogliono fare sacrifici per mantenere la Maserati ai funzionari di qualche ministero...
Qualcuno vorrebbe anche RIDURRE IL NUMERO dei parlamentari, ed eventualmente eliminare uno dei due rami del parlamento (Camera / Senato) costituendo un solo consesso, evitando che le leggi rimpallino da una camera all'altra; una misura che sicuramente non sarebbe gradita ai molti politici che ambiscono a farsi eleggere "Onorevole", e che permetterebbe allo Stato di risparmiare diversi soldi;
Tuttavia, dobbiamo considerare anche che ridurre il numero dei parlamentari, di fatto AUMENTEREBBE il potere dei leader politici: cosa che in questi tempi di "compravendita" dei parlamentari non possiamo non considerare.
"Comprare" l'appoggio dei deputati sarebbe sicuramente più facile, se la Camera avesse 300 componenti anziché 635; gestire i dissidenti sarebbe sicuramente più semplice, poiché statisticamente sarebbero sicuramente un numero inferiore. Anche il sistema "bicamerale" offre (almeno in teoria) maggiori garanzie.
Questi aspetti meritano di essere ampiamente considerati, senza far prevalere la voglia irrefrenabile di "tagliare" la politica: in ballo c'è la democraticità del paese, che già sembra scricchiolare... inoltre sarebbe inutile tagliare costi e numeri della politica, senza intervenire sulle altre molteplici "storture" di questo paese.
La Costituzione, la "separazione dei poteri", l'ordinamento repubblicano, le solide basi e i "paletti" imposti dai "Padri Costituenti" hanno costituito fino ad oggi la SALVEZZA dell'Italia. Ci lamentiamo, e abbiamo 1.000 motivi di farlo; ma senza il lavoro di De Gasperi, Pertini & soci - (personalità non paragonabili agli odierni politici) la situazione sarebbe stata molto peggiore...
COSA NE PENSATE?

Governo, decretino per le banche

In sordina, alla chetichella, ma alla fine il mini-decreto salva-banche è arrivato. Il governo lo ha varato con disinvoltura venerdì scorso, infilandolo fra due provvedimenti che giustamente hanno catalizzato un'attenzione molto maggiore da parte dei media e dell'opinione pubblica: la riforma del lavoro e la delega fiscale. Fatto sta che, dei tre testi su cui si è discusso nell'ultima infinita riunione del Consiglio dei ministri, quello in favore degli istituti di credito è l'unico ad entrare immediatamente in vigore. Morale della favola: nessuno tocchi le commissioni bancarie.
In sostanza, l'ennesimo decreto approvato dalla squadra Monti ha come unico scopo quello di annullare una norma inserita nel pacchetto sulle liberalizzazioni, il cosiddetto "cresci-Italia", che è diventato legge appena giovedì scorso con l'approvazione definitiva della Camera. La misura -introdotta al Senato con un emendamento del Pd, cui il governo aveva dato parere contrario - prevedeva il taglio delle commissioni bancarie su crediti, fidi (l'impegno a mettere una somma a disposizione del cliente) e sconfinamenti (l'utilizzo di fondi oltre il limite accordato dalla banca tramite il fido).
Niente da fare, abbiamo scherzato: con l'ultimo decreto il governo limita la nullità delle commissioni a quelle banche che non si adegueranno alle future disposizioni sulla trasparenza dettate dal Cicr (il Comitato interministeriale per il credito e il risparmio). Un modo politicamente corretto per dire "nessuna banca".
Il dato più interessante è che questa correzione in extremis ha incontrato una larghissima approvazione in Parlamento. Anzi, il decreto ricalca praticamente alla lettera un ordine del giorno presentato dalla maggioranza, con in calce le firme di esponenti Pd, Pdl e terzo polo. Un elemento in più - se mai ce ne fosse bisogno - per valutare la labirintite che affligge gli uomini del Partito democratico, ridottisi a chiedere di cancellare un emendamento che loro stessi avevano presentato.
Ma per quale ragione la correzione non è stata inserita all'interno dello stesso provvedimento sulle liberalizzazioni? E in ogni caso, con la bulimia legislatrice di questi tempi tecnici, non si poteva infilare in uno qualsiasi dei testi che attualmente viaggiano in Parlamento? No. E la ragione ha del fantozziano.
Il governo ha scelto di non modificare l'emendamento durante la discussione alla Camera perché questo avrebbe reso necessaria una terza lettura al Senato, mettendo l'intero decreto "cresci-Italia" a rischio scadenza (fissata per il 24 marzo). All'inizio si era pensato di procedere con un nuovo emendamento, stavolta al decreto semplificazioni, ma anche in questo caso l'aggiunta avrebbe imposto una terza lettura a Palazzo Madama. Tutte lungaggini di Palazzo che le banche non potevano permettersi.
La norma che avrebbe dovuto annullare le commissioni è entrata ufficialmente in vigore domenica, con la pubblicazione del decreto liberalizzazioni in Gazzetta Ufficiale. Se l'annullamento della misura fosse arrivato anche solo con qualche ora di ritardo, per gli istituti di credito sarebbero stati dolori. Non solo per i minori introiti e per i fastidi legati all'obbligo di modifica delle procedure interne, ma anche perché poi avrebbero rischiato una serie di contenziosi legali, soprattutto con le agguerritissime associazioni dei consumatori. Era quindi vitale che il virus anti-banche e l'antidoto salva-banche arrivassero esattamente allo stesso rintocco d'orologio.
Così è stato, e ora l'Abi può esultare. A inizio mese i vertici dell'Associazione bancaria italiana si erano dimessi proprio per ottenere questo risultato. Dopo qualche settimana, quando ormai si era capito che il pressing sull'Esecutivo aveva dato i suoi frutti, le dimissioni erano state "congelate". C'è da scommettere che non ne sentiremo più parlare.
L'Abi ha espresso "soddisfazione e apprezzamento" per la "sensibilità" dimostrata dalla politica italiana. Secondo l'Associazione, l'eventuale annullamento delle commissioni sulle linee di credito avrebbe causato agli istituti una perdita da 10 miliardi di euro, mettendo a rischio addirittura 80 mila posto di lavoro.
Ricordiamo che a dicembre il sistema bancario italiano ha incassato 116 miliardi di euro dei 489 messi a disposizione dalla Bce nell'ambito dell'operazione Ltro, che garantisce prestiti triennali al tasso ridicolo dell'1%. A febbraio la seconda puntata (Ltro2) ha portato nel nostro Paese altri 139 miliardi, su 529 complessivi. Il tutto con la possibilità per gli istituti di acquistare con quei soldi titoli di Stato e speculare sulla differenza dei rendimenti (oggi il tasso d'interesse sui Btp decennali è superiore al 5%). Ma di questo ovviamente ci siamo già dimenticati. 

Banche, chiunque ha avuto un fido potrebbe chiedere rimborso: ma nessuno lo sa!


Editoriale a cura dello staff di nocensura.com - Nota: Nocensura.com ha aderito all'iniziativa promossa da FermiamoLeBanche per il Comitato promotore per il referendum per l'abrogazione delle sei leggi "regala soldi" alle banche e abolizione del signoraggio bancario.
Gli illeciti bancari più gravi, quelli che maggiormente danneggiano l'economia e pesano sulle tasche dei cittadini e delle aziende italiane sono quelli inerenti i fidi, in cui all'applicazione di un tasso di interesse eccessivo - ILLEGALE - si aggiungono l'accredito tardivo dei versamenti, le commissioni di massimo scoperto e l'anatocismo, ovvero la capitalizzazione degli interessi su un capitale, affinché essi siano a loro volta produttivi di altri interessi (in pratica è il calcolo degli interessi sugli interessi) infatti TUTTI coloro che hanno un fido - o che lo hanno avuto in passato - hanno il DIRITTO ed i requisiti per chiedere un RIMBORSO alla propria banca, un risarcimento che si attesta intorno al 10-12% dell'importo del fido per ogni anno della durata dello stesso.
Chi ha avuto un FIDO da 10.000€ per 5 anni, per esempio, ha diritto di recuperare 1.000-1.200€ all'anno, per un totale di 5-6.000€ !!! Chi ha avuto un FIDO di 10.000€ per 10 anni, ha diritto di recuperare un totale di 10-12.000€ E' possibile richiedere un rimborso entro 10 anni dalla CHIUSURA del Conto corrente (non del fido) dopo 10 anni che il conto corrente è chiuso, il "reato" va in prescrizione e non è più possibile fare rivalsa per recuperare il maltolto.
Ci sono aziende che hanno avuto fidi di importi elevatissimi, che spesso - a causa del tasso di interesse esoso applicato dalla banca - anziché ridursi negli anni come previsto, è lievitato negli anni: e guai a sconfinare dal fido previsto: in quel caso i tassi di interesse applicati divengono un vero e proprio salasso, capace di mandare sul lastrico anche una solida azienda.
Quando, nell'ambito del Comitato FermiamoLeBanche, illustriamo questi aspetti agli ignari cittadini, spesso riceviamo reazioni di incredulità e sbigottimento: a molte persone sembra impossibile che le banche agiscano abitudinariamente nell'illegalità, ma il fatto che agire in questo modo sia una prassi consolidata per le banche, non significa che ciò è legale, tantomeno accettabile.
Se tutti i commercianti non emettessero lo scontrino fiscale, diventerebbe legale non emetterlo? Quando qualche anno fa, prima dell'entrata in vigore della "patente a punti" nessuno indossava la cintura di sicurezza, era legale non metterla? Lo stesso principio vale per le banche: il fatto che tutte le banche applichino un tasso di interesse sui fidi troppo elevato, non significa che ciò sia lecito.

In italia sono MILIONI le persone e le aziende che avrebbero il diritto di RECUPERARE I SOLDI PAGATI INDEBITAMENTE, ma la stragrande maggioranza di loro ignorano questa possibilità, a causa del black out dell'informazione in merito: i mass media - succubi della politica - hanno innalzato una vera e propria cortina di silenzio, e persino le "associazioni dei consumatori" - che sono pronte ad imbastire "class action" addirittura per far recuperare ai cittadini poche decine di euro per il ritardo di un treno - evitano accuratamente di entrare in questi ambiti: mettersi contro il sistema bancario significa rinunciare a introiti pubblicitari, favori, finanziamenti.
L'associazione FermiamoLeBanche è nata anche per questo: cercare di bucare la corazza di collusioni che ha reso possibile questo sistema: far recuperare i soldi sottratti indebitamente ai cittadini, oltre ad esser un atto di giustizia, è anche l'unica strada praticabile per scardinare questo sistema.Migliaia di imprenditori, più o meno "piccoli" sono stati costretti a cessare la propria attività a causa dei debiti nei confronti delle banche, molti hanno dichiarato persino fallimento, alcuni si sono persino SUICIDATI dalla disperazione, stroncati dall'aver perso tutto, dall'esser oberati dai debiti, IGNORANDO IL FATTO che se avessero fatto causa al loro istituto, avrebbero ottenuto un cospicuo rimborso, con tanto di interessi.
Ma per chi fa rivalsa nei confronti della banca, l'epilogo è quasi sempre diverso. E' il caso di un imprenditore veneto, che si è presentato allo sportello di FermiamoLeBanche qualche mese fa; dopo diversi lustri di lavoro in cui consegnava alla banca il frutto del suo impegno, per ripagare un debito che non vedeva mai fine per il frequente aggravio di nuovi interessi, quando a causa della crisi ha visto ridursi il margine di guadagno ha cessato l'attività: e nonostante la banca si sia intascata il provento della vendita del capannone e dei macchinari, vantava ancora un credito di 50.000€ nei suoi confronti, somma insostenibile per una persona priva di reddito. L'unico "consiglio amichevole" che ha saputo dargli il direttore dell'istituto, è stato quello di vendere celermente la prima casa per ripianare il debito, prospettandogli il fatto che altrimenti, "sarebbe destinata ad andata all'asta" in un futuro prossimo.
Quando i legali di FermiamoLeBanche gli hanno ricalcolato il conto corrente secondo i parametri di legge - che prevedono interessi più bassi di quelli abitualmente richiesti dagli istituti - gli hanno comunicato che era lui che doveva ricevere dalla banca poco meno di 200.000€, una prospettiva molto diversa da quella che gli prospettava il direttore, che gli "consigliava" di vendere la prima casa per saldare un debito di 50.000€ richiesto indebitamente: gli brillavano gli occhi, stentava a credere alle parole degli avvocati. Quando i legali di FermiamoLeBanche hanno presentato il conto all'istituto, nel giro di pochi mesi l'uomo ha ricevuto un indennizzo di 150.000€: la banca ha preferito conciliare evitando di arrivare a sentenza, l'uomo non ha perso la casa e la somma ricevuta gli ha permesso di ricominciare una vita rilevando una piccola attività commerciale. Senza alcun debito con nessun istituto bancario.
L'associazione FermiamoLeBanche, fondata dall'Avv. Alfonso Luigi Marra nel 1987, da oltre 25 anni si occupa di questo tipo di cause, fornendo consulenza ai cittadini vessati dalle banche.
SE HAI AVUTO UN FIDO BANCARIO, RIVOLGITI A FERMIAMOLEBANCHE PER OTTENERE IL RICALCOLO DEL TUO CONTO CORRENTE E CHIEDERE ALLA BANCA UN RIMBORSO! si tratta di cause che hanno una percentuale di vittoria del 100%
Se sei interessato alla possibilità di chiedere il rimborso di quanto hai pagato indebitamente, o desideri ricevere maggiori informazioni contattaci senza alcun impegno; un consulente o un avvocato ti fornirà tutte le informazioni sulla questione - fidi
Email infofidi@nocensura.com - Tel. 389/0615222 staff nocensura.com

IL GOVERNO DELL'EQUITA' APPROVA IL "DECRETO SALVA YACHT"


Ma il governo dell'equità(lia) non aveva scatenato la GdF alla ricerca dei veri proprietari degli Yacht intestati ai prestanome? Ma non era partita la "crociata" nei loro confronti? Ebbene si trattava di una crociata... mediatica! Fatta nelle TV degli italiani, come le "grandi operazioni" anti-evasione di Cortina, dove ... per 1 giorno, hanno costretto tutti a fare gli scontrini.
VEDIAMO L'ENNESIMA BRAVATA DEL GOVERNO MONTI, DOPO LA BEFFA SULL'IMU SECONDA CASA DOVE I PIU' RICCHI RISPARMIANO A SCAPITO DI CHI HA UN REDDITO NORMALE...
Nel decreto liberalizzazioni è contenuta una norma a dir poco vergognaosa, già ribattezzata norma "salva-yacht". No, non è uno scherzo. Poiché il governo Monti è un governo che ci tiene all'equità, così come i nostri deputati, ecco saltare fuori il comma che salva i ricchissimi proprietari di mega barche. Dice il testo: "La legge 171 del luglio 2005 si applica ai paesi europei ed extraeuropei". Ecco fatto. Grazie a queste due paroline, sarà possibile intestare la barcona a società di noleggio fittizie, magari con sede alle isole Cayman, che poi affitteranno la barca al vero proprietario, senza pagare un centesimo di tasse: niente Iva, niente accise sulla benzina (e per uno yacht di grandi dimensioni si fanno pieni di 300.000 euro).
Un trucchetto facile facile, un bel regalone agli evasori di lusso. Insieme a quest'altro: la tassa per lo stazionamento nei porti, che serviva a identificare i proprietari di barche, è stata modificata. Ora è una tassa di possesso. Quindi anche qui, basterà immatricolare la barca con un falso nome di una società fittizia, e il gioco è fatto. Così i mega ricchi potranno risparmiare qualche euro in più.

Dalla Sicilia al Piemonte. Dalla Campania al Trentino-Alto Adige, alla Sardegna, al Veneto. La radiografia dell'attività dei consiglieri regionali nei primi tre mesi dell'anno ci consegna dei risultati indegni. Vergognosi. Sembra di vederla al microscopio, la Casta, mentre divora i soldi pubblici con vorace rapidità. Senza lasciarne una sola briciola. No, non è un bel vedere. Ma è così che stanno le cose. Qualche esempio. In Campania i consiglieri sono 61. In questi tre mesi si sono riuniti 5 volte, per un totale di 9 ore di lavoro. Retribuzione lorda mensile: 15.448 euro. Dunque, i nostri rappresentanti regionali hanno guadagnato la bellezza di 82 euro al minuto! 4.911 euro all'ora! E per cosa? Qualche chiacchiera e molti sbadigli? Per aver discusso e approvato un paio di leggine? Non va meglio nel ricco e sobrio e laborioso Trentino. I 70 consiglieri si sono visti quattro volte, una sola legge approvata, 13.605 euro a testa al mese. Non male. Sono a posto anche i 60 consiglieri del Piemonte: 11.355 euro (più attivi) per 11 appuntamenti in Regione, a fronte di una media nazionale di cinque incontri. Quelli cui, più o meno, hanno partecipato i 70 consiglieri pugliesi e i 90 (!) siciliani, 16.334 euro ai primi, 20.730 ai secondi. Cifre impietose, indecenti, se consideriamo la crisi drammatica in cui si dibattono gli Italiani. Numeri che fanno indignare e imbestialire. Ma anche resoconto dettagliato e oggettivo dei privilegi insostenibili di cui gode la Casta nostrana. 
Calearo: "non vado mai alla Camera, con l'indennità mi pago il mutuo".

Le scandalose dichiarazioni di Massimo Calearo, eletto nelle file del PD dopo essersi fatto conoscere con il soprannome "il falco di Finmeccanica", per aver guidato l'associazione degli imprenditori del settore metalmeccanico (Finmeccanica) con estremo rigore nei confronti dei lavoratori, che scioperarono ad oltranza in quanto questo signore voleva concedere un aumento salariale risibile e non si smuoveva dalla sua posizione (in barba alla concertazione). Fuoriuscito dal PD, nell'ultimo scampolo di legislatura insieme a Scilipoti ha sorretto il governo Berlusconi. Ora dichiara di non voler andare più in parlamento fino a fine legislatura. Ma lo stipendio, ovviamente lo prende lo stesso. "con l'indennità ci pago il mutuo"...

La Porsche "nascosta" al fisco? No, è solo immatricolata in Slovacchia.

Lo stipendio da parlamentare? Per pagare il mutuo, anche se in parlamento non ci si va più.

 Premere il pulsante per votare? È usurante.
Parola di Massimo Calearo, deputato di Popolo e Territorio, ex Pd e Api, voluto a tutti i costi da Walter Veltroni al parlamento:«Dall'inizio dell'anno alla Camera sono andato solo tre volte, anche per motivi familiari. Rimango a casa a fare l'imprenditore, invece che andare a premere un pulsante. Non serve a niente. Anzi, credo che da questo momento fino alla fine della legislatura non ci andrò più».
L'onorevole è stato intervistato dalla trasmissione La Zanzara su Radio 24 e ha spiegato che la sua presa di posizione risale al cambio di governo: «Fino a novembre mi sono divertito a fare il consulente di Berlusconi sul commercio estero, ora non servo più. È usurante andare alla Camera solo a premere un pulsante». C'è sempre la strada delle dimissioni, per evitare un lavoro usurante, e il tornare a occuparsi del'azienda di famiglia con fabbriche in Slovacchia e in Tunisia che produce antenne per auto e non solo, e che distribuisce in esclusiva per l'Italia grandi marchi di sistemi di navigazione gps.

Ma Calearo non ci pensa nemmeno: «Perché al posto mio entrerebbe uno del Pd molto di sinistra, un filo-castrista (Andrea Colasio, ndr). Con lo stipendio da parlamentare pago il mutuo della casa che ho comprato, 12mila euro al mese di mutuo. È una casa molto grande...». E poi c'è l'auto: «La mia Porsche è targata slovacca, l'ho comprata lì perché ho un'attività in quel paese con 250 dipendenti. È tutto perfettamente in regola. E poi in Slovacchia si possono scaricare tutte le spese per la vettura. In Italia no».


Le "migliori" sparate dei parlamentari italiani


Dall'inizio dell'anno alla Camera ci sono andato solo tre volte ... Non serve a niente, è usurante. Anzi, credo che da questo momento fino alla fine della legislatura non ci andrò più ... Con lo stipendio da parlamentare pago il mutuo della casa che ho comprato ... sono 12mila euro al mese di mutuo.
Io e mia moglie portiamo a casa 30 mila euro al mese: ma se uno investe nella politica questi soldi sono pochi! ... Io con il mio stipendio faccio una vita da cani.
Prostituirsi per fare carriera in politica è legittimo.
Onorevole Mario Pepe, gruppo Misto:
Prendo 3 mila e rotti euro al mese di vitalizio, senza vitalizio ne prenderei solo 1.200 ... Il parlamentare deve avere la serenità economica, deve sentirsi garantito ... Ma lo sa io quanti testimoni di nozze ho fatto quest'anno, ma lo sa quanti regali ho fatto? Ho fatto il testimone di nozze a 21 matrimoni!
Senatore Riccardo Villari, Coesione Nazionale:
Il ristorante del Senato non è niente di speciale, non è Chez Maxim ... è cibo conforme al prezzo, al massimo si può prendere un'insalatina, un po' di riso ... quando posso vado alla Camera ... da noi non c'è nemmeno il pesce fresco!
No no no ora le spiego subito (perché sono uno dei deputati più assenteisti d'Europa) ... se mi fermassi fino al giovedì perderei l'unico volo diretto per Roma, e sarei costretto a fare scalo a Parigi ...
Onorevole Antonio Gaglione, gruppo Misto:
Perché non vengo mai in Parlamento? Tanto è inutile, in questi tre anni l'attività legislativa si è impantanata ... Lo ammetto, quando arriva lo stipendio da Roma non mi sento a posto ... con contributi e indennità si arriva a 11 mila euro al mese. Mia moglie mi dice sempre di dimettermi, ma il mio bilancio è positivo, non mi dimetto.
A me della politica non me ne frega niente ... mi sono candidato solo per non finire in galera.
Se non era per me e Scilipoti Berlusconi non si salvava ... Io il 14 dicembre ho pensato ai cazzi miei ... per 10 giorni mi fottevano la pensione ... qui sono tutti malviventi, se non fai da solo ti si inculano loro.

IL BUCO NERO DELL'INFORMAZIONE


Il problema di fare una legge è quello di prevenire tutti i modi in cui potrà essere aggirata o, peggio ancora, strumentalizzata. La nuova Delibera Agcom sul Diritto D'Autore, di cui mi sono già occupato in passato ma che ora si avvia al tour de force finale, permetterà ai censori di scorrazzare liberamente tra i contenuti di informazione libera sgraditi e farli a fettine.

 Il principio è semplice (
qui tutti i dettagli): se all'interno di un post o di un video includi un qualsiasi frammento di informazione multimediale che deriva da fonti esterne, compresi virgolettati di articoli apparsi sui quotidiani o magari uno spezzone di TG per commentarlo, il proprietario di quel contenuto, magari imbeccato dai poteri particolari che il tuo articolo infastidisce, potrà richiederti di rimuovere immediatamente i contenuti che hai pubblicato, ovvero di eliminare il tuo post e il tuo video. Se non lo farai entro un termine brevissimo, potrà rivolgersi all'AGCOM che, dopo una procedura rapida e sommaria, ordinerà al gestore dei contenuti (per esempio Youtube nel caso di un video o il gestore dei servizi di hosting nel caso di un post) di rimuoverli al posto tuo. E potrà persino rendere completamente irraggiungibile il tuo sito. La magistratura? Superata. In Spagna si sono incazzati per molto meno. 

Può fare una cosa del genere, l'AGCOM? Certamente no. O meglio: non ancora. Il Governo Monti, infatti, con la liberalità che lo contraddistingue sta per investire l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni del potere assoluto di scrivere normative, renderle vigenti e poi farle rispettare. Un mostro divora diritti, un buco nero dell'informazione pronto a risucchiare con il suo potente campo gravitazionale ogni piccolo asteroide nel raggio di milioni di chilometri.

Guido Scorza (
una vecchia conoscenza delle battaglie di byoblu.com per le libertà digitali) e la Open Media Coalition chiedono dunque trasparenza totale sulle nomine dei cinque monarchi Agcom che entro 45 giorni dovranno essere espresse dal Governo Monti, arrivando a richiedere l'intervento dell'ONU per garantire la l'imparzialità delle scelte e la loro espressione alla luce del sole.

Ho incontrato Guido ieri sera, ancora una volta alla Stazione Centrale di Milano.
Guardate il video dell'intervista
VOGLIAMO TRASPARENZA
Le nuove nomine AGCOM potrebbero spazzare via l'inforamzione libera sul web

L'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni è, come probabilmente molti sanno, il soggetto che è deputato nel nostro Paese a controllare, tra l'altro, che tutto vada per il verso giusto quando si parla di contenuti online. Controllare non significa dettare le regole, dettare le leggi. Per quello, normalmente, c'è il Parlamento.

 La Delibera AGCOM sul Diritto D'Autore - la "cosiddetta" delibera Agcom sul Diritto D'Autore - in realtà è una delibera che disciplina la circolazione di tutti i contenuti, a carattere informativo e non, nello spazio pubblico telematico. E' una delibera che l'AGCOM dovrebbe adottare, un regolamento - meglio - che l'AGCOM dovrebbe adottare perché glielo ha commissionato il Ministro Romani con il famigerato Decreto attraverso il quale si è cambiato il nome del vecchio testo unico radiotelevisivo chiamandolo Testo Unico dei Servizi Media Audiovisivi. L'ambito della delibera riguarda qualsiasi genere di contenuto, che si tratti di video, che si tratti di un testo scritto, che si tratti di una web-tv o piuttosto di un blog. Tutto rientra nell'ambito di applicazione della delibera del regolamento in questione e su tutti questi contenuti AGCOM avrà potere di vita o di morte.
 Ecco come funzionerà il nuovo sistema dell'informazione se il nuovo regolamento AGCOM dovesse entrare in vigore per come è stato presentato. Qualcuno ritiene che sotto il vostro video, quello attraverso il quale avete raccontato di un fatto del quale siete stati spettatori e che ritenete abbia un rilievo pubblico, c'è una musica coperta da diritti d'autore. O magari avete postato un contenuto e avete un po' ecceduto nel virgolettato. Ecco: chicchessia potrà scrivervi e chiedervi di rimuovere quel contenuto. Se voi non provvederete a rimuovere quel contenuto ciò che accadrà è che quel soggetto potrà scrivere all'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e potrà chiedergli di tirar giù quel contenuto. L'AGCOM, all'esito di un procedimento sommario, ordinerà al gestore del sito internet di rimuovere il contenuto in questione o, piuttosto, ai provider di rendere irraggiungibili i contenuti dei quali discutiamo. E' un provvedimento senza precedenti, quello del quale discutiamo. Un'autorità amministrativa si ritroverà a decidere, all'esito di un procedimento sommario, chi può dire cosa e chi può leggere cosa. Il tutto nello spazio pubblico telematico.

 Qualcosa sta per cambiare. Il Governo intende infatti attribuire all'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni un potere straordinario: un potere da monarca dell'informazione. Il potere di scrivere le leggi ed applicarle. Il potere di vita e di morte su ogni bit di informazione online. La nuova Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni - i suoi membri sono infatti in scadenza - è composta da cinque uomini. Cinque uomini che decideranno, nei mesi che verranno, quali contenuti possono restare online e quali contenuti possono essere accessibili al pubblico italiano. Sarà una super AGCOM. Sarà una monarca dell'informazione. Ed è questa la ragione per la quale è indispensabile preoccuparsi che le nomine dei nuovi membri dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni avvengano in maniera trasparente e rigorosa. La richiesta di una
neonata coalizione di associazioni della società civile italiana che rappresenta centinaia di migliaia di cittadini è esattamente questa: chiediamo trasparenza. Chiediamo che il Governo ed il Parlamento si impegnino a rendere noti quanto prima i nomi dei candidati ad occupare le nuove poltrone dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.
 Questa volta vogliamo davvero trasparenza e, per chiederla, abbiamo pensato di rivolgerci alle Nazioni Unite. Presso le Nazioni Unite esiste una figura di straordinario rilievo: è quella del relatore speciale delle Nazioni Unite per la tutela e la promozione della libertà di informazione e di opinione. Nei giorni scorsi, con questa coalizione, abbiamo scritto al presidente del Governo, al presidente del Senato e al presidente della Camera e abbiamo chiesto di invitare qui, in Italia, subito il relatore speciale delle Nazioni Unite perché osservi che la procedura di nomina dei membri dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni avvenga davvero in modo trasparente. Staremo a vedere se il professor Monti, se il Governo dei professori e della trasparenza - perché fu lui stesso a dire che avrebbero agito in maniera trasparente - accetterà questa richiesta o se, viceversa, in Italia continueremo ad aver paura che tutto avvenga alla luce del sole e continueremo a essere convinti che il modo migliore per nominare i membri di una Autorità indipendente sia farlo attraverso bigliettini, foglietti e pizzini scambiati in una conferenza di capi-gruppo, lontano dagli occhi, evidentemente ritenuti indiscreti, dell'opinione pubblica, dei cittadini e dei media. Noi vogliamo trasparenza: ce la daranno?
La grande truffa del debito pubblico. Quello che la politica ed media non ti diranno mai!

IN TRE SEMPLICI PASSAGGI, COME E' MATURATO IL NOSTRO DEBITO PUBBLICO E COME ESSO SIA LA PIU’ COLOSSALE TRUFFA MAI PERPETRATA AI DANNI DEI CITTADINI


Primo passaggio

Una data importante il 15 agosto 1971

Perchè è così importante questa data ?
Perché il sistema monetario, in vigore dagli accordi di Bretton Woods del 1944, che aveva lasciato agli USA  il ruolo di ultimo garante della conversione aurea del denaro circolante, cessava di esistere, con atto unilaterale Nixon ne decretò la fine.
Da quel giorno il denaro divenne ufficialmente un semplice pezzo di carta.
(approfondiremo più avanti questo aspetto)
Nel 1971 il nostro debito pubblico era la cifra, che oggi definiremo irrisoria, di 16 miliardi e 145 milioni
(dati Banca d’Italia e valore convertito in euro)

Secondo passaggio
Nel luglio del 1981 con l’ultima collocazione di titoli di stato, avvenne il divorzio fra Banca d’Italia e il Ministero del Tesoro :
In concertazione fra il Ministro del Tesoro Andreatta e l’allora Governatore di Banca d’Italia Ciampi avvenne questa separazione
Fino a questa data Banca d’Italia era un istituto di diritto pubblico a maggioranza pubblica (come previsto dall’articolo 3 dello statuto) e aveva nei confronti dello Stato vari obblighi, fra i quali sottolineo il più importante, ovvero l’obbligo di acquistare tutti i titoli di stato che venivano emessi e quindi di finanziare il deficit dello Stato.
Nei 10 anni fra il 71 e l’81 la rimozione del vincolo aureo aveva fatto si che si potesse finanziare la crescita del paese ed aumentarne il benessere dei cittadini attraverso una maggiore emissione di denaro,
esattamente il contrario di quello che accade oggi, denaro bloccato nelle banche e recessione.
Il debito era si salito a 142 miliardi dai 16 del 1971, perché lo Stato finanziava la crescita attraverso l’emissione, come normalmente dovrebbe essere. 
Il debito che si era creato, era un debito contratto con un Istituzione di proprietà dello Stato stesso,
Banca d’Italia, una sorta di partita di giro, una mera scrittura contabile, insomma un piccolo falso debito.
Lo Stato esercitava così la sua sovranità monetaria , finanziandosi senza indebitarsi con nessuno.

Terzo passaggio
nel 1992 con la legge 35/1992 viene privatizzata Banca d’Italia
Questa legge vede protagonista l’allora Ministro del Tesoro Guido Carli , guarda caso ex governatore Banca D’Italia.
Con la cessione a privati dei 3 principali gruppi bancari, Comit ,Credito Italiano e Banco di Roma che garantivano la maggioranza pubblica,  l’Istituto di palazzo Koch, diveniva privato (al 95%), in barba al vigente statuto che lo proibiva..
In questo periodo fra il 1981 ed il 1992, la rimozione dell’obbligo di acquistare i titoli per Banca D’Italia , aveva fatto si che per finanziare il deficit pubblico lo stato dovesse ricorrere al mercato, ovvero ai privati ,sottolineo che sul mercato primario dei titoli di stato, gli unici “acquirenti autorizzati”, sono primarie Banche commerciali ed Istituzioni finanziarie private, ne cito alcune;
IMI , Monte dei Paschi,Unicredit, Goldman Sachs, Merryl Linch ecc ecc ,
Si nel mezzo c’è anche la famosa o forse sarebbe meglio dire famigerata Goldman Sachs e anche la Merryl Linch di Monti Junor.
In questo periodo il nostro debito pubblico era passato dai 142 miliardi a 850 miliardi.
Si è vero lo sviluppo ed il benessere della nostra società avevano continuato a crescere ma……..
Si c’è un ma grosso come un grattacielo , quel “piccolo falso debito” come lo avevamo chiamato prima si era trasformato, grazie alla privatizzazione di Banca d’Italia ed al passaggio obbligato al mercato privato per finanziare lo Stato, in un “grande vero debito”.
Insomma fra la possibilità di avere denaro a credito o denaro a debito hanno scelto la seconda opzione, anche voi fareste la stessa cosa vero ???

Torniamo ora su quel primo passaggio per capire cosa è la sovranità monetaria e perché è un diritto che appartiene agli Stati
Con la fine del sistema aureo  la banca che fino ad allora poteva dirti:
-“Il denaro che creo e che ti do, te lo presto, perché è un titolo di credito rappresentativo dell’oro che è mio !!! “
Dopo quel giorno non avrebbe potuto più dirlo.
Ma le banche hanno continuato a trattare il denaro creato come proprio e quindi a prestarlo.
Questo importante passaggio è stato distrattamente o volutamente (vedete voi) ignorato, politici, economisti tutti in silenzio !!!
Invece una domanda sarebbe dovuta sorgere spontanea:
A chi appartiene ora questo denaro ?
Per spiegarlo farò un semplice esempio;
se Mario Draghi stampasse denaro su un isola deserta cosa varrebbe quel denaro?
Ovviamente niente perché non ci potremmo acquistare nulla.
Se sull’isola arrivassero due produttori,che grazie al loro lavoro producono merci, quel denaro quasi magicamente acquisisce valore.
I produttori scambieranno le loro merci usando quel denaro, ma se togliamo di nuovo da questo circolo economico i due produttori e le loro merci , il denaro torna a valere nulla.
Oggi il valore del denaro nasce ed esiste solo in virtù della produzione di merci e servizi dunque apparterrebbe in modo ovvio ai produttori, ai cittadini, ai lavoratori, agli imprenditori, insomma allo Stato in tutte le sue componenti produttive in quanto , come visto con l’esempio, solo la produzione di beni e servizi ne genera il valore  e senza di essa non esisterebbe, per questo motivo palese il denaro deve essere accreditato a chi produce beni e servizi e non addebitato come avviene oggi, la banca dovrebbe solo ricevere un compenso tipografico.
Il denaro oggi non è più un valore, ma un mezzo per misurare il valore.
Dire che non si costruisce un ospedale perché mancano i soldi è come dire non costruisco una strada perché mancano i chilometri”
Un paradosso assurdo !!!
Si è proprio così questa crisi è un paradosso assurdo dove chi è capace di creare ricchezza non lo fa non per mancanza di materie prime, ma per la mancanza dell’unità di misura  il denaro , ovvero un pezzo di carta o un click sul computer
Ecco spiegata la truffa
Lo stato ha ceduto la propria sovranità monetaria a delle istituzioni private, trasformando la capacità di produrre e quindi di creare vera ricchezza in un mostruoso controsenso, dove più produci ricchezza, più ti indebiti e più diventi povero.

Per chiarimenti o approfondimenti contattatemi su facebook Stefano Stefanini

Lo scandalo degli "esodati", truffati dallo stato a 60 anni senza lavoro ne pensione

Una situazione a dir poco gravissima e vergognosa, una vera e propria TRUFFA perpetrata a danno di migliaia di cittadini sulla sessantina che difficilmente ritroveranno un lavoro; uno scandalo immenso di cui i mass media non hanno proferito parola, cose che non accadono nemmeno nei peggiori paesi del terzo mondo. Viene da chiedersi come riusciranno a sopravvivere queste persone, per una parte di questi sicuramente sarà veramente dura.

Un'altra "bravata" dei professori che gli italiani dovrebbero sapere...


Vedi anche lo scandalo degli imprenditori che da anni aspettano che lo stato gli paghi i lavori svolti, che in alcuni casi sono costretti a chiudere, oppure falliscono, e magari si ritrovano alle prese con equitalia per insolvenza di somme molto minori di quelle che lo stato deve loro. 


Staff nocensura.com
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di seguito l'articolo ripreso dal blog di Beppe Grillo

Non accettate caramelle dalla Fornero
Gli è stato detto "Ti diamo uno scivolo per la pensione". "Ti paghiamo due anni di stipendio se firmi l'esodo volontario dall'azienda". "Non devi avere preoccupazioni per il tuo futuro perché dopo ti aspetta la pensione". 350.000 persone vicine ai sessant'anni hanno creduto, hanno accettato e ora si trovano "esodate" dopo la riforma della pensione del Governate di Varese. L'esodato non lavora e non è pensionato. L'azienda che se ne è liberata non lo vuole indietro neppure con il lifting. E' un aspirante barbone che deve fare una marcia nel deserto senza reddito per 5/6/8 anni senza un euro in tasca. Gli esodati tengono di solito una famiglia da mantenere. Il numero di chi è finito nel limbo della miseria va almeno moltiplicato per due. Quindi 700.000. Le dimensioni di una grande città italiana. Come farà a sopravvivere questa gente? Si venderà la casa se ne ha una o vivrà di carità? L'esodato è un vuoto a perdere, non è riciclabile. Non può neppure emigrare in cerca di fortuna, troppo vecchio. L'esodato è spesso un ex dipendente pubblico che non sospettava che lo Stato, il suo datore di lavoro, il convitato di pietra all'atto della sua firma di uscita, cambiasse le regole del gioco. La Frignero pensava che gli esodati fossero un po' di meno, "solo" 50.0000 e ha dichiarato "Siamo stati chiamati a fare un lavoro sgradevole non a distribuire caramelle". Esodati: occhio! Non accettate caramelle dagli sconosciuti, ma soprattutto dalla Frignero, producono ilrigor montis. La Frignero si è accorta che i conti non tornano e che gli esodati potrebbero scatenare per la prima volta in Italia la rivoluzione delle Pantere Grigie. Ha detto con grande tempestività "Non ho dimenticato gli esodati. Ma nessuna di queste persone quest'anno sarà costretta a cambiare qualcosa". La dichiarazione non dice nulla, anzi preoccupa ancora di più. La Fornero ha aggiunto rassicurante come un addetto stampa delle pompe funebri "L'ultima cosa che vogliamo fare è spaccare il Paese". Gli esodati potranno dormire sonni tranquilli sotto i ponti. Il Paese rimarrà unito. Un po' alla volta si abitueranno alla vita all'aria aperta.

SPECIALE "8 per mille" alla Chiesa cattolica: tutto ciò che devi sapere


Torniamo a parlare di "8 per mille", argomento che abbiamo affrontato più volte anche in passato, in quanto la MAGGIORANZA ASSOLUTA degli italiani non sanno che, SE NON ESPRIMONO UNA PREFERENZA, L'86% DEL LORO VERSAMENTO VIENE DEVOLUTO ALLA CHIESA CATTOLICA: questo perché i soldi di chi non esprime nessuna preferenza (cioè la larghissima maggioranza dei contribuenti) vengono ripartiti in base alle percentuali di coloro che hanno espresso una preferenza: e l'86% di coloro che esprimono una preferenza scelgono di devolvere l'8 per mille alla Chiesa. Per approfondire l'argomento leggi anche i seguenti articoli:


Di seguito l'approfondita relazione a cura dell' UAAR (Unione degli Atei e Agnostici Razionalisti) 
  • COSA SIGNIFICA “OTTO PER MILLE”?
  • IL TESTO DELLA LEGGE
  • COME FUNZIONA IL MECCANISMO?
  • LA DISTRIBUZIONE DEL GETTITO
  • COME VENGONO SPESI QUESTI SOLDI?
  • PERCHÉ ABROGARE IL MECCANISMO?
  • MA SI PUÒ ABROGARE? O NON PAGARE? E COME?
  • L'ESENZIONE ICI
  • "I COSTI DELLA CHIESA"
  • OCCHIOPERMILLE
  • CINQUE PER MILLE
  • PERCORSI DI APPROFONDIMENTO

COME FUNZIONA IL MECCANISMO?

Ogni cittadino che presenta la dichiarazione dei redditi può scegliere la destinazione dell’8 per mille del gettito IRPEF tra sette opzioni: Stato, Chiesa cattolica, Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorno, Assemblee di Dio in Italia, Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi, Chiesa Evangelica Luterana in Italia, Unione Comunità Ebraiche Italiane.
In realtà nessuno destina il proprio gettito: il meccanismo assomiglia di più ad un gigantesco sondaggio d’opinione, al termine del quale si “contano” le scelte, si calcolano le percentuali ottenute da ogni soggetto e, in base a queste percentuali, vengono poi ripartiti i fondi.
Come se non bastasse, la mancata formulazione di un’opzione non viene presa in considerazione: l’intero gettito viene ripartito in base alle sole scelte espresse.
Alcune confessioni, più coerentemente, lasciano allo Stato le quote non attribuite, limitandosi a prelevare solo quelli relativi ad opzioni esplicite a loro favore: cosa che NON fa la Chiesa cattolica, ottenendo un finanziamento quasi triplo rispetto ai consensi espliciti ottenuti a suo favore.
ECCO PERCHÉ È IMPORTANTE COMPILARE QUESTA SEZIONE DELLA DICHIARAZIONE DEI REDDITI.
Qualora il contribuente non sia tenuto alla presentazione della dichiarazione, può comunque effettuare ugualmente la scelta della destinazione dell’8 per mille consegnando il CUD in una busta chiusa a un ufficio postale.
COSA SIGNIFICA “OTTO PER MILLE”?
Fino a due decenni fa lo Stato italiano pagava direttamente lo stipendio al clero cattolico, con il meccanismo della congrua. Ritenendolo datato, nell’ambito delle trattative per il “nuovo” Concordato si decise un nuovo meccanismo di finanziamento alla Chiesa cattolica, solo in apparenza più democratico e trasparente in quanto allargato alle altre religioni: lo Stato decideva di devolvere l’8 per mille dell’intero gettito IRPEF alla Chiesa cattolica (per scopi religiosi o caritativi) o alle altre confessioni o allo stato stesso (per scopi sociali o assistenziali), in base alle opzioni espresse dai contribuenti sulla dichiarazione dei redditi.

IL TESTO DELLA LEGGE

L’otto per mille è normato dalla legge 222/85.

LA DISTRIBUZIONE DEL GETTITO

Il Ministero delle Finanze, già restìo a fornire statistiche in merito (comunica i dati alle sole confessioni religiose, che ne danno notizia con estrema riluttanza), è peraltro estremamente lento nel diffondere i dati. Le ultime comunicazioni ufficiali e definitive si riferiscono incredibilmente alle dichiarazioni dei redditi del 2004 (redditi 2003).
Per recuperare dati di poco più recenti si deve accedere ai dossier sulla ripartizione dell'otto per mille a diretta gestione statale 
pubblicati sul sito della Camera. In data 1 dicembre 2010 il Servizio Studi del Dipartimento bilancio rende note le scelte effettuate dai contribuenti sui redditi riferiti all’anno 2006, dichiarati nel 2007, aventi effetto sulla ripartizione della quota per l'otto per mille IRPEF per il 2010.
Distribuzione 2010 (redditi 2006 dichiarati nel 2007) Totale da ripartire 1.149.289.469 euro Contribuenti che hanno espresso una scelta: 43,5%
beneficiario
% su scelte
espresse
importo
ripartito
note
Chiesa Cattolica
85,01%
977.010.978

Stato
11,95%
151.950.433
Riceve rinunce a quote scelte inespresse
Metodisti e Valdesi
2,05%
10.248.789
Rinunciano a quota scelte inespresse
Comunità Ebraiche
0,37%
4.252.371

Luterani
0,25%
2.873.224

Assemblee di Dio
0,20%
999.882
Rinunciano a quota scelte inespresse
Avventisti settimo giorno
0,17%
1.953.792

Si noti che, in tale occasione, su oltre trenta milioni di contribuenti solamente il 43,5% ha espresso un’opzione: solo il 36,98% della popolazione, quindi, ha espresso una scelta a favore della Chiesa cattolica, alla quale è però consentito di mettere le mani sull'85,01% dei fondi.

COME VENGONO SPESI QUESTI SOLDI?

  • CHIESA CATTOLICA
    Nato come meccanismo per garantire il sostentamento del clero, tale voce è diventata, percentualmente, sempre meno rilevante (il 35,7% del totale). Parrebbe infatti che la Chiesa cattolica prediliga destinare i fondi ricevuti dallo Stato alle cosiddette “esigenze di culto” (43,7%): finanziamenti alla catechesi, ai tribunali ecclesiastici, e alla costruzione di nuove chiese, manutenzione dei propri immobili e gestione del proprio patrimonio. Ovvio che non vedremo mai spot su queste tematiche: ai tanto strombazzati aiuti al terzo mondo, cui è dedicata quasi tutta la pubblicità cattolica, va - guarda caso - solo l’8,6% del gettito. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito
    www.8xmille.it nel quale, cliccando di seguito sulle sezioni “rendiconto” e “scelte per la chiesa cattolica”, si accede a una pagina che riporta le percentuali di scelta di fantomatici contribuenti senza specificare se siano la totalità o si tratti solo di coloro effettivamente firmano per destinare l’Otto per Mille.
  • PERCHÉ ABROGARE IL MECCANISMO?

  • perché il meccanismo doveva essere basato sulla volontarietà, ma la ripartizione delle scelte inespresse vìola, di fatto, questo principio;
  • perché è un finanziamento a fondo perso a favore di confessioni religiose che si dovrebbero autofinanziare. Soprattutto nel caso della Chiesa cattolica, gran parte di questi contributi non ha alcuna utilità sociale;
  • perché è una partita truccata: a differenza delle confessioni religiose, lo Stato italiano non fa alcuna pubblicità per sé e non informa su come destina questi fondi. Quando nel 1996 il ministro Livia Turco propose di destinare i fondi di competenza statale all’infanzia svantaggiata, il “cassiere” della Conferenza Episcopale Italiana Nicora reagì duramente, sostenendo che «lo Stato non deve fare concorrenza scorretta nei confronti della Chiesa»;
  • perché è una partita a cui non tutti possono giocare: sono ammesse solo le confessioni sottoscrittrici di un’Intesa con lo Stato. Ecco perché la Chiesa, attraverso i parlamentari cattolici, blocca l’accordo (già sottoscritto) con i Testimoni di Geova e impedisce l’avvio di trattative con gli islamici: i fedeli di queste religioni, ben disciplinati, grazie al meccanismo delle scelte inespresse porterebbero alle loro gerarchie una contribuzione ben superiore alla loro percentuale reale, con un danno valutabile in centinaia di milioni di Euro per la Chiesa cattolica.
  • perché è un meccanismo non chiaro, che trae in inganno non solo il semplice cittadino ma anche la persona colta. Un giornalista Rai ha dovuto addirittura scusarsi in diretta per la sua non conoscenza del meccanismo;
  • perché lo Stato, erogando questi finanziamenti, è costretto a cercarsi altre entrate con nuove forme di tassazione della popolazione.
  • STATO
    Lo Stato è l’unico competitore per l’otto per mille che rifiuta di farsi pubblicità. Il Governo dedica alla gestione dei fondi di pertinenza statale 
    una sezione del suo sito internet.
  • L'ESENZIONE ICI

  • Nell’ambito del Decreto Fiscale collegato alla Legge Finanziaria 2006, il Parlamento ha introdotto l’esenzione ICI (Imposta Comunale sugli Immobili) per gli immobili adibiti a scopi commerciali per la Chiesa (ulteriormente estesa alle associazionino-profit). Il patrimonio immobiliare della Chiesa cattolica è incalcolabile (si parla di un 20-25% dell'intero territorio nazionale), e incalcolabile è quanto di tale patrimonio sia effettivamente utilizzato per fini spirituali, quanto per fini commerciali e quanto per fini commerciali 'occultati' dietro i fini spirituali.
  • Secondo stime dell’ANCI, il provvedimento avrebbe comportato minori entrate per i Comuni nell’ordine di 700 milioni di Euro. Il d.l. 223 del 4 luglio 2006 ha successivamente eliminato tale esenzione. La sua formulazione («Attività di natura esclusivamente commerciale»), tuttavia, di fatto vanifica il provvedimento e mantiene in vigore tale privilegio: è infatti sufficiente che all’interno dell’immobile destinato ad attività commerciale si mantenga una piccola struttura destinata ad attività religiose.
  • Nell'agosto 2007 la Commissione Europea ha chiesto al governo italiano informazioni supplementari su tali vantaggi fiscali. Non risulta che né il governo Prodi, né il governo Berlusconi che subentrò nel 2008 le abbiano mai risposto.
  • Tra gli immobili a uso commerciale che, stando a notizie di stampa, beneficiano di tale esenzione, troviamo la casa alberghiera delle Suore Brigidine, nella prestigiosa Piazza Farnese a Roma, e il centro spiritualità e convegni Mondo migliore, una struttura voluta dall’Istituto diocesano per il sostentamento del clero.
  • CHIESA VALDESE
    Rifiuta di destinare i fondi ottenuti alle esigenze di culto e al sostentamento del clero. Per maggiori informazioni vai su
    www.chiesavaldese.org.
  • LUTERANI
    Una parte dei fondi viene utilizzata per il sostentamento dei pastori. Per maggiori informazioni vai su 
    www.elki-celi.org.
  • COMUNITÀ EBRAICHE
    I fondi sono utilizzati per 
    «…solidarietà sociale, attività culturali, restauro patrimonio storico, sostegno ad attività giovanili, strutture ospedaliere per la cittadinanza, cultura della memoria, lotta a razzismo e pregiudizio». Per maggiori informazioni vai su www.ucei.it.
  • CHIESE AVVENTISTE
    Rifiutano anch’esse di destinare i fondi ottenuti alle esigenze di culto e al sostentamento del clero. Per maggiori informazioni vai su 
    www.avventisti.it.
  • ASSEMBLEE DI DIO
    I fondi sono destinati esclusivamente alle missioni e alla beneficenza. Per maggiori informazioni vai su 
    www.adi-it.org.

CINQUE PER MILLE

Con la dichiarazione dei redditi 2006 il governo ha introdotto una nuova possibilità: la destinazione del cosiddetto “Cinque per mille” del gettito IRPEF (completamente indipendente dall’Otto per mille).
Nato in origine per finanziare la ricerca scientifica, si è poi inopinatamente allargato ad altri scopi.
In breve, il funzionamento è questo:
  • se il cittadino non sceglie, il cinque per mille della sua IRPEF rimane nel bilancio dello Stato;
  • se il cittadino intende invece “destinare” il suo cinque per mille, può scegliere tra una delle seguenti categorie:
    1. sostegno delle ONLUS (Organizzazioni non lucrative di utilità sociale) di cui all’art. 10 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n: 460, e successive modificazioni, nonché delle associazioni di promozione sociale iscritte nei registri nazionale, regionali e provinciali, previsti dall’art. 7, commi 1 2 3 e 4, della legge 7 dicembre 2000, n. 383, e delle associazioni riconosciute che operano nei settori di cui all’art. 10, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 460 del 1997;
    2. finanziamento agli enti della ricerca scientifica e dell’università;
    3. finanziamento agli enti della ricerca sanitaria.
  • il cittadino ha anche la possibilità di indicare un beneficiario specifico. In questo caso deve scrivere il codice fiscale di tale soggetto beneficiario.
Dalla dichiarazione dei redditi 2008 è possibile destinare il proprio Cinque per Mille all’UAAR. Per farlo, è sufficiente:
  • apporre la propria firma nel riquadro “Sostegno del volontariato, delle associazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni riconosciute che operano nei settori di cui all’art. 10, c.1, lett a), del D.Lgs. n. 460 del 1997”;
  • riportare il codice fiscale dell’UAAR (92051440284) nello spazio collocato subito sotto la firma.
Se non si è tenuti a presentare la dichiarazione dei redditi è possibile firmare comunque, consegnando la scelta effettuata in qualcunque ufficio postale.
Qualora insorgano problemi per l'effettuazione della scelta si può contattare l'UAAR, o telefonando in sede al numero 06-5757511, oppure inviando una e-mail a info@uaar.it.
Maggiori informazioni, tra cui l’elenco completo dei possibili beneficiari, sono disponibili su una pagina del sito dell’Agenzia delle Entrate.

MA SI PUÒ ABROGARE? O NON PAGARE? E COME?

L’Associazione per lo Sbattezzo ha lanciato anni fa un’iniziativa per l’obiezione fiscale.
L’UAAR ha anch’essa più volte criticato e chiesto modifiche alla normativa: resta il fatto che un cambiamento è fattibile solo attraverso una modifica della legge. L'UAAR ha proposto di adottare il meccanismo tedesco, per il quale solo i fedeli che desiderano esplicitamente appartenere a una confessione religiosa sono tassati per sovvenzionarla.

PERCORSI DI APPROFONDIMENTO

"I COSTI DELLA CHIESA"

L'Otto per Mille non è la più importante voce in "uscita" dallo Stato in direzione della Chiesa cattolica: l'insegnamento della religione cattolica costa infatti ben un miliardo e mezzo, destinato a finanziare il catechismo impartito da docenti scelti dai vescovi ma pagati dallo stato. L'UAAR stima in oltre sei miliardi la cifra di cui gode la Chiesa cattolica, nelle sue varie articolazioni, a danno delle casse pubbliche. Tale stima è disponibile sul sito I costi della Chiesa, un'inchiesta realizzata dall'UAAR che rappresenta la più importante e dettagliata raccolta di dati sul Fenomeno. Per far conoscere ai cittadini I costi della Chiesa l'UAAR ha anche lanciato una campagna di manifesti sei per tre.

OCCHIOPERMILLE

Nell’aprile 2007 l’UAAR, prendendo atto della diffusa mancanza di conoscenza del meccanismo tra la popolazione, nonché del completo disinteresse da parte delle istituzioni a porvi rimedio, ha avviato autonomamente una propria campagna di informazione: «Otto per mille informati», dal 2009 «Occhiopermille».
I ''rimborsi elettorali'', in pochi mesi sono tre i casi venuti a galla

Ufficialmente sarebbero "rimborsi per le spese elettorali", ma in realtà sembra proprio che vengono utilizzati per ben altre questioni, spesso private, oltre al fatto che - come si evince dalla tabella di seguito - nella maggioranza dei casi, le cifre che ricevono i partiti superano di gran lunga le spese elettorali affrontate.

La tabella sopra riporta i finanziamenti globalmente erogati dallo stato e le spese sostenute dai partiti. Negli
ultimi 20 anni ci sono costati 2 miliardi di euro.

Tenendo ben presente il fatto che ovviamente la giustizia non riesce - in ogni ambito - a scoprire tutti i reati, negli ultimi mesi, riguardo al finanziamento pubblico dei partiti abbiamo assistito alle seguenti vicende:
  1. Il "caso Lusi" che ha investito la "Margherita" di Rutelli: un partito che, per'altro, non esiste più, ma come sappiamo anche i partiti "defunti" continuano a percepire i rimborsi. (vedi Ecco i “Partiti Defunti” che hanno continuato a ricevere rimborsi elettorali).Il bilancio della "Margherita" elencava capitoli di spesa talmente assurdi e insensati che anche un bambino di 7 anni avrebbe capito che "qualcosa non andava". Rutelli quando è scoppiato lo scandalo è "caduto dalle nuvole", ma ci sono le prove che anche la sua fondazione ha "beneficiato" dei soldi che Lusi avrebbe fatto sparire, per un totale di 866.000€. E la versione del "tesoriere ladro" - che davanti ai magistrati ha dichiarato che "i vertici della Margherita sapevano tutto" appare decisamente più credibile di chi invece, ai microfoni delle "Iene" sostiene che "sarà restituito tutto".
  2. Il caso Belsito che ha recentemente investito la Lega Nord. Dopo il caso "Lega Nord Tanzania" esploso pochi mesi fa, quando emerse che il partito di Bossi (che per pagare l'affitto delle sedi chiede i soldi ai militanti, come ha ammesso Matteo Salvini) anziché sostenere l' "amatissima Padania", le cui aziende sono sempre più in crisi, ha investito milioni di Euro in Tanzania. Ora invece è emerso ben altro: i soldi dei contribuenti italiani che la Lega Nord ha ricevuto a titolo di rimborso elettorale sono stati spesi per la ristrutturazione della casa della famiglia Bossi in provincia di Varese, cene, viaggi, spese dentistiche e molte altre spese...PRIVATE 

POCHI CITTADINI SANNO CHE LA "CORTE DEI CONTI" NON PUO' CONTROLLARE IL BILANCIO DEI PARTITI IN QUANTO QUESTI FIGURANO COME "ASSOCIAZIONI DI CITTADINI" QUALSIASI... esattamente come un circolo della bocciofila... si sono tutelati bene, non c'è che dire!
MOVIMENTO 5 STELLE NON PRENDE E RIPUDIA IL FINANZIAMENTO AI PARTITI


Dall'evasione tesoro di 13 mld, ma agli onesti non torna niente


L'Agenzia delle Entrate nel 2011 ha inacssato 12,7 miliardi, dato in crescita del 15,5%: ma la pressione fiscale resta a livelli record

L'Agenzia delle Entrate snocciola i dati: 697mila accertamenti e un'imposta accertata pari a 30,4 miliardi di euro. Questi i numeri della lotta all'evasione. Nel corso del 2011 sono stati incassati 12,7 miliardi di euro, in crescita del 15,5% rispetto al 2010. E' quanto emerge dal rapporto dell'Agenzia delle Entrate sui risultati del 2011 e sulle prospettinve del 2012.

"Controlli sempre più mirati" - Il direttore centrale, Luigi Magistro, ha spiegato che "il risultato è il frutto della strategia da tempo messa in campo dall'Agenzia, che si basa su controlli sempre più mirati grazie ad analisi del rischio di evasione molto approfondite. Infatti - ha spiegato - a fronte di una diminuzione (-1,2%) del numero di accertamenti, che passano dai quasi 706 mila del 2010 ai circa 697 mila del 2011, la maggiore imposta accertata è cresciuta del 9,3%, superando la quota di 30,4 miliardi contro i 27,8 registrati nel 2010".


E i contribuenti onesti? - Le cifre dimostrano che sale in modo cospicuo il tesoretto che deriva dalla lotta all'evasione, ma questi soldi continuano a non essere redistribuiti ai contribuenti onesti. Per ora resta in un angolo, accantonata, la creazione del fondo con i soldi recuperati dalle Entrate, una montagna di euro che nelle intenzioni ancora non attuate dal premier Monti dovrebbero servire a diminuire la mostruosa pressione fiscale italiana, che si avvicina al 55 per cento. Il direttore dell'Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, anzi rilancia e spiega: "Aumenteranno i blitz in stile Cortina". Ma i contribuenti onesti continuano a non trarne alcun beneficio.

Dirigenti (superpagati) nominati senza concorso? E Monti condona tutto


Duri e inflessibili quando si parla dei diritti dei lavoratori, il governo "dell'equità" quando si tratta di "colletti bianchi", grandi imprese e ancor di più banche, se la fa nei pantaloni; dopo il mega-regalo da 2,5 miliardi di euro a Morgan Stanley, dopo la clamorosa retromarcia sulle "commissioni di massimo scoperto", dopo aver "salvato" gli Yacht di lusso e aver DIMINUITO l'IMU sulla seconda casa a chi ha un reddito elevato, aumentandolo invece ai redditi bassi,  (PER CITARE ALCUNI DEI TANTI CASI...) arriva l'ennesima bravata dell'uomo del Bilderberg: il CONDONO per un esercito di dirigenti - ottocento - assunti SENZA CONCORSO... lo stato gestito come un'azienda privata, dove viene assunto chi vogliono loro. (Da notare che non si tratta di semplici impiegati - e già sarebbe grave - ma di dirigenti PROFUMATISSIMAMENTE PAGATI.

Alla faccia delle famiglie che fanno i salti mortali per mantenere gli studi universitari ai figli.
Alla faccia dei giovani che sacrificano i migliori anni della loro vita sui libri...

Più di 800 dei dirigenti dell’ente pubblico che vigila contro l’evasione fiscale di cittadini, imprese, partiti ed enti in tutta Italia, è stata scelta in maniera discrezionale, senza criteri di trasparenza ed è tenuta sulla corda della revoca. Infatti i dirigenti non sono di ruolo e dunque facilmente revocabili se non in linea con i superiori. A chi conviene tutto questo?
Ma la legge vigente è chiara e dopo le condanne del Tar all'Agenzia delle entrate, il Governo Monti presenta in Parlamento il "salva dirigenti", un piccolo comma contenuto nella Legge semplificazioni.

FaiNotizia.it vuole raccontarvi una storia che pochi conoscono...
L'Agenzia delle Entrate, sottoposta alla vigilanza del Ministero dell’economia per quanto riguarda l’indirizzo politico, gode di autonomia regolamentare, amministrativa, patrimoniale, organizzativa, contabile e finanziaria.
Questa autonomia gestionale permette all’Agenzia di collocare le risorse umane, senza alcun controllo, nemmeno di spesa. Unico vincolo, come ogni Ente pubblico, 
il rispetto delle norme sull'accesso ai ruoli dirigenziali, consentito solo tramite concorso pubblico.
Peccato però che l'ultimo concorso pubblico risalga a 12 anni fa e che 
800 attuali dirigenti dell’Agenzia, siano stati scelti tra i funzionari interni, senza criteri di trasparenza e senza concorso pubblico. Questo significa che i nominati che occupano un ruolo dirigenziale non sono dirigenti effettivi e possono quindi essere facilmente sollevati dall'incarico dai propri superiori.
Insomma la maggioranza dei dirigenti dell’Agenzia che vigila contro l’evasione fiscale di cittadini, imprese, partiti ed enti in tutta Italia, è stata scelta in maniera discrezionale ed è tenuta sulla corda della revoca. A chi conviene tutto ciò?
Le pronunce del Tar non sono piaciute all'Agenzia delle entrate che ha proposto ricorso dinnanzi al Consiglio di Stato, ricavandone, nelle more della discussione di merito, la sospensiva della eseguibilità della sentenza. L'agenzia ha dunque chiesto una norma di "copertura" al Governo.
Il governo Monti ha tentato prima con i decreti precedenti (Milleproroghe e Liberalizzazioni) e adesso con il 
decreto semplificazioni, approvato ieri al Senato ed ora alla Camera per l'approvazione definitiva, che contiene al comma 24 articolo 8 la norma "salva dirigenti".
«La previsione suscita non pochi dubbi e porta con sé un'evidente contraddizione - sostienePietro Paolo Boiano, vice segretario generale di Dirstat, la federazione nazionale di associazioni e sindacati dei dirigenti e dei funzionari della Pubblica Amministrazione, intervistato da FaiNotizia.it il format di giornalismo d'inchiesto di Radio Radicale - perché se da un lato impone all’Agenzia delle Entrate di attuare le procedure selettive previste della legge n. 296 del 2006, e dalla legge n. 248 del 2005, per la copertura dei posti vacanti di Dirigente, dall’altro lato, la autorizza a continuare ad abusare del suo potere non soltanto facendo salvi gli incarichi già conferiti ma, cosa più grave, attribuendo incarichi dirigenziali a propri funzionari con la stipula di contratti di lavoro a tempo determinato. Viene, quindi, stabilito proprio quanto è stato recentemente dichiarato illegittimo dalla giurisprudenza amministrativa, che ha annullato un provvedimento dell’Agenzia delle Entrate».

La pedofilia? Un orientamento sessuale come l’omosessualità”

Lo afferma Luisa Santolini, parlamentare UdC, durante la discussione in aula del Ddl Concia.
Perchè una legge per punire chi discrimina gli omosessuali? L’omosessualità è un “orientamento sessuale” come tanti altri: c’è chi è gay, poi c’è chi è etero, e poi c’è chi è pedofilo… L’equiparazione fra pedofilia ed omosessualità non è stata pronunciata da qualche buontempone, ma da un deputato della Repubblica proprio nell’aula di Montecitorio, sollevando un vespaio di polemiche da parte di Paola Concia, promotrice del Ddl attualmente in discussione. A pronunciare le parole, invero pesanti e forse poco ponderate, l’esponente dell’UdC Luisa Santolini, che finisce immancabilmente sulle agenzie di stampa. ‘
Il mio orientamento sessuale e’ l’eterosessualita’, ma c’e’ ne sono anche altri, come l’omosessualita’ e la pedofilia’. Lo ha detto la parlamentare dell’Udc, Luisa Santolini, intervenendo in Aula durante la discussione generale sul testo di legge contro l’omofobia. L’affermazione dell’esponente centrista ha fatto andare su tutte le furie la prima firmataria del provvedimento e relatrice di minoranza Paola Concia. ‘La pedofilia e’ una malattia – ricorda il deputato – non certo un orientamento sessuale…’. Insomma, il grimaldello è chiaro: se l’omosessualità è un orientamento sessuale come tanti, non serve una legge “scudo” che protegga gli omosessuali in maniera particolare. Solo che il riferimento alla pedofilia rovina un po’ il quadretto che la Santolini aveva tentato di dipingere.
BLADESLAVE

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